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Competenza territoriale reati online: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 38511/2024, ha stabilito il criterio per determinare la competenza territoriale per reati online di illecito trattamento di dati personali. Nel caso di specie, dati sensibili di una persona sono stati diffusi su un noto social network da più soggetti residenti in luoghi diversi, rendendo impossibile individuare il luogo di consumazione del reato. La Corte ha chiarito che il reato è istantaneo e, data l’incertezza sui luoghi e la pluralità di residenze degli imputati, si applica il criterio residuale dell’art. 9, comma 3, c.p.p. La competenza spetta quindi al giudice del luogo in cui ha sede l’ufficio del pubblico ministero che per primo ha iscritto la notizia di reato.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza territoriale reati online: la Cassazione fissa un punto fermo

La diffusione di informazioni personali su internet è un fenomeno sempre più comune, che solleva complesse questioni legali. Una delle più spinose riguarda la competenza territoriale per i reati online: quale tribunale deve occuparsi del caso se non si sa da dove sono stati pubblicati i dati e gli autori risiedono in città diverse? Con la sentenza n. 38511 del 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento decisivo, individuando un criterio certo in situazioni di incertezza.

I Fatti: la Diffusione di Dati Sensibili su un Social Network

Il caso sottoposto alla Corte riguardava due distinti episodi di illecito trattamento di dati personali. Nel primo, messaggi audio riservati, scambiati tra la persona offesa e un’imputata, venivano inoltrati a una terza persona che, con il consenso di una quarta, li pubblicava sulla pagina di un noto social network dedicata a un’artista. L’intento era chiaramente quello di screditare e danneggiare la reputazione della vittima.
Nel secondo episodio, venivano messe a disposizione di una delle imputate informazioni relative alla sieropositività della stessa persona offesa. Tali dati sensibili venivano poi pubblicati sulla medesima pagina social. Il contenuto, sebbene online solo per tredici minuti, era stato visualizzato da oltre trenta persone.

La Questione Giuridica sulla Competenza Territoriale

Il Tribunale di merito si è trovato di fronte a un dilemma: stabilire quale fosse il giudice territorialmente competente. I dati a disposizione erano scarsi: non era noto il luogo fisico da cui erano stati caricati i post, né se fosse stata usata una connessione fissa o mobile. Inoltre, gli imputati coinvolti nei due capi d’accusa risiedevano in comuni diversi e sparsi sul territorio nazionale. Questa incertezza rendeva inapplicabili le regole ordinarie sulla competenza, basate sul luogo di consumazione del reato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha risolto la questione analizzando la natura del reato e applicando in via residuale le norme del codice di procedura penale.

Il Reato di Illecito Trattamento Dati è Istantaneo, non Permanente

Il primo punto cruciale affrontato dalla Corte è la natura del reato di illecito trattamento di dati personali (art. 167 D.Lgs. 196/2003). Contrariamente a quanto sostenuto da una delle tesi, la Cassazione ha stabilito che si tratta di un reato istantaneo e non permanente. Il reato si perfeziona nel momento esatto in cui si verifica il “nocumento”, cioè quando i dati diventano accessibili e fruibili da parte di terzi sulla rete. La permanenza online dei dati e il protrarsi degli effetti dannosi non trasformano il reato in permanente, ma costituiscono solo le conseguenze della condotta illecita già consumata. Questa distinzione è fondamentale perché esclude l’applicazione della regola prevista per i reati permanenti (art. 8, comma 3, c.p.p.), che radica la competenza nel luogo in cui ha avuto inizio la consumazione.

L’Inapplicabilità dei Criteri Principali e Secondari di Competenza

Stabilita la natura istantanea del reato, la Corte ha verificato l’impossibilità di applicare i criteri ordinari:
1. Criterio del luogo di consumazione (Art. 8, comma 1, c.p.p.): Non è applicabile perché, come nei casi di diffamazione online, è estremamente difficile, se non impossibile, individuare con certezza il luogo fisico da cui i dati sono stati immessi in rete.
2. Criterio della residenza dell’imputato (Art. 9, comma 2, c.p.p.): Nemmeno questo criterio suppletivo può essere utilizzato. Poiché nei reati concorrono più persone con residenze in luoghi diversi, non esiste un’unica residenza che possa univocamente determinare il giudice competente per tutti.

Le Conclusioni: il Criterio del Pubblico Ministero che Iscrive per Primo

Di fronte all’impossibilità di applicare i criteri precedenti, la Corte di Cassazione ha concluso che l’unica soluzione è ricorrere all’ultimo criterio residuale previsto dall’art. 9, comma 3, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, quando la competenza non può essere determinata in base alle regole precedenti, essa appartiene al giudice del luogo in cui ha sede l’ufficio del pubblico ministero che per primo ha iscritto la notizia di reato nell’apposito registro (art. 335 c.p.p.).
Questa decisione offre una soluzione pragmatica e certa a un problema processuale complesso, garantendo che i procedimenti per reati informatici possano procedere speditamente anche in assenza di dati precisi sul luogo del commesso reato. La sentenza ribadisce un principio di certezza del diritto, fondamentale per la gestione della competenza territoriale per i reati online.

Il reato di illecito trattamento di dati personali diffusi online è permanente o istantaneo?
Secondo la sentenza, è un reato di natura istantanea. Si consuma nel momento in cui si verifica il ‘nocumento’, ovvero quando i dati diventano accessibili a terzi sulla rete, anche se gli effetti dannosi si protraggono nel tempo.

Quando non è possibile individuare il luogo dove è avvenuta la diffusione online di dati, quale criterio si applica per la competenza territoriale?
Se il luogo di consumazione del reato è ignoto, si devono applicare i criteri suppletivi. Se anche questi non risolvono la questione (ad esempio, per la pluralità di residenze degli imputati), si applica il criterio residuale del luogo in cui ha sede l’ufficio del pubblico ministero che ha iscritto per primo la notizia di reato.

Se gli imputati di un reato online risiedono in luoghi diversi, come si stabilisce il giudice competente?
La sola diversità dei luoghi di residenza degli imputati rende inapplicabile il criterio basato sulla residenza (art. 9, comma 2, c.p.p.), poiché manca un dato di collegamento univoco. Di conseguenza, si deve passare al criterio successivo e residuale previsto dalla legge, ossia quello della prima iscrizione della notizia di reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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