LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Competenza territoriale: spaccio e reato associativo

La Corte di Cassazione ha confermato la competenza territoriale del Tribunale di Brescia per reati di spaccio, distinguendoli da un’associazione criminale con base in Calabria. La sentenza chiarisce che, in assenza di una connessione diretta (per distanza temporale, diversità dei soggetti e modalità operative), non opera la cosiddetta ‘vis actrativa’ del reato più grave. Pertanto, episodi di spaccio autonomi possono essere giudicati separatamente dal reato associativo, anche se lo stesso soggetto è coinvolto in entrambi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Territoriale: Spaccio Autonomo o Reato Associato?

La questione della competenza territoriale è cruciale nel processo penale, poiché determina quale tribunale abbia il diritto di giudicare un caso. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 35442/2025, offre importanti chiarimenti su come determinarla quando un imputato è accusato sia di far parte di un’associazione a delinquere in un luogo, sia di aver commesso singoli atti di spaccio in un altro. La Corte ha stabilito che i reati di spaccio, se autonomi, non vengono necessariamente ‘attratti’ dalla competenza del tribunale che giudica il reato associativo.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da una complessa indagine su un’organizzazione criminale dedita al narcotraffico internazionale, con basi operative sia a Brescia che a Reggio Calabria. Le indagini, originate dall’analisi di chat criptate, avevano portato all’emissione di un’ordinanza cautelare nei confronti di un soggetto.

Secondo l’accusa, l’indagato rivestiva un duplice ruolo:
1. Promotore di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti (ex art. 74 d.P.R. 309/1990) con base operativa in provincia di Reggio Calabria.
2. Responsabile di specifici episodi di spaccio (ex art. 73 d.P.R. 309/1990) gestiti autonomamente a Brescia, insieme a un parente.

Il Tribunale di Brescia, in sede di riesame, aveva rigettato l’appello dell’indagato, confermando la propria competenza territoriale per giudicare gli episodi di spaccio. L’indagato ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la competenza per tutti i reati dovesse essere radicata presso l’autorità giudiziaria di Reggio Calabria, data la connessione tra lo spaccio e l’attività dell’associazione.

La Questione sulla Competenza Territoriale e la ‘Vis Actrativa’

La difesa dell’imputato si basava sul principio della connessione processuale (art. 12 e 16 c.p.p.) e sulla cosiddetta ‘vis actrativa’ del reato più grave. Secondo questa tesi, i singoli episodi di spaccio a Brescia non erano altro che ‘reati-fine’, cioè azioni esecutive del medesimo disegno criminoso facente capo all’associazione calabrese. Di conseguenza, il tribunale competente per il reato associativo (considerato più grave) avrebbe dovuto ‘attrarre’ a sé anche la competenza per i reati connessi, unificando il processo a Reggio Calabria.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e confermando la decisione del Tribunale di Brescia. La motivazione della Corte si fonda su una precisa valutazione di merito, ritenuta logica e ben argomentata, che ha escluso la sussistenza di una reale connessione tra i due ambiti criminali.

I giudici hanno evidenziato tre elementi chiave per negare la ‘vis actrativa’:

1. Distanza Temporale: Vi era un notevole scarto di tempo tra l’attività di spaccio contestata a Brescia (avvenuta nel 2020) e la costituzione del sodalizio criminale in Calabria (collocata a partire da ottobre 2022).
2. Assenza di Contatti: Non sono emersi contatti tra l’indagato e gli altri membri dell’associazione calabrese in relazione agli specifici episodi di spaccio bresciani.
3. Diversità Soggettiva: I corrieri utilizzati per il trasporto della droga a Brescia erano persone diverse da quelle impiegate dall’associazione calabrese.

Sulla base di questi elementi, la Corte ha concluso che le condotte di spaccio a Brescia costituivano un’attività criminale autonoma e distinta dal reato associativo. Di conseguenza, non potevano essere applicate le norme sulla connessione che avrebbero spostato la competenza territoriale.

La Cassazione ha inoltre ribadito un principio fondamentale: in sede di impugnazione di misure cautelari, il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, ma di verificare la coerenza e la logicità della motivazione del giudice di merito. In questo caso, la valutazione del Tribunale è stata ritenuta adeguata e priva di vizi logici.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto chiaro: perché si verifichi lo spostamento della competenza territoriale a favore del giudice del reato più grave, non è sufficiente che lo stesso soggetto sia coinvolto in più attività illecite in luoghi diversi. È necessario dimostrare un legame concreto, funzionale e non meramente occasionale tra i vari reati. In assenza di tale connessione, ogni autorità giudiziaria mantiene la propria competenza per i reati commessi nel proprio territorio. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche, specialmente in indagini complesse su reti criminali che operano su più fronti, ribadendo la necessità di un’analisi fattuale rigorosa per determinare correttamente il giudice naturale del processo.

Quando la competenza per un reato associativo ‘attrae’ quella per reati commessi in un’altra città?
Ciò avviene solo quando esiste una connessione diretta e concreta tra il reato associativo e gli altri reati (cosiddetti ‘reati-fine’). Se i reati sono autonomi, come in questo caso, la ‘vis actrativa’ del reato più grave non si applica e ogni tribunale mantiene la propria competenza territoriale.

Quali elementi ha usato la Corte per escludere la connessione tra lo spaccio e l’associazione criminale?
La Corte ha basato la sua decisione su tre elementi fattuali: 1) una notevole distanza temporale tra i fatti di spaccio (2020) e la costituzione dell’associazione (2022); 2) l’assenza di contatti tra l’imputato e i membri dell’associazione in relazione agli episodi di spaccio; 3) l’utilizzo di corrieri diversi da quelli dell’associazione calabrese.

Può la Corte di Cassazione riesaminare i fatti in un ricorso contro una misura cautelare?
No, in sede di legittimità, specialmente per le misure cautelari, la Corte di Cassazione non può effettuare una nuova ricostruzione dei fatti. Il suo compito è limitato a verificare se la motivazione del giudice di merito sia logica, coerente e basata su elementi concreti, senza cadere in vizi di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati