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Competenza territoriale reati: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione risolve un conflitto di competenza territoriale tra due Tribunali in un caso di reati connessi legati agli stupefacenti. La sentenza stabilisce che la giurisdizione spetta al giudice del luogo in cui è stato commesso il reato più grave, identificato sulla base della contestazione del Pubblico Ministero. In questo caso, il reato più grave è la detenzione di un ingente quantitativo di cocaina, avvenuta nel circondario di Modena, determinando così la competenza del GIP di Modena.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza territoriale reati: la Cassazione fa chiarezza

La determinazione della competenza territoriale reati è un principio cardine del nostro sistema processuale penale, poiché garantisce che un imputato sia giudicato dal cosiddetto ‘giudice naturale’ previsto dalla legge. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso di conflitto tra due giudici, offrendo importanti chiarimenti sui criteri da applicare, specialmente in presenza di reati connessi, come quelli in materia di stupefacenti.

I fatti del caso: un conflitto di competenza tra tribunali

Il caso ha origine da un’operazione di polizia che ha portato all’arresto di tre persone per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti. Il Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Reggio Emilia, dopo aver convalidato gli arresti e applicato le misure cautelari, ha dichiarato la propria incompetenza territoriale. Secondo il GIP, la giurisdizione spettava al Tribunale di Modena, in base alla ricostruzione dei fatti.

Tuttavia, il GIP del Tribunale di Modena, ricevuti gli atti, ha a sua volta declinato la competenza, ritenendo che il giudice corretto fosse quello di Reggio Emilia. Questa situazione di stallo, nota come ‘conflitto negativo di competenza’, ha reso necessario l’intervento della Corte di Cassazione per dirimere la questione e stabilire quale dei due giudici dovesse procedere.

I criteri per la competenza territoriale reati connessi

La Corte di Cassazione ha risolto il conflitto basandosi sui principi consolidati in materia di competenza territoriale reati connessi. Il criterio fondamentale, stabilito dall’articolo 16 del codice di procedura penale, è quello del ‘reato più grave’.

In presenza di più reati legati da un vincolo di connessione (ad esempio, perché commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso), la competenza per tutti i reati spetta al giudice del luogo in cui è stato consumato il reato più grave. La gravità viene determinata seguendo una gerarchia precisa:

1. Pena massima: Si considera il reato con la pena detentiva massima più alta.
2. Pena minima: In caso di parità nella pena massima, si guarda alla pena minima edittale.
3. Pena pecuniaria: Se anche le pene detentive sono identiche, si valuta la pena pecuniaria.

È fondamentale sottolineare che questa valutazione deve essere effettuata basandosi esclusivamente sulla contestazione formulata dal Pubblico Ministero, a meno che non contenga errori macroscopici e immediatamente evidenti.

Le motivazioni della Corte

Nel caso specifico, la Corte ha analizzato le imputazioni provvisorie. Il reato più grave contestato era la detenzione di un ingente quantitativo di cocaina, aggravata ai sensi dell’art. 80 del Testo Unico sugli stupefacenti. Secondo l’imputazione, questa condotta si era verificata a Sassuolo, una località che ricade nel circondario del Tribunale di Modena.

Sebbene altre condotte, come il trasporto di altre sostanze, fossero avvenute altrove, la Cassazione ha ritenuto che il fulcro del reato più grave fosse radicato nel territorio modenese. La detenzione della cocaina, per come descritta dal Pubblico Ministero, costituiva il fatto giuridicamente più rilevante ai fini della determinazione della competenza.

Di conseguenza, la Corte ha applicato rigorosamente il principio del ‘locus commissi delicti’ (luogo di commissione del reato) per il reato più grave, identificandolo in Sassuolo.

Le conclusioni

La Cassazione ha dichiarato la competenza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Modena, disponendo la trasmissione degli atti a quest’ultimo. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: la competenza territoriale non è un dettaglio formale, ma una garanzia per l’imputato. La sua determinazione deve seguire criteri oggettivi e predeterminati dalla legge, basandosi primariamente sull’impostazione accusatoria. Il provvedimento conferma che, in caso di reati connessi, è il luogo di commissione del reato più grave a fungere da calamita per l’intero procedimento, assicurando una trattazione unitaria e coerente dei fatti.

Quando si verifica un conflitto negativo di competenza?
Si verifica quando due o più giudici, investiti della stessa questione, si dichiarano entrambi incompetenti a decidere, creando una situazione di stallo processuale che deve essere risolta da un’autorità giudiziaria superiore, come la Corte di Cassazione.

Come si determina la competenza territoriale in caso di reati connessi?
La competenza si determina in base al luogo di commissione del reato più grave. Se i reati hanno la stessa gravità, si considera quello commesso per primo.

Quale reato viene considerato ‘più grave’ per stabilire la competenza?
Il reato più grave è quello per cui la legge stabilisce la pena detentiva più alta nel massimo. In caso di parità, si considera la pena più alta nel minimo edittale e, in subordine, la pena pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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