LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Competenza territoriale riciclaggio: l’ultimo atto

Un indagato per riciclaggio di autovetture ha contestato la competenza del Tribunale di Genova, indicando quello del suo luogo di residenza. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo un principio chiave sulla competenza territoriale riciclaggio: quando non è possibile determinare con certezza il luogo della prima azione illecita, la competenza spetta al giudice del luogo dell’ultimo atto noto della condotta criminosa (in questo caso, l’imbarco delle auto a Genova), criterio che prevale su quello della residenza dell’indagato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Territoriale Riciclaggio: L’Ultimo Atto Prevale sul Luogo di Residenza

La determinazione della competenza territoriale riciclaggio rappresenta una questione complessa, specialmente quando il reato si articola in una serie di azioni compiute in luoghi diversi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo una gerarchia precisa tra i criteri da applicare quando il luogo di consumazione del reato è incerto. Il caso analizzato riguarda un’ipotesi di riciclaggio di autovetture, provento di delitti contro il patrimonio, destinate a essere imbarcate verso l’estero.

I Fatti del Caso: Il Riciclaggio di Autovetture

Il procedimento penale ha origine da un’indagine per diverse ipotesi di riciclaggio di veicoli. Nei confronti di uno degli indagati, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Genova aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’indagato, tramite il suo difensore, ha proposto un’istanza di riesame, contestando la competenza territoriale del giudice genovese. Secondo la difesa, la competenza avrebbe dovuto essere attribuita al Tribunale di Velletri, luogo di residenza degli indagati e dove sarebbero avvenuti i primi contatti per l’organizzazione delle attività illecite.

Il Tribunale di Genova, tuttavia, ha respinto l’istanza, confermando la propria competenza. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione sulla Competenza Territoriale Riciclaggio

Il punto focale del ricorso si è concentrato sull’interpretazione degli articoli 8 e 9 del codice di procedura penale, che regolano la competenza per territorio. La difesa sosteneva che, in assenza di prove certe sul luogo dove sono stati commessi i primi atti di dissimulazione dei veicoli, si sarebbe dovuto applicare il criterio sussidiario della residenza dell’indagato (art. 9, comma 2, c.p.p.).

Di contro, il Tribunale del riesame aveva ritenuto che, non potendo individuare con certezza il luogo di consumazione del più grave reato di riciclaggio contestato, dovesse applicarsi il primo dei criteri sussidiari previsti dall’art. 9, comma 1, c.p.p. Questo criterio individua la competenza nel luogo dell’ultimo atto certo in cui si è realizzata una parte della condotta criminosa. Nel caso di specie, tale luogo era stato identificato nel porto di Genova, dove erano avvenute le operazioni di imbarco di una delle autovetture verso un paese extra UE.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, aderendo pienamente alla tesi del Tribunale di Genova e fornendo importanti chiarimenti sulla gerarchia dei criteri di determinazione della competenza territoriale.

La Regola Generale: Il Luogo della Consumazione

La Corte ha ribadito che, in linea di principio, per il reato di riciclaggio a consumazione progressiva (cioè realizzato con condotte frammentarie), la competenza si radica nel luogo dove si realizza il primo atto della condotta tipica. Questo perché è in quel momento e in quel luogo che il reato si perfeziona.

I Criteri Sussidiari e la Loro Gerarchia

Il problema sorge, come nel caso in esame, quando questo “primo luogo” non è identificato con certezza. In tali situazioni, il legislatore ha previsto dei criteri suppletivi, o sussidiari, elencati nell’articolo 9 del codice di procedura penale. La Corte ha sottolineato che questi criteri non sono fungibili, ma seguono una precisa gerarchia.

Il primo criterio da applicare è quello previsto dal comma 1 dell’art. 9: la competenza è del giudice del luogo in cui è avvenuta una parte dell’azione o dell’omissione. Solo se anche questo criterio non è applicabile, si passa a quello successivo, indicato nel comma 2, ovvero il luogo di residenza, dimora o domicilio dell’imputato.

Nel caso specifico, l’imbarco dell’autovettura nel porto di Genova costituiva una parte certa e identificabile dell’azione criminosa di “trasferimento” del bene. Pertanto, correttamente il Tribunale ha radicato la propria competenza in base a questo elemento fattuale. La Corte ha precisato che questo criterio prevale su quello della residenza perché si attiene al “fatto” piuttosto che all'”autore”, rispettando la logica del diritto penale del fatto che ispira il nostro ordinamento processuale.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione rafforza un principio fondamentale in materia di procedura penale: la gerarchia dei criteri per la determinazione della competenza territoriale riciclaggio è rigida. Quando il luogo di consumazione del reato non è certo, il giudice deve prima verificare se sia possibile individuare il luogo in cui è stata compiuta almeno una parte dell’azione. Solo in caso di impossibilità, si potrà ricorrere al criterio della residenza dell’indagato. Questa sentenza offre quindi un’indicazione chiara per gli operatori del diritto, garantendo una maggiore certezza nell’individuazione del giudice naturale nei procedimenti per reati complessi e con condotte delocalizzate.

Come si determina la competenza per territorio nel reato di riciclaggio?
Di norma, la competenza è del giudice del luogo in cui si è consumato il reato, cioè dove è stata compiuta la prima condotta di trasformazione o occultamento del bene di provenienza illecita.

Cosa succede se non è possibile identificare con certezza il luogo della prima azione di riciclaggio?
In questo caso, si applicano i criteri sussidiari in ordine gerarchico. La competenza spetta in primo luogo al giudice del luogo in cui è avvenuta una parte certa dell’azione criminosa. Nel caso di specie, è stato identificato il porto di Genova come luogo dell’imbarco.

Il luogo di residenza dell’indagato ha la precedenza sul luogo dove è avvenuta parte dell’azione?
No. La sentenza chiarisce che il criterio del luogo in cui è avvenuta parte dell’azione (art. 9, comma 1, cod. proc. pen.) prevale sul criterio sussidiario della residenza dell’indagato (art. 9, comma 2, cod. proc. pen.), in quanto si attiene al fatto piuttosto che all’autore del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati