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Competenza territoriale reati tributari: l’accertamento

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 47598 del 2024, ha chiarito un punto cruciale sulla competenza territoriale per reati tributari connessi. Quando è impossibile determinare il luogo di commissione del reato più grave (come l’emissione di fatture da società fittizie), la competenza spetta al giudice del luogo in cui è avvenuto l’accertamento del reato, ovvero dove l’autorità giudiziaria ha effettuato le prime valutazioni investigative. Tale competenza si estende a tutti gli altri reati collegati.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza territoriale reati tributari: la Cassazione fa chiarezza

La determinazione della competenza territoriale per reati tributari rappresenta una delle questioni più complesse nel diritto processuale penale, specialmente in presenza di frodi articolate che coinvolgono più giurisdizioni. Con la recente sentenza n. 47598 del 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per dirimere un contrasto giurisprudenziale, stabilendo un principio chiaro: quando il luogo di commissione del reato più grave è incerto, la competenza si radica nel luogo dove è avvenuto l’accertamento del fatto.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte origina da un’indagine su una complessa frode fiscale di tipo ‘carosello’. Al centro del procedimento vi era un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di reati tributari, tra cui l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Le società coinvolte, utilizzate come ‘cartiere’, erano prive di una reale struttura operativa e sede effettiva, rendendo di fatto impossibile individuare con certezza il luogo fisico in cui venivano emesse le fatture false.

Durante l’udienza preliminare presso il Tribunale di Rovigo, la difesa di uno degli imputati aveva sollevato un’eccezione di incompetenza territoriale, sostenendo che il foro competente dovesse essere quello di Bologna o, in subordine, Venezia. Data la complessità della questione e l’esistenza di orientamenti giurisprudenziali contrastanti, il Giudice dell’udienza preliminare ha deciso di sospendere il procedimento e di rimettere la decisione sulla competenza alla Corte di Cassazione.

La Questione sulla Competenza Territoriale Reati Tributari

Il nodo gordiano della vicenda risiedeva nell’applicare correttamente le norme sulla competenza in un contesto di reati connessi. La regola generale, dettata dall’art. 16 del codice di procedura penale, stabilisce che la competenza per reati connessi appartiene al giudice competente per il reato più grave e, in caso di pari gravità, a quello competente per il primo reato commesso.

Nel caso specifico, i reati più gravi erano l’emissione e l’utilizzo di fatture false (artt. 8 e 2 del D.Lgs. 74/2000), puniti con la medesima pena a seguito di una modifica legislativa del 2019. Il primo reato commesso dopo tale modifica era quello di emissione di fatture false. Il problema, tuttavia, era che le società emittenti erano mere ‘scatole vuote’, senza una sede fisica identificabile. Come stabilire, dunque, il locus commissi delicti?

Qui entra in gioco la norma speciale per i reati tributari, l’art. 18 del D.Lgs. 74/2000, che prevede un criterio sussidiario: qualora la competenza non possa essere determinata secondo le regole ordinarie, essa spetta al giudice del luogo di accertamento del reato.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, nel risolvere la questione, ha seguito un percorso logico-giuridico lineare e rigoroso.

1. Conferma della Connessione: In primo luogo, i giudici hanno confermato l’esistenza di un nesso teleologico tra tutti i reati contestati. L’associazione a delinquere era finalizzata proprio a commettere le frodi fiscali, creando un legame indissolubile che giustificava la trattazione unitaria del processo.

2. Applicazione delle Regole Generali: La Corte ha ribadito che, anche nei procedimenti per reati tributari, la competenza per connessione si determina in base all’art. 16 c.p.p., individuando il reato più grave.

3. Il Criterio Sussidiario del Luogo di Accertamento: Poiché non era possibile individuare il luogo di commissione del reato più grave (l’emissione delle fatture), la Cassazione ha ritenuto corretto applicare il criterio sussidiario previsto dall’art. 18 del D.Lgs. 74/2000. Il ‘luogo di accertamento’ non è il luogo dove si acquisiscono le informazioni, ma la sede dell’Autorità Giudiziaria che compie un’effettiva valutazione degli elementi raccolti, formalizzando l’ipotesi di reato. Nel caso di specie, tale attività era stata svolta dalla Procura di Rovigo.

4. La Vis Attractiva del Foro Competente: Una volta stabilita la competenza del Tribunale di Rovigo per il reato più grave (seppur tramite criterio sussidiario), tale competenza, per la cosiddetta vis attractiva, si estende a tutti gli altri reati connessi nel procedimento.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio di diritto: in casi complessi di competenza territoriale per reati tributari, dove le condotte illecite sono delocalizzate e realizzate tramite entità fittizie, il criterio del luogo di accertamento diventa decisivo. Questa soluzione garantisce la celebrazione di un unico processo, evitando la frammentazione dei procedimenti e assicurando coerenza ed efficienza nella risposta giudiziaria. La decisione della Cassazione attribuisce quindi la competenza al Tribunale di Rovigo, confermando che il luogo dove l’indagine prende forma e si concretizza in un’accusa formale è il fulcro per radicare la giurisdizione sull’intera vicenda criminale.

Come si determina la competenza territoriale in caso di più reati tributari connessi?
Si applica la regola generale dell’art. 16 del codice di procedura penale: la competenza è del giudice competente per il reato più grave e, a parità di gravità, per il primo reato commesso.

Cosa succede se il luogo di commissione del reato tributario più grave non è noto o determinabile?
In questo caso, si applica il criterio sussidiario previsto dall’art. 18 del D.Lgs. 74/2000, e la competenza spetta al giudice del luogo di accertamento del reato, cioè la sede dell’autorità giudiziaria che ha svolto l’effettiva valutazione degli elementi di prova.

Il criterio del luogo di accertamento può determinare la competenza per tutti i reati connessi?
Sì. Una volta individuato il giudice competente per il reato più grave attraverso il criterio del luogo di accertamento, tale competenza si estende per ‘vis attractiva’ a tutti gli altri reati connessi, assicurando un processo unitario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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