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Competenza territoriale reati tributari: l’errore del GUP

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile una richiesta di rinvio pregiudiziale sulla competenza territoriale in un caso di reati tributari connessi. La decisione si fonda sull’errore commesso dal Giudice dell’udienza preliminare (GUP) nell’individuare il reato più grave, basandosi su una data errata di entrata in vigore di una novella legislativa che inaspriva le pene. Di conseguenza, l’intera questione sulla competenza territoriale è stata rinviata al giudice di merito per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Territoriale Reati Tributari: La Cassazione Censura l’Errore del Giudice

Determinare il giudice territorialmente competente è un passo cruciale in ogni procedimento penale. La questione diventa particolarmente complessa quando si tratta di competenza territoriale per reati tributari, specialmente in presenza di più illeciti connessi tra loro. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 13667/2024) illumina un aspetto fondamentale: le conseguenze di un errore del giudice di merito nell’individuare il presupposto per la decisione, rendendo la sua richiesta alla Corte Suprema inammissibile.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’indagine su una complessa frode fiscale, che vedeva coinvolti più imputati accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, come l’emissione di fatture per operazioni inesistenti e la dichiarazione fraudolenta. Durante l’udienza preliminare, la difesa di un’imputata ha sollevato un’eccezione di incompetenza territoriale, sostenendo che il processo per il reato a lei ascritto dovesse celebrarsi presso un diverso tribunale.

Ritenendo la questione “seria e di non pronta soluzione”, il Giudice per l’udienza preliminare (GUP) ha sospeso il procedimento e ha investito della questione la Corte di Cassazione tramite un rinvio pregiudiziale, ai sensi dell’art. 24-bis del codice di procedura penale.

La questione sulla competenza territoriale per reati tributari

Il GUP, per risolvere il dubbio sulla competenza territoriale per i reati tributari contestati, ha correttamente applicato il principio generale secondo cui, in caso di reati connessi, la competenza è determinata dal reato più grave (art. 16 c.p.p.). Il problema è sorto nella concreta individuazione di tale reato. Il giudice ha ritenuto che il reato più grave fosse uno specifico illecito fiscale commesso il 31 ottobre 2019, basando la sua convinzione sull’idea che a quella data fosse già in vigore una legge (D.L. n. 124/2019) che aveva inasprito le pene.

Questo presupposto, tuttavia, si è rivelato errato.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato la richiesta del GUP inammissibile, senza nemmeno entrare nel merito della questione di competenza. Il motivo è stato un “erroneo presupposto interpretativo” da parte del giudice remittente.

Gli Ermellini, accogliendo la tesi della difesa, hanno chiarito che la legge che inaspriva le pene per i reati fiscali non è entrata in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione, come erroneamente ritenuto dal GUP, bensì il 25 dicembre 2019, giorno di pubblicazione della legge di conversione. Di conseguenza, il reato commesso il 31 ottobre 2019 era ancora soggetto al vecchio e più mite regime sanzionatorio e non poteva essere considerato il più grave tra quelli contestati.

Questo errore fondamentale ha viziato l’intero ragionamento del GUP, rendendo la questione sottoposta alla Corte priva del suo presupposto logico-giuridico. La Cassazione ha sottolineato che, venendo meno l’individuazione del reato più grave su cui si fondava la richiesta, perdeva di significato anche il conseguente dibattito giurisprudenziale sulla prevalenza delle regole generali di competenza rispetto a quelle speciali per i reati tributari.

Le Conclusioni

La sentenza si conclude con una decisione procedurale netta: l’inammissibilità della richiesta e la restituzione degli atti al GUP. Quest’ultimo dovrà ora rivalutare da capo la questione della competenza, partendo da una corretta individuazione del reato più grave, alla luce della corretta data di entrata in vigore delle modifiche normative.

La pronuncia offre un’importante lezione pratica: prima di sollevare complesse questioni di diritto dinanzi alla Corte Suprema, è indispensabile che i presupposti di fatto e di diritto su cui si basa la richiesta siano solidi e correttamente accertati. Un errore a monte, come quello sulla vigenza di una norma, può invalidare l’intero iter procedurale, causando ritardi e rendendo vana la richiesta di un intervento chiarificatore.

Perché la richiesta di rinvio pregiudiziale è stata dichiarata inammissibile?
La richiesta è stata dichiarata inammissibile perché si basava su un presupposto interpretativo errato: il giudice aveva individuato il reato più grave basandosi su una data sbagliata di entrata in vigore della legge che inaspriva le pene per i reati tributari.

Qual è stato l’errore del giudice nell’identificare il reato più grave?
Il giudice ha ritenuto che una legge che aumentava le pene fosse in vigore dal 27 ottobre 2019, mentre la sua efficacia decorreva dal 25 dicembre 2019. Di conseguenza, ha erroneamente considerato come più grave un reato commesso in ottobre, quando in realtà era ancora soggetto a una pena inferiore.

Cosa deve fare ora il giudice del rinvio?
La Corte di Cassazione ha restituito gli atti al Giudice dell’udienza preliminare, il quale dovrà ora riesaminare la questione della competenza territoriale, partendo da una corretta individuazione del reato più grave sulla base della giusta cronologia legislativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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