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Competenza territoriale misure prevenzione: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una misura di prevenzione patrimoniale. La sentenza stabilisce che la competenza territoriale nelle misure di prevenzione si determina in base al luogo dove la pericolosità sociale del soggetto si manifesta con maggiore continuità e attualità, non necessariamente dove risiede. Viene inoltre rigettato per genericità il motivo sull’origine lecita dei beni, data la sproporzione tra i redditi dichiarati e il patrimonio accumulato.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Territoriale Misure Prevenzione: Il Criterio della Pericolosità Attuale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 18437 del 2024, torna a fare chiarezza su un principio fondamentale in materia di misure di prevenzione: la determinazione della competenza territoriale misure prevenzione. La Suprema Corte ha ribadito che il giudice competente non è necessariamente quello del luogo di residenza del proposto, ma quello del territorio in cui la sua pericolosità sociale si manifesta in modo più continuo e attuale. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso in Esame: Un Ricorso Contro una Misura Patrimoniale

Il caso riguarda il ricorso presentato da un soggetto, destinatario di una misura di prevenzione patrimoniale, e da una terza interessata. I ricorrenti si opponevano a un decreto della Corte di Appello di Napoli, che aveva confermato la decisione del Tribunale locale. I motivi del ricorso erano principalmente due:

1. Eccezione di incompetenza territoriale: Secondo la difesa, il Tribunale competente non era quello di Napoli, bensì quello di Santa Maria Capua Vetere, poiché le attività del proposto si sarebbero svolte prevalentemente nel territorio casertano. La difesa sosteneva che il criterio del ‘centro decisionale’ dell’organizzazione criminale non fosse applicabile, trattandosi di un’associazione per delinquere e non di stampo mafioso.
2. Contestazione sull’origine dei beni: I ricorrenti censuravano la valutazione dei giudici sull’origine illecita dei beni oggetto della misura, sostenendo che fossero compatibili con risorse lecite.

La Questione della Competenza Territoriale nelle Misure di Prevenzione

Il cuore della controversia risiede nel primo motivo di ricorso. I ricorrenti tentavano di scardinare la decisione dei giudici di merito basandosi su una distinzione tra associazione mafiosa e associazione per delinquere semplice ai fini della determinazione della competenza.

La Corte di Cassazione ha rigettato questa tesi, aderendo a un orientamento ormai consolidato. Il principio cardine, come sottolineato dai giudici, è quello della prospettiva dinamica e attuale della pericolosità sociale. Per individuare il giudice competente, non si deve guardare staticamente alla residenza del soggetto, ma dinamicamente al luogo in cui la sua pericolosità si è espressa con maggiore continuità e concretezza.

Nel caso specifico, era emerso che l’apice della carriera criminale del proposto si era manifestato proprio a Napoli, attraverso la partecipazione a un’associazione finalizzata alla commercializzazione su vasta scala di prodotti con marchi contraffatti.

La Valutazione sull’Origine Illecita dei Beni

Anche il secondo motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Corte lo ha definito di ‘insuperabile genericità’. I ricorrenti, infatti, non si erano confrontati in modo specifico con l’articolata motivazione della Corte di Appello. Quest’ultima aveva evidenziato una palese sproporzione: l’edificazione di una palazzina era avvenuta in un periodo in cui il proposto era al culmine della sua attività criminale e, contemporaneamente, i redditi dichiarati dalla coppia erano del tutto insufficienti a giustificare un simile investimento, essendo inferiori persino ai minimi di sussistenza.

Le motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha ritenuto i ricorsi inammissibili per manifesta infondatezza e genericità. Sulla questione della competenza, ha confermato che il criterio corretto è quello del luogo in cui la pericolosità sociale si manifesta con maggiore continuità, basandosi su un’analisi dinamica e attuale. La partecipazione all’associazione criminale operante a Napoli è stata considerata l’espressione più significativa e apicale della pericolosità del soggetto, radicando così la competenza nel foro napoletano. Riguardo all’origine dei beni, la Corte ha sottolineato come i ricorrenti non abbiano fornito elementi concreti per contrastare la logica e congrua motivazione dei giudici di merito, che avevano accertato una chiara incompatibilità tra i beni accumulati e le fonti di reddito lecite dichiarate.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un importante principio di diritto processuale. In materia di misure di prevenzione, la competenza territoriale non segue un criterio rigido e formale come la residenza, ma un criterio sostanziale basato sull’effettiva manifestazione della pericolosità sociale del soggetto. Questa decisione riafferma la necessità di un’analisi dinamica e aggiornata, finalizzata a individuare il giudice del luogo in cui il ‘pericolo’ per la collettività si è concretizzato con maggiore intensità. Inoltre, ribadisce l’onere per chi impugna un provvedimento di confrontarsi specificamente con le argomentazioni della decisione, pena la dichiarazione di inammissibilità per genericità del ricorso.

Come si determina la competenza territoriale per le misure di prevenzione personali?
La competenza territoriale si determina avendo riguardo al luogo dove la manifestazione della pericolosità del soggetto si è espressa con maggiore continuità. L’accertamento deve essere condotto in una prospettiva dinamica, basata sul criterio fondamentale dell’attualità della pericolosità, e non su una verifica statica come la sola residenza.

Questo criterio di competenza si applica solo alle associazioni di tipo mafioso?
No, la sentenza applica questo principio anche a un caso di partecipazione a un’associazione per delinquere non di stampo mafioso. Il criterio si applica ai soggetti indiziati di uno dei delitti previsti dall’art. 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale, a prescindere dalla qualificazione mafiosa dell’associazione.

Perché il motivo di ricorso sull’origine dei beni è stato dichiarato inammissibile?
È stato ritenuto di ‘insuperabile genericità’ perché i ricorrenti si sono limitati a reiterare censure già respinte, senza confrontarsi efficacemente con l’argomentazione della Corte di Appello. Quest’ultima aveva dimostrato una chiara sproporzione tra i redditi dichiarati (inferiori al minimo di sussistenza) e l’edificazione di un immobile nel medesimo arco temporale, che coincideva con la massima attività criminale del proposto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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