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Competenza territoriale immigrazione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito un importante principio sulla competenza territoriale immigrazione. In un caso di trasporto di cittadini extracomunitari attraverso l’Italia verso un altro Stato, la competenza a giudicare non è del tribunale del luogo dove sono iniziati gli atti preparatori, ma di quello nella cui giurisdizione si trova il valico di frontiera utilizzato per lasciare il Paese. La Suprema Corte ha chiarito che tale trasporto costituisce una protrazione dell’offesa che si conclude solo con l’uscita dal territorio nazionale.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza territoriale immigrazione: dove si processa il trasporto di migranti?

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un’importante questione procedurale riguardante la competenza territoriale immigrazione. Il caso analizzato non riguarda il classico favoreggiamento dell’ingresso illegale in Italia, bensì il trasporto di cittadini extracomunitari, già presenti sul territorio, verso un altro Stato estero. La decisione chiarisce quale sia il giudice competente a processare questo specifico reato, fornendo un’interpretazione cruciale per l’applicazione della legge.

I fatti del caso

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado per aver commesso il reato previsto dall’art. 12 del Testo Unico sull’Immigrazione. Nello specifico, era accusato di aver trasportato alcuni cittadini extracomunitari, privi di titolo di soggiorno, da Mestre con destinazione l’Austria. Il gruppo veniva fermato subito dopo aver attraversato il valico di frontiera di Coccau, nel circondario del Tribunale di Udine. La difesa dell’imputato ha proposto ricorso in Cassazione sostenendo l’incompetenza territoriale del Tribunale di Udine, affermando che il processo si sarebbe dovuto tenere a Venezia, luogo dove erano stati commessi gli atti preparatori del viaggio.

La questione giuridica sulla competenza territoriale immigrazione

Il fulcro del ricorso si basava sulla natura del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, considerato un reato a ‘consumazione anticipata’. Secondo la difesa, il reato si era già perfezionato a Mestre, con gli atti propedeutici al trasporto. Di conseguenza, il luogo del successivo passaggio della frontiera sarebbe stato irrilevante per determinare la competenza. Si chiedeva, quindi, di spostare il processo al Tribunale di Venezia. La Procura Generale, a sorpresa, si era associata alla richiesta della difesa, concludendo per l’accoglimento del ricorso.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e confermando la competenza del Tribunale di Udine. Il ragionamento dei giudici si discosta dalla tesi difensiva, operando una distinzione fondamentale. Un conto è il reato di chi compie atti diretti a procurare l’ingresso illegale di stranieri nel territorio dello Stato. In questo caso, essendo un reato di pericolo a consumazione anticipata, la competenza si radica nel luogo di commissione degli atti preparatori, a prescindere dall’effettivo ingresso.

Il caso in esame è diverso. Qui la condotta contestata è il trasporto di stranieri già presenti in Italia attraverso il territorio nazionale e verso un altro Stato. La Corte afferma che questa condotta non è un ‘post fatto non punibile’, ma rientra pienamente nella fattispecie di reato descritta dall’art. 12, che punisce anche chi compie atti diretti a procurare l’ingresso illegale ‘di altro Stato’.

L’azione criminosa, pertanto, non si esaurisce con la preparazione del viaggio. Al contrario, essa consiste in una ‘protrazione dell’offesa’ che dura per tutto il tragitto sul suolo italiano. L’offesa all’interesse protetto dalla norma continua fino a quando il trasporto non si conclude. In quest’ottica, l’ultimo atto dell’azione compiuto in Italia è proprio il passaggio della frontiera in uscita. Ai sensi dell’art. 9, comma 1, del codice di procedura penale, la competenza si determina nel luogo in cui è avvenuta l’ultima parte dell’azione. Nel caso di specie, questo luogo è il valico di Coccau, rientrante nella giurisdizione del Tribunale di Udine.

Le conclusioni

La sentenza stabilisce un principio chiaro per determinare la competenza territoriale immigrazione nei casi di ‘transito’ di migranti irregolari. Quando la condotta illecita consiste nel trasportare cittadini extracomunitari attraverso l’Italia per farli entrare in un altro Paese, il reato si considera in corso per tutta la durata del trasporto sul territorio nazionale. Di conseguenza, il giudice competente è quello del luogo in cui avviene l’uscita dal Paese, poiché quello è l’ultimo segmento dell’azione criminosa rilevante ai fini della competenza territoriale.

Quale tribunale è competente per il reato di trasporto di migranti irregolari attraverso l’Italia verso un altro Stato?
È competente il tribunale nella cui giurisdizione si trova il luogo in cui è avvenuta l’ultima parte dell’azione sul territorio nazionale, che in questo caso è stato identificato nel valico di frontiera usato per uscire dall’Italia.

Perché il reato non si considera consumato nel luogo degli atti preparatori in questo specifico caso?
Perché la condotta non è il favoreggiamento dell’ingresso in Italia, ma il trasporto attraverso il territorio nazionale verso un altro Stato. La Corte considera questa azione una ‘protrazione dell’offesa’ che dura per tutto il viaggio, concludendosi solo con l’uscita dal Paese.

Che differenza c’è, ai fini della competenza, tra favorire l’ingresso in Italia e favorire il transito verso un altro Stato?
Nel primo caso, il reato si perfeziona con gli atti diretti a procurare l’ingresso illegale e la competenza è radicata nel luogo di tali atti. Nel secondo caso (transito), l’intera attività di trasporto è considerata parte della condotta punibile, e la competenza si determina nel luogo dell’ultimo atto, ovvero il passaggio della frontiera in uscita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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