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Competenza territoriale stupefacenti: il luogo del reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1727/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per trasporto di sostanze stupefacenti. Il caso chiarisce un punto fondamentale sulla competenza territoriale stupefacenti: per il reato di trasporto, la giurisdizione si radica nel luogo da cui la sostanza è partita (in questo caso, Roma) e non nel luogo di destinazione (Perugia). La Corte ha rigettato anche gli altri motivi di ricorso relativi alla valutazione delle prove e alla dosimetria della pena.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza territoriale stupefacenti: decide il luogo di partenza della droga

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 1727 del 2024, ha ribadito un principio cruciale in materia di competenza territoriale stupefacenti. In caso di trasporto di sostanze illecite, il processo deve svolgersi nel luogo da cui la droga è partita, e non in quello di destinazione. Questa decisione offre importanti chiarimenti sulla corretta applicazione delle norme procedurali e sulla valutazione delle prove in procedimenti di questo tipo.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per aver trasportato, in concorso con altre persone, due chili e mezzo di marijuana da Roma a Perugia. La condanna si basava principalmente sugli esiti di un’attività di intercettazione telefonica a carico di un coimputato, dalle cui conversazioni emergeva chiaramente il coinvolgimento del ricorrente, identificato tramite il suo nome di battesimo. Ulteriore conferma del suo inserimento nel circuito criminale derivava da un successivo arresto per detenzione di marijuana presso la sua abitazione.

La Corte d’Appello di Roma aveva confermato la sentenza di condanna, ritenendo provata la responsabilità dell’imputato sulla base del quadro probatorio raccolto, composto prevalentemente dalle intercettazioni.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali:

1. Violazione di legge e vizio di motivazione: Si contestava una mancata valutazione critica del materiale probatorio, in particolare delle conversazioni intercettate.
2. Nullità della sentenza d’appello: Si lamentava che la sentenza di secondo grado fosse un mero “copia e incolla” di quella di primo grado, senza un’autonoma valutazione.
3. Incompetenza territoriale: Si sosteneva che la competenza a giudicare fosse del Tribunale di Perugia, luogo di destinazione della droga e di presunta ideazione del trasporto, e non di Roma.
4. Difetto di motivazione sulla pena: Si criticava il diniego della prevalenza delle attenuanti generiche sull’aggravante contestata, ritenendo la decisione incongrua.

La Competenza Territoriale Stupefacenti secondo la Cassazione

Il fulcro della decisione della Suprema Corte risiede nella disamina del terzo motivo, quello relativo alla competenza territoriale stupefacenti. La difesa aveva sostenuto che, essendo Perugia il luogo dove la droga veniva smerciata e dove il viaggio era stato organizzato, la competenza fosse radicata lì. La Cassazione ha respinto questa tesi come manifestamente infondata.

I giudici hanno chiarito che il reato contestato è il trasporto di sostanze stupefacenti. Secondo l’art. 8, comma 1, del codice di procedura penale, la competenza si determina nel luogo in cui il reato è stato consumato. Nel caso del trasporto, la consumazione coincide con l’inizio dell’azione, ovvero il luogo dal quale la sostanza parte. Poiché era pacifico che la droga fosse stata acquistata a Roma da un fornitore operante nella capitale, è a Roma che si è consumato il reato. La Corte ha quindi confermato la correttezza della decisione dei giudici di merito nel radicare la competenza presso l’autorità giudiziaria romana.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’intero ricorso inammissibile, analizzando e respingendo ogni singolo motivo.

Sulla valutazione delle prove: I giudici hanno ritenuto le censure generiche, sottolineando come l’identificazione dell’imputato e l’interpretazione dei dialoghi intercettati fossero state valutate in modo logico e coerente nei due gradi di merito. La rivalutazione dei fatti è preclusa in sede di legittimità, a meno di una manifesta illogicità che qui non è stata ravvisata.

Sulla sentenza “copia e incolla”: Anche questa critica è stata respinta, evidenziando che la motivazione della Corte d’Appello era distinta da quella del primo giudice e rispondeva puntualmente ai motivi di gravame, filtrando le censure difensive.

Sulla dosimetria della pena: La Corte ha ricordato la funzione delle attenuanti generiche, introdotte per mitigare la rigidità del sistema sanzionatorio. Il loro diniego di prevalenza diventa un mero elemento di calcolo e non un difetto di motivazione quando il giudice, come in questo caso, decide di applicare una pena superiore al minimo edittale.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro e di grande rilevanza pratica. Stabilisce in modo inequivocabile che, per il reato di trasporto di stupefacenti, il foro competente è quello del luogo di partenza della merce illecita, in quanto momento consumativo del reato. Questa pronuncia non solo risolve la questione specifica della competenza territoriale stupefacenti, ma ribadisce anche i limiti del sindacato della Corte di Cassazione sulla valutazione delle prove e sulla determinazione della pena, riaffermando l’autonomia dei giudici di merito in assenza di vizi logici o giuridici manifesti.

Come si determina la competenza territoriale in caso di trasporto di stupefacenti?
La competenza per territorio si determina in base al luogo dove il reato è stato consumato. Nel caso specifico del trasporto di droga, il reato si considera consumato nel luogo della partenza della sostanza, ovvero dove ha inizio l’attività di trasporto, e non nel luogo di destinazione.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il motivo sulla valutazione delle prove (intercettazioni)?
La Corte ha ritenuto le censure generiche e mirate a ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività non consentita in sede di legittimità. I giudici di merito avevano già fornito una lettura logica e coerente delle prove, come le intercettazioni, e la difesa non ha evidenziato una manifesta illogicità nel loro ragionamento.

Quando il diniego della prevalenza delle attenuanti generiche costituisce un vizio di motivazione?
Secondo la Corte, il diniego della prevalenza delle attenuanti generiche non costituisce di per sé un vizio di motivazione quando il giudice applica una pena superiore al minimo edittale. In tale contesto, la decisione diventa un semplice elemento di calcolo della pena e non un mezzo per la sua determinazione, la cui funzione è principalmente quella di consentire al giudice di scendere al di sotto del minimo previsto dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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