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Competenza territoriale: il reato più grave attrae

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11603/2024, ha stabilito un importante principio in materia di competenza territoriale per reati tributari connessi. Nel caso di utilizzo di crediti fiscali inesistenti, la competenza non è necessariamente del luogo di presentazione del modello F24, ma viene attratta dal giudice competente per il reato più grave, ovvero quello relativo alla creazione dei crediti fittizi. Questa decisione rafforza il principio del ‘simultaneus processus’ per garantire l’efficienza processuale.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Territoriale e Reati Tributari: Il Principio dell’Attrazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di competenza territoriale nei procedimenti penali per reati tributari complessi. Quando più illeciti sono collegati tra loro, quale tribunale ha il diritto di giudicare? La Corte ha chiarito che la giurisdizione viene attratta dal reato considerato più grave, anche se ciò significa spostare il processo lontano dal luogo in cui uno degli illeciti si è materialmente consumato. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa: L’Utilizzo di Crediti IVA Inesistenti

Il caso ha origine da un’indagine su un complesso schema fraudolento. L’amministratrice di una società era accusata di aver indebitamente compensato debiti fiscali e contributivi utilizzando crediti IVA risultati inesistenti. Tali crediti erano stati fittiziamente creati e ceduti da un’altra società, gestita da soggetti diversi.

L’amministratrice, attraverso il suo consulente fiscale, aveva inviato telematicamente i modelli F24 per effettuare le compensazioni. Sulla base di ciò, la sua difesa ha sollevato un’eccezione di incompetenza, sostenendo che il processo avrebbe dovuto svolgersi nel luogo da cui erano partiti gli F24, ossia dove il reato a lei contestato (indebita compensazione) si era perfezionato.

La Questione sulla Competenza Territoriale

Il cuore della controversia legale era determinare la corretta competenza territoriale. Da un lato, la difesa sosteneva la competenza del tribunale del luogo di invio dei modelli di pagamento, in quanto momento consumativo del reato di indebita compensazione. Dall’altro, l’accusa e i giudici di merito ritenevano competente il tribunale del luogo in cui si procedeva per il reato più grave, ovvero la creazione fraudolenta dei crediti IVA da parte degli altri indagati.

Il Tribunale del riesame aveva già respinto l’eccezione, individuando un legame di connessione teleologica tra i due reati: l’indebita compensazione (reato-fine) era stata commessa per dare esecuzione al piano criminoso avviato con la creazione dei crediti fittizi (reato-mezzo). Di conseguenza, la questione è approdata in Cassazione.

La Decisione della Cassazione e la Competenza Territoriale per Connessione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale del riesame e consolidando un principio fondamentale del diritto processuale penale. I giudici hanno spiegato che, in presenza di reati connessi ai sensi dell’art. 12, lett. c) del codice di procedura penale (quando un reato è commesso per eseguirne un altro), la competenza territoriale è determinata dal reato più grave.

L’articolo 16 del codice di procedura penale stabilisce infatti che il giudice competente per il reato più grave attrae alla sua competenza anche i procedimenti per i reati connessi meno gravi. Nel caso specifico, il reato di dichiarazione fraudolenta (la creazione dei crediti) è punito più severamente rispetto a quello di indebita compensazione. Pertanto, la competenza del tribunale che procedeva per il primo reato si estende anche al secondo.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che per l’applicazione di questo principio non è necessaria l’identità tra gli autori del reato-mezzo e quelli del reato-fine. È sufficiente l’esistenza di un nesso oggettivo e finalistico, in cui l’autore del reato meno grave (l’amministratrice) agisce con la consapevolezza che la propria condotta è parte di un disegno criminale più ampio. La creazione di crediti IVA fittizi è intrinsecamente finalizzata al loro successivo utilizzo fraudolento per evadere le imposte. Questo legame teleologico giustifica la celebrazione di un unico processo (simultaneus processus) davanti al giudice competente per l’illecito più grave. Tale approccio garantisce l’economia processuale e previene il rischio di decisioni contrastanti su fatti strettamente collegati.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Nei casi di frodi fiscali strutturate, che coinvolgono più soggetti e si articolano in diverse fasi e luoghi, la competenza viene centralizzata. Per gli operatori del diritto e per gli imputati, ciò significa che la strategia difensiva deve tenere conto della possibile attrazione del processo in una sede giudiziaria diversa da quella in cui si è consumato il proprio specifico atto illecito. La logica del legislatore e della giurisprudenza è chiara: affrontare il fenomeno criminale nella sua interezza, concentrando il giudizio dove si è manifestata la sua espressione più grave.

In caso di reati connessi, come si determina la competenza territoriale?
Secondo la sentenza, la competenza territoriale è determinata dal reato più grave. Il giudice competente per l’illecito con la pena più elevata ha giurisdizione anche sui reati connessi meno gravi, secondo il principio di attrazione previsto dall’art. 16 del codice di procedura penale.

Perché il tribunale del luogo di creazione dei crediti è stato ritenuto competente e non quello del luogo di utilizzo?
Perché il reato di creazione di crediti fittizi (dichiarazione fraudolenta, art. 3 D.Lgs. 74/2000) è considerato più grave di quello di indebita compensazione (art. 10-quater D.Lgs. 74/2000). Di conseguenza, la competenza del primo ha attratto quella del secondo a causa del legame di connessione teleologica tra i due illeciti.

È necessario che gli autori del reato-mezzo e del reato-fine siano gli stessi perché si applichi la connessione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che non è richiesta l’identità tra gli autori dei diversi reati. È sufficiente che esista un legame oggettivo e finalistico, ovvero che l’autore del reato meno grave abbia agito con la consapevolezza che la sua azione era parte di un più ampio piano criminoso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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