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Competenza territoriale reato associativo: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la Sentenza n. 48/2024, ha annullato un’ordinanza di misura cautelare per un reato associativo transnazionale. Il caso riguardava un’associazione dedita alla frode sulle accise dei carburanti. La Corte ha stabilito che la competenza territoriale per un reato associativo che ha avuto inizio all’estero non si radica nel luogo del primo atto accertato in Italia (Trento), ma nell’ultimo luogo in cui si è manifestata l’operatività del sodalizio sul territorio nazionale (Cerignola), secondo l’art. 9, comma 1, c.p.p. Di conseguenza, il procedimento è stato rinviato per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza territoriale reato associativo: il criterio del ‘luogo dell’ultima azione’ se il reato inizia all’estero

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 48 del 2024, ha fornito un’importante chiarificazione sulle regole per determinare la competenza territoriale per reato associativo quando questo ha natura transnazionale. La decisione sottolinea come, in casi di attività criminali che hanno origine fuori dai confini nazionali, la giurisdizione non si radica necessariamente nel luogo del primo atto illecito scoperto in Italia, ma va individuata con criteri più specifici dettati dal codice di procedura penale.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da un’indagine su un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di numerosi reati legati alla sottrazione al pagamento delle accise su prodotti energetici. A uno degli indagati, ritenuto promotore del sodalizio, erano state applicate misure cautelari personali (obbligo di dimora) e reali (sequestro preventivo di oltre 2,4 milioni di euro) dal G.I.P. del Tribunale di Trento. L’ordinanza era stata confermata anche dal Tribunale del Riesame.

La difesa dell’indagato ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando come motivo principale proprio l’incompetenza territoriale del Tribunale di Trento. Secondo il ricorrente, l’intera struttura operativa dell’associazione in Italia era basata a Cerignola (FG), e pertanto la competenza avrebbe dovuto essere del Tribunale di Foggia. Il collegamento con Trento era ritenuto meramente occasionale, legato al sequestro di un singolo carico.

La Questione sulla Competenza Territoriale del Reato Associativo

Il cuore della questione giuridica verte sull’individuazione del giudice competente a decidere su un reato associativo, che per sua natura è un ‘reato permanente’. La regola generale (art. 8, comma 3, c.p.p.) stabilisce che la competenza per i reati permanenti è del giudice del luogo in cui ha avuto inizio la consumazione.

Nel caso di specie, il Tribunale del Riesame aveva ritenuto che l’operatività della struttura criminale fosse iniziata all’estero. Tuttavia, aveva erroneamente equiparato questa situazione all’impossibilità di determinare il luogo di inizio della consumazione, applicando criteri sussidiari che avevano portato a radicare la competenza a Trento.

L’Errore del Giudice di Merito

La Corte di Cassazione ha censurato questo ragionamento, evidenziando come il giudice del merito non avesse considerato una norma fondamentale per i reati commessi in parte all’estero: l’art. 10, comma 3, c.p.p. Questa disposizione stabilisce che, quando un reato è commesso in parte all’estero, la competenza si determina secondo le regole degli articoli 8 e 9 del codice di rito.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ricostruito il corretto iter logico-giuridico da seguire. Poiché il reato associativo, il più grave tra quelli contestati, era iniziato all’estero, non era possibile applicare direttamente l’art. 8 c.p.p. Si doveva invece fare ricorso alla regola integrativa prevista dall’art. 9, comma 1, c.p.p.

Questa norma stabilisce che, se la competenza non può essere determinata a norma dell’articolo 8, ‘è competente il giudice dell’ultimo luogo in cui è avvenuta una parte dell’azione o dell’omissione’.

Nel caso specifico, la stessa ordinanza impugnata riconosceva che una parte significativa della condotta associativa si era svolta in territorio italiano e, in particolare, che la ‘cellula operativa’ italiana, con ruolo apicale, aveva sede a Cerignola. Le attività di programmazione, ideazione e direzione delle attività illecite in Italia, nonché l’esecuzione dei delitti programmati, si concretizzavano in quella cittadina.

Di conseguenza, Cerignola è stata identificata dalla Cassazione come ‘l’ultimo luogo di manifestazione delle attività del sodalizio’ sul territorio nazionale. È questo, e non il luogo del primo sequestro, il foro competente per determinare la giurisdizione.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi annullato l’ordinanza impugnata con rinvio al Tribunale di Trento per un nuovo esame. Il principio di diritto affermato è chiaro: per la competenza territoriale di un reato associativo che inizia all’estero, si deve applicare l’art. 9, comma 1, c.p.p., individuando il giudice competente in quello dell’ultimo luogo in Italia dove si è concretamente manifestata, con un criterio di effettività, l’operatività dell’associazione. Il giudice del rinvio dovrà ora attenersi a questo principio, verificare la connessione tra i reati e determinare quale sia il giudice territorialmente competente, con tutte le conseguenze del caso sulle misure cautelari già disposte.

Come si determina la competenza territoriale se un reato associativo inizia all’estero ma opera anche in Italia?
La competenza non si determina in base al luogo del primo atto accertato, ma secondo l’art. 9, comma 1, c.p.p., ovvero presso il giudice dell’ultimo luogo sul territorio nazionale in cui è avvenuta una parte significativa dell’azione criminale, come la manifestazione della cellula operativa dell’associazione.

Perché il Tribunale di Trento è stato ritenuto incompetente in questo caso?
Perché ha erroneamente equiparato l’inizio del reato all’estero a un’impossibilità di determinare il luogo, senza applicare la regola specifica dell’art. 9, comma 1, c.p.p. La Cassazione ha invece identificato la sede operativa italiana del sodalizio (a Cerignola) come l’ultimo luogo rilevante per radicare la competenza, che quindi appartiene al foro di Foggia.

Qual è la conseguenza della decisione della Cassazione sull’ordinanza impugnata?
L’ordinanza che applicava le misure cautelari è stata annullata con rinvio. Il Tribunale di Trento dovrà riesaminare il caso, applicare i principi stabiliti dalla Cassazione per identificare il giudice competente e, di conseguenza, valutare nuovamente la legittimità e la validità delle misure cautelari alla luce della probabile incompetenza territoriale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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