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Competenza territoriale reato associativo: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per un reato associativo transnazionale, focalizzandosi sulla competenza territoriale. Il caso riguardava un’associazione dedita a frodi sulle accise, con base operativa estera e attività in Italia. La Corte ha stabilito che, se un reato permanente inizia all’estero, la competenza territoriale spetta al giudice del luogo in Italia dove si è manifestata l’ultima parte della condotta criminale, rinviando il caso al Tribunale per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Territoriale Reato Associativo: La Cassazione Chiarisce le Regole per i Crimini Transnazionali

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4748 del 2024, ha fornito un’importante chiarificazione sui criteri per determinare la competenza territoriale in caso di reato associativo commesso in parte all’estero. Questa decisione annulla un’ordinanza del Tribunale del Riesame e fissa principi cruciali per l’individuazione del giudice naturale nei casi di criminalità organizzata transfrontaliera. L’analisi della Corte si concentra su come applicare le norme del codice di procedura penale quando la struttura criminale opera su più territori, nazionale ed estero.

I Fatti del Caso: Il Sequestro e il Ricorso

Il procedimento trae origine da un’indagine su un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati in materia di accise su prodotti energetici. Il GIP del Tribunale di Trento aveva emesso un decreto di sequestro preventivo nei confronti di uno degli indagati. Il provvedimento era stato confermato dal Tribunale del Riesame di Trento.

La difesa dell’indagato ha proposto ricorso per cassazione, sollevando come motivo principale proprio la violazione delle norme sulla competenza territoriale. Secondo la tesi difensiva, il tribunale competente non era quello di Trento, bensì quello di Foggia, in quanto a Cerignola si sarebbe costituita e avrebbe operato la cellula italiana del sodalizio criminale. Si contestava quindi la scelta del giudice del riesame di radicare la competenza a Trento, basandosi su una ricostruzione che vedeva l’associazione operare sia in Italia che all’estero.

La Questione della Competenza Territoriale per Reato Associativo Transnazionale

Il nodo centrale della questione giuridica riguarda come stabilire quale sia il giudice territorialmente competente quando un reato permanente, come l’associazione per delinquere, inizia la sua consumazione all’estero ma prosegue sul territorio italiano. La difesa sosteneva che, anche seguendo il ragionamento del Tribunale, si sarebbero dovute applicare le norme che, in ultima analisi, avrebbero condotto a individuare la competenza a Foggia, unico luogo in Italia dove si era manifestata una parte concreta della condotta associativa.

La Corte di Cassazione è stata chiamata a verificare se il Tribunale del Riesame avesse correttamente applicato i criteri legali, in particolare quelli previsti dagli articoli 8, 9 e 10 del codice di procedura penale, per risolvere il conflitto di competenza in un contesto di criminalità transnazionale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il primo motivo di ricorso, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. Il ragionamento della Cassazione si sviluppa attraverso diversi passaggi logici.

In primo luogo, la Corte ribadisce che per un reato permanente, come quello associativo, la competenza si determina nel luogo in cui ha avuto inizio la consumazione. Tuttavia, quando questo luogo è all’estero, la situazione cambia. Il Tribunale del Riesame aveva erroneamente equiparato questa ipotesi a quella dell’impossibilità di determinare il luogo del reato, applicando regole suppletive in modo improprio.

La Cassazione chiarisce che la soluzione corretta si trova nell’applicazione combinata degli articoli 9 e 10 del codice di procedura penale. In particolare, l’art. 10, comma 3, c.p.p., stabilisce che per i reati commessi in parte all’estero, la competenza si determina secondo gli articoli 8 e 9. L’art. 9, comma 1, c.p.p. prevede che, se la competenza non può essere determinata a norma dell’art. 8, essa spetta al giudice del luogo in cui è avvenuto l’ultimo atto diretto a commettere il reato.

Applicando questo principio al caso di specie, la Corte osserva che, essendo l’inizio della consumazione avvenuto all’estero, la competenza deve essere radicata nel luogo in Italia dove si è concretamente manifestata l’operatività della struttura criminale. Dagli stessi atti del procedimento emergeva che la ‘cellula operativa’ italiana, responsabile della fase finale dell’attività criminosa, aveva sede a Cerignola. Di conseguenza, Cerignola si configura come ‘l’ultimo luogo di manifestazione delle attività del sodalizio’ in Italia.

Conclusioni: Principi di Diritto e Rinvio al Tribunale

La sentenza stabilisce un principio di diritto fondamentale: per un reato associativo la cui consumazione inizia all’estero, la competenza territoriale in Italia si determina in base al luogo in cui è stato compiuto l’ultimo atto della condotta criminosa. Questo luogo non è un punto geografico astratto, ma quello in cui l’associazione ha effettivamente operato sul territorio nazionale.

La Corte di Cassazione ha quindi annullato l’ordinanza e rinviato il caso al Tribunale di Trento per un nuovo esame. Il giudice del rinvio dovrà attenersi ai principi enunciati e verificare, in primo luogo, la connessione tra il reato associativo e i reati-fine, per poi determinare correttamente, sulla base delle evidenze, quale sia il giudice territorialmente competente a decidere sulla misura cautelare.

Come si determina la competenza territoriale per un reato associativo commesso in parte all’estero?
Se la consumazione del reato associativo è iniziata all’estero, la competenza si determina in base al luogo in Italia in cui è stato compiuto l’ultimo atto della condotta o dove si è manifestata concretamente l’operatività della struttura criminale, secondo quanto previsto dagli artt. 9, comma 1, e 10, comma 3, del codice di procedura penale.

Quale criterio si applica se il reato associativo è connesso con altri reati (reati-fine)?
In caso di connessione tra il reato associativo (più grave) e i reati-fine, la competenza per tutti i reati spetta al giudice competente per il reato più grave. La determinazione del giudice competente per il reato associativo diventa quindi dirimente per stabilire la competenza su tutti i reati connessi.

Cosa succede a un provvedimento cautelare, come un sequestro, se il giudice che lo ha emesso viene dichiarato incompetente?
Un provvedimento cautelare reale (come il sequestro) emesso da un giudice poi dichiarato incompetente non perde automaticamente efficacia. La legge prevede un meccanismo di efficacia interinale che permette alla misura di restare valida per un tempo limitato, al fine di consentire al pubblico ministero di trasmettere gli atti al giudice competente e richiedere un nuovo provvedimento, garantendo così la continuità della tutela cautelare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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