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Competenza territoriale reati fiscali: la Cassazione

In un caso complesso di reati fiscali transnazionali, la Corte di Cassazione ha risolto una questione sulla competenza territoriale. La difesa sosteneva la competenza del tribunale del luogo di prima emissione di una fattura falsa, mentre l’accusa propendeva per il foro del luogo di accertamento. La Corte ha stabilito la competenza del Tribunale di Milano, applicando i criteri specifici per i reati fiscali anche in caso di connessione con altri delitti. Ha chiarito che l’emissione di più fatture false, anche tramite diverse società ‘cartiere’, costituisce un unico reato per periodo d’imposta, e la competenza spetta al giudice del luogo in cui il PM ha iscritto per primo la notizia di reato.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza territoriale reati fiscali: la Cassazione fa chiarezza

La determinazione della competenza territoriale per reati fiscali, specialmente in contesti che coinvolgono associazioni a delinquere e operazioni transnazionali, rappresenta una delle sfide più complesse per il sistema giudiziario. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su come individuare il giudice competente in casi di emissione di fatture per operazioni inesistenti, anche quando le condotte sono frammentate su più territori e realizzate attraverso diverse società fittizie.

I Fatti: La Complessità del Caso

Il caso esaminato dalla Corte nasce da un procedimento penale a carico di un’imputata accusata di far parte di un’associazione per delinquere a carattere transnazionale. L’obiettivo del sodalizio era la commissione di una serie di reati tributari, tra cui l’emissione di fatture false, dichiarazioni fraudolente, appropriazione indebita e riciclaggio. Le attività illecite si erano svolte in un arco temporale di diversi anni, coinvolgendo numerose società, molte delle quali risultavano essere mere “società cartiere”, prive di una reale struttura operativa.

In fase preliminare, la difesa ha sollevato un’eccezione di incompetenza territoriale, sostenendo che il processo dovesse celebrarsi a Roma, luogo di emissione della prima fattura contestata. Il Pubblico Ministero, al contrario, ha rivendicato la competenza del Tribunale di Milano, argomentando che, data la natura fittizia delle società emittenti, fosse impossibile determinare il luogo esatto di emissione delle fatture. Pertanto, si sarebbe dovuto applicare il criterio residuale del luogo di accertamento dei reati, coincidente con la sede della Procura di Milano che aveva condotto le indagini. Il Tribunale di Milano, pur condividendo la tesi dell’accusa, ha rimesso la questione alla Corte di Cassazione a causa di contrasti giurisprudenziali in materia.

La questione sulla competenza territoriale per reati fiscali

Il nodo centrale della questione era stabilire quale criterio dovesse prevalere in presenza di più reati connessi, tra cui delitti tributari commessi in diversi distretti giudiziari. In particolare, bisognava decidere se le regole speciali previste dal D.Lgs. n. 74/2000 per i reati tributari potessero trovare applicazione anche all’interno di un procedimento per reati connessi, regolato in via generale dall’art. 16 del codice di procedura penale.

Secondo tale articolo, la competenza spetta al giudice del reato più grave o, in caso di pari gravità, a quello del primo reato commesso. La difesa puntava su quest’ultimo criterio, identificando il primo reato nell’emissione di una fattura a Roma. L’accusa, invece, faceva leva sull’impossibilità di localizzare la condotta, invocando il criterio sussidiario del luogo dell’accertamento previsto dall’art. 18 del D.Lgs. 74/2000.

Le motivazioni della Cassazione: Unificazione e Criteri Speciali

La Corte di Cassazione ha risolto la controversia affermando la competenza del Tribunale di Milano, basando la sua decisione su un’analisi combinata delle norme generali e di quelle speciali in materia tributaria.

L’Applicabilità delle Norme Speciali sui Reati Tributari

Innanzitutto, la Corte ha stabilito che i criteri speciali di competenza previsti dall’art. 18 del D.Lgs. 74/2000 non vengono meno in presenza di reati connessi. Per individuare il giudice competente per il reato più grave o per il primo commesso (secondo le regole dell’art. 16 c.p.p.), è necessario applicare a ciascun singolo reato le specifiche regole di competenza previste dalla legge. Di conseguenza, per il delitto di emissione di fatture per operazioni inesistenti, si devono utilizzare i criteri dettati dalla normativa tributaria.

L’Unificazione delle Condotte: Un Unico Reato per Anno Fiscale

Un passaggio fondamentale della motivazione riguarda l’interpretazione dell’art. 8, comma 2, del D.Lgs. 74/2000. Questa norma stabilisce che l’emissione di più fatture false nel medesimo periodo d’imposta si considera come un unico reato. La Corte ha chiarito che questa unificazione opera anche quando la stessa persona fisica emette le fatture utilizzando “nomi” diversi, ovvero agendo come legale rappresentante di più società cartiere. Questa interpretazione mira a evitare frazionamenti artificiosi e a garantire la coerenza del sistema sanzionatorio, poiché il disvalore del fatto è legato al complesso delle emissioni in un anno, indipendentemente dal numero di schermi societari utilizzati.

Il Criterio del Pubblico Ministero che Iscrive per Primo

Una volta unificate le condotte per ciascun anno d’imposta, si pone il problema di individuare il luogo di commissione quando le fatture sono emesse in diversi circondari. Per questa ipotesi, l’art. 18, comma 3, del D.Lgs. 74/2000 prevede un criterio specifico: è competente il giudice del luogo in cui ha sede l’ufficio del pubblico ministero che ha iscritto per primo la notizia di reato. Questo criterio, finalizzato a garantire certezza, è stato ritenuto dalla Corte applicabile al caso di specie.

Le conclusioni

Applicando questi principi, la Corte di Cassazione ha individuato il reato più grave (e primo commesso tra quelli di pari gravità) nelle condotte di emissione di fatture false relative al primo anno contestato (il 2015). Poiché tali condotte erano state commesse in più luoghi e l’ufficio del Pubblico Ministero che per primo aveva iscritto la notizia di reato era la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, la competenza è stata radicata in tale foro. La decisione ha il merito di fornire un percorso logico-giuridico chiaro per risolvere complesse questioni di competenza territoriale per reati fiscali, valorizzando le norme speciali e garantendo al contempo certezza e coerenza nell’applicazione della legge.

Come si determina la competenza territoriale in caso di più reati fiscali connessi?
Si applicano le regole generali sui reati connessi (art. 16 c.p.p.), individuando il reato più grave o il primo commesso. Per stabilire la competenza su tale reato, si devono poi utilizzare i criteri specifici previsti dalla normativa di settore, come l’art. 18 del D.Lgs. 74/2000 per i delitti tributari.

L’emissione di più fatture false da parte della stessa persona ma tramite società diverse nello stesso anno costituisce un unico reato?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’unificazione prevista dall’art. 8, comma 2, del D.Lgs. 74/2000 si applica a tutte le condotte di emissione di fatture false realizzate nel medesimo periodo d’imposta e attribuibili alla stessa persona fisica, anche se questa agisce utilizzando diverse società.

In caso di emissione di fatture false in più luoghi, quale criterio di competenza si applica?
Se le fatture false, unificate in un unico reato per periodo d’imposta, sono emesse in luoghi che ricadono in diversi circondari di tribunale, la competenza è attribuita al giudice del luogo in cui ha sede l’ufficio del Pubblico Ministero che per primo ha iscritto la notizia di reato nel registro previsto dall’art. 335 c.p.p.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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