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Competenza territoriale reati tributari: il nesso finale

Una consulente fiscale ricorre in Cassazione contestando un sequestro preventivo per incompetenza territoriale. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, confermando che in presenza di reati connessi, la competenza territoriale reati tributari è determinata dal reato più grave. Nel caso di specie, l’utilizzo di crediti IVA fittizi (reato-mezzo) è stato ritenuto teleologicamente connesso alla loro creazione (reato-fine), radicando la giurisdizione presso il tribunale del reato più grave, anche in assenza di identità tra gli autori.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Territoriale Reati Tributari: Il Principio della Connessione

La determinazione del giudice competente a decidere su un caso è una delle questioni preliminari più importanti in qualsiasi procedimento. Quando si tratta di reati fiscali complessi, che coinvolgono più soggetti in luoghi diversi, la questione diventa ancora più delicata. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla competenza territoriale reati tributari, specialmente in presenza di un nesso finalistico tra diversi illeciti.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato riguarda una consulente fiscale indagata per il reato di indebita compensazione di crediti IVA inesistenti, previsto dall’art. 10-quater del D.Lgs. 74/2000. Secondo l’accusa, la professionista aveva utilizzato, per conto di una società sua cliente, crediti fittizi per abbattere il debito tributario e previdenziale. Questi crediti erano stati artatamente ‘creati’ da altri soggetti, a loro volta indagati per il più grave reato di dichiarazione fraudolenta (art. 3 D.Lgs. 74/2000).

In seguito al sequestro preventivo dei suoi beni, la consulente aveva sollevato un’eccezione di incompetenza territoriale. Sosteneva che il giudice competente dovesse essere quello del luogo da cui lei aveva materialmente inviato i modelli F24 per la compensazione, e non quello del foro dove si procedeva per il reato più grave commesso dai creatori dei crediti.

La Questione della Competenza Territoriale Reati Tributari

Il nucleo del ricorso verteva sulla corretta interpretazione delle norme sulla competenza territoriale reati tributari in caso di connessione. L’illecito della consulente (l’utilizzo dei crediti) e quello degli altri indagati (la creazione dei crediti) erano stati commessi in luoghi diversi. La difesa sosteneva che mancasse il presupposto per la connessione, in quanto il ‘finalismo teleologico’ non era stato contestato direttamente alla consulente, ma solo ai creatori dei crediti.

Il Tribunale del riesame aveva respinto questa tesi, affermando che la competenza si radicava presso il foro del reato più grave (la creazione dei crediti) in virtù del legame funzionale tra i due illeciti. La questione è quindi giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato e confermando la decisione del Tribunale. I giudici hanno chiarito in modo inequivocabile come funziona il principio della connessione teleologica, previsto dall’art. 12, lett. c), del codice di procedura penale.

Secondo la Corte, si ha connessione quando un reato è stato commesso per eseguirne un altro. In questi casi, la competenza per tutti i reati connessi viene attratta dal giudice competente per il reato più grave.

L’elemento decisivo sottolineato dalla sentenza è che, ai fini della connessione, non è richiesta l’identità tra gli autori del ‘reato-mezzo’ e del ‘reato-fine’. È invece sufficiente che l’autore del reato-mezzo (in questo caso, la consulente che utilizzava i crediti) abbia avuto la consapevolezza oggettiva che la sua condotta fosse diretta a realizzare o a occultare un altro reato.

Nel caso specifico, la creazione di crediti IVA inesistenti è un’azione intrinsecamente finalizzata al loro successivo e fraudolento utilizzo. Pertanto, l’operato della consulente si inseriva oggettivamente in questo schema criminale, giustificando lo spostamento della competenza territoriale presso il giudice che procedeva per il reato più grave di creazione dei crediti.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale per la gestione dei procedimenti penali in materia di reati fiscali e societari complessi. La regola della connessione teleologica serve a garantire l’unitarietà del processo e a evitare la frammentazione dei giudizi quando diverse condotte illecite fanno parte di un unico disegno criminoso. Per i professionisti del settore fiscale e contabile, la decisione rappresenta un monito importante: la propria condotta viene valutata non in modo isolato, ma nel contesto complessivo delle operazioni in cui si è coinvolti. La consapevolezza, anche solo oggettiva, della finalità illecita di un’operazione può avere conseguenze procedurali significative, inclusa la determinazione del giudice competente a giudicare.

Come si determina la competenza territoriale se due reati tributari collegati sono commessi in luoghi diversi?
Secondo la Corte, la giurisdizione spetta al giudice competente per il reato più grave, il quale attrae la competenza anche per il reato meno grave ad esso connesso.

È necessario che gli autori del reato-mezzo e del reato-fine siano gli stessi perché si applichi la connessione?
No. La sentenza chiarisce che non è richiesta l’identità dei soggetti. È sufficiente accertare che l’autore del reato-mezzo (chi utilizza i crediti) abbia agito con la consapevolezza oggettiva che la sua condotta era diretta alla commissione di un altro reato (il fine fraudolento).

Perché il ricorso della consulente è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato perché i giudici di merito avevano applicato correttamente il principio della connessione teleologica tra reati, previsto dall’art. 12, lett. c) del codice di procedura penale, per stabilire la competenza territoriale, e la Corte di Cassazione non ha ravvisato alcun errore di diritto in tale applicazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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