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Competenza territoriale stupefacenti: il caso di Milano

La Cassazione ha respinto il ricorso di una donna agli arresti domiciliari per traffico di stupefacenti, confermando la competenza territoriale stupefacenti del Tribunale di Milano. La Corte ha stabilito che la competenza si radica nel luogo del primo atto penalmente rilevante, in questo caso l’organizzazione dell’acquisto avvenuta a Milano, anche se l’importazione è avvenuta altrove.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza territoriale stupefacenti: La Cassazione chiarisce il criterio del primo atto

In un recente caso di traffico internazionale di cocaina, la Corte di Cassazione è intervenuta per fare chiarezza su un punto cruciale della procedura penale: la determinazione della competenza territoriale stupefacenti. La sentenza analizza come individuare il giudice competente quando le diverse fasi del reato – importazione, acquisto, detenzione – avvengono in città differenti, stabilendo un principio fondamentale basato sulla prima condotta penalmente rilevante.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una donna sottoposta alla misura degli arresti domiciliari per il suo presunto coinvolgimento in un’operazione di importazione e detenzione di diversi chili di cocaina dalla Germania. L’indagine, originariamente avviata a Bologna, aveva portato un primo Giudice per le Indagini Preliminari a dichiararsi territorialmente incompetente a favore del Tribunale di Milano, senza emettere misure cautelari.

Successivamente, il Pubblico Ministero di Milano emetteva un provvedimento di fermo, che però non veniva convalidato per assenza del pericolo di fuga. Tuttavia, il G.I.P. milanese disponeva comunque gli arresti domiciliari, riconoscendo la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza e il pericolo di reiterazione del reato. La decisione veniva confermata dal Tribunale del Riesame di Milano, contro la cui ordinanza la difesa proponeva ricorso in Cassazione.

L’Eccezione di Incompetenza Territoriale

Il principale motivo di ricorso si fondava sulla presunta incompetenza territoriale del giudice di Milano. La difesa sosteneva che il procedimento avrebbe dovuto essere incardinato altrove, ad esempio a Bolzano (luogo di ingresso della droga in Italia) o nei luoghi delle successive cessioni (Reggio Emilia e Ravenna). Secondo i legali, non vi erano prove sufficienti per affermare che la fase dell’acquisto si fosse perfezionata, anche solo in parte, a Milano. La difesa criticava l’uso del criterio dell'”altamente probabile” da parte del Tribunale del Riesame, ritenendolo inadeguato a fondare una decisione sulla competenza.

La Competenza Territoriale Stupefacenti secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato questa tesi, offrendo una spiegazione dettagliata sul criterio da seguire. Gli Ermellini hanno chiarito che, in materia di traffico di stupefacenti, il reato si configura come una fattispecie a condotte multiple e alternative. Quando diverse di queste condotte (importare, acquistare, detenere) vengono realizzate in sequenza e sono legate da un unico fine, esse costituiscono un reato unico.

In questi casi, per determinare la competenza territoriale, si deve guardare al luogo in cui è stata compiuta la prima delle condotte penalmente rilevanti. La Corte ha specificato che non bisogna attendere l’inizio della condotta incriminata in senso stretto, ma si deve anticipare l’analisi alla fase di organizzazione materiale dell’operazione di acquisto. Nel caso specifico, è stato ritenuto decisivo il fatto che uno dei principali concorrenti nel reato, marito dell’indagata, operasse stabilmente a Milano e che proprio in questa città la sostanza stupefacente fosse giunta prima di essere smistata altrove. Questa fase organizzativa e di prima detenzione è stata considerata la prima azione significativa del piano criminale, radicando così la competenza a Milano.

La Valutazione sulle Esigenze Cautelari

La Corte ha respinto anche il secondo motivo di ricorso, relativo all’insussistenza delle esigenze cautelari. La difesa sosteneva che il ruolo della donna fosse marginale, limitato a contatti con il proprio compagno. Al contrario, i giudici hanno ritenuto che le concrete modalità del fatto rivelassero una “notevolissima potenzialità offensiva”, nonostante la giovane età e l’assenza di precedenti penali dell’indagata. In particolare, è emerso che la donna si era occupata personalmente della prenotazione di viaggi funzionali all’attività illecita e aveva prestato un solido supporto logistico, utilizzando modalità di comunicazione riservate per eludere le intercettazioni. Questo comportamento attivo è stato considerato sufficiente a giustificare la misura degli arresti domiciliari per prevenire la commissione di altri reati.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un principio consolidato: nel reato di traffico di stupefacenti, caratterizzato da una pluralità di possibili azioni, la competenza territoriale si determina in base al luogo della prima azione penalmente rilevante. L’organizzazione dell’acquisto, essendo un momento cruciale del piano criminoso, è stata identificata come tale prima azione. Per quanto riguarda le esigenze cautelari, la Corte ha sottolineato che la valutazione non deve basarsi solo sull’assenza di precedenti, ma sulle concrete modalità della condotta, che nel caso di specie indicavano un pieno coinvolgimento e un’elevata pericolosità sociale.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un importante principio per la gestione dei procedimenti penali complessi legati al narcotraffico. La competenza non segue necessariamente il percorso fisico della droga, ma si radica nel luogo dove il progetto criminale prende forma e si organizza materialmente. Ciò garantisce che a giudicare sia il tribunale del luogo in cui si è manifestata la prima e fondamentale volontà criminale, fornendo un criterio chiaro per le procure che affrontano reati transnazionali e plurilocali.

Come si determina la competenza territoriale nei reati di traffico di stupefacenti con azioni in luoghi diversi?
La competenza si stabilisce con riguardo al luogo in cui è stata compiuta la prima delle condotte penalmente rilevanti, inclusa la fase di organizzazione materiale dell’operazione di acquisto dello stupefacente.

Perché Milano è stata ritenuta competente anche se la droga è entrata in Italia da un’altra città?
Perché a Milano operava stabilmente uno dei principali concorrenti nel reato e la sostanza stupefacente è arrivata in quella città per una prima detenzione e smistamento. Questa fase è stata considerata la prima azione significativa del piano criminale, radicando lì la competenza.

Una persona incensurata può essere sottoposta agli arresti domiciliari per traffico di droga?
Sì. La Corte ha confermato che, anche in assenza di precedenti penali, le concrete modalità della condotta, come il fornire un solido supporto logistico e operativo all’attività illecita, possono rivelare una notevole potenzialità offensiva e giustificare l’applicazione di misure cautelari come gli arresti domiciliari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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