LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Competenza territoriale falso: dove si giudica il reato?

Il caso analizza la condotta di una dirigente scolastica accusata di aver creato certificati falsi per alterare le graduatorie. La Corte di Cassazione, affrontando la questione della competenza territoriale per falso, ha stabilito che la giurisdizione appartiene al tribunale del luogo in cui il pubblico ufficiale è stato indotto in errore e ha redatto l’atto falso, non dove sono stati creati i documenti. Il ricorso è stato rigettato, confermando che la falsificazione e l’induzione in errore costituiscono un unico piano criminoso.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Territoriale Falso: Dove si Giudica il Reato di Induzione in Errore?

In un recente caso, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale di procedura penale: la determinazione della competenza territoriale per falso ideologico commesso mediante induzione in errore di un pubblico ufficiale. La vicenda, che riguarda la falsificazione di certificati scolastici per ottenere punteggi più alti nelle graduatorie, offre un’importante lezione su dove si considera consumato il reato e, di conseguenza, quale tribunale ha il diritto di giudicarlo.

I Fatti del Caso: Certificati Falsi e Graduatorie Scolastiche

Il caso ha origine da un’indagine che ha coinvolto la dirigente di un istituto scolastico paritario. Secondo l’accusa, la dirigente, in concorso con altri soggetti, avrebbe creato certificati falsi attestanti periodi di insegnamento mai svolti da dieci aspiranti docenti. Questi documenti sono stati poi utilizzati dagli aspiranti insegnanti per essere inseriti nelle graduatorie scolastiche della provincia di Foggia, ottenendo un punteggio maggiore e indebiti vantaggi.

A seguito delle indagini, il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) del Tribunale di Foggia ha emesso un’ordinanza cautelare applicando gli arresti domiciliari nei confronti della dirigente. Quest’ultima, tramite il suo difensore, ha impugnato il provvedimento davanti al Tribunale del Riesame, che ha però confermato la misura. La difesa ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando un errore nella determinazione della competenza territoriale.

La Questione sulla Competenza Territoriale per Falso

Il fulcro del ricorso si basava su un’unica, ma fondamentale, argomentazione: la violazione delle norme sulla competenza territoriale. Secondo la difesa, la condotta della dirigente si sarebbe esaurita con la creazione dei certificati falsi presso l’istituto scolastico, situato a Vairano Patenora (provincia di Caserta). Di conseguenza, il tribunale competente a giudicare sarebbe dovuto essere quello di Santa Maria Capua Vetere, e non quello di Foggia.

La tesi difensiva mirava a scindere la fase della falsificazione materiale dei documenti da quella successiva del loro utilizzo. La dirigente, secondo questa prospettiva, non avrebbe avuto contezza dell’uso che sarebbe stato fatto dei certificati, limitando la sua responsabilità al solo atto di falsificazione. L’accusa, al contrario, sosteneva che il reato contestato (falso ideologico per induzione in errore del pubblico ufficiale) si fosse consumato a Foggia, nel momento in cui i funzionari dell’Ufficio Scolastico Provinciale, tratti in inganno, avevano inserito i dati falsi nelle graduatorie.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno confermato la correttezza della decisione del Tribunale del Riesame, che aveva considerato la condotta della dirigente non come un atto isolato, ma come parte di un unico disegno criminoso finalizzato a ingannare i funzionari pubblici.

La Corte ha stabilito che, ai fini della determinazione della competenza territoriale per falso, non rileva il luogo in cui il documento è stato materialmente creato, bensì il luogo in cui si è verificato l’evento del reato. Nel caso del delitto di falso ideologico per induzione (artt. 48 e 479 c.p.), l’evento consiste nell’effettiva redazione dell’atto pubblico falso da parte del funzionario ingannato. Poiché le graduatorie scolastiche sono state compilate a Foggia, è lì che il reato si è consumato, radicando la competenza del Tribunale locale.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su una solida analisi della contestazione provvisoria e sui principi consolidati in giurisprudenza. In primo luogo, ha sottolineato che l’accusa non delineava due reati distinti (la falsificazione e l’uso), ma un’unica condotta criminosa in concorso tra più persone. Le indagini, comprensive di intercettazioni e sequestri, avevano dimostrato il contributo e la consapevolezza di tutti gli indagati, inclusa la dirigente, all’intero piano criminoso.

I giudici hanno richiamato importanti precedenti, tra cui una sentenza delle Sezioni Unite, che hanno chiarito come il delitto di falsa attestazione del privato (art. 483 c.p.) possa concorrere con quello di falsità per induzione in errore del pubblico ufficiale. La creazione del documento falso, in questi casi, non è un reato autonomo, ma un’attività strumentale al raggiungimento dell’obiettivo finale: trarre in inganno il funzionario. La condotta della dirigente, quindi, non poteva essere considerata esaurita con la mera creazione dei certificati, ma doveva essere vista come un anello fondamentale della catena che ha portato all’induzione in errore del pubblico ufficiale a Foggia.

Infine, la Corte ha ribadito che le regole sulla competenza si basano sui reati così come contestati. Poiché la contestazione provvisoria descriveva un delitto consumatosi a Foggia, e tale ricostruzione non appariva manifestamente illogica, la competenza del Tribunale di Foggia era stata correttamente stabilita sin dall’inizio, in applicazione del principio della perpetuatio iurisdictionis.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale per i reati contro la fede pubblica: per individuare il giudice competente, è decisivo il luogo in cui si realizza l’offesa al bene giuridico protetto. Nel caso della falsità per induzione, l’offesa si concretizza dove il pubblico ufficiale, ingannato, compie l’atto che altera la verità. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche: impedisce la frammentazione dei processi in casi di reati complessi e commessi in luoghi diversi, garantendo che a giudicare sia il tribunale del territorio dove si è prodotto il danno finale per la pubblica amministrazione. Per gli operatori del diritto, è un chiaro monito a considerare l’intero disegno criminoso e non solo i singoli atti che lo compongono.

In un reato di falso per induzione in errore, qual è il tribunale competente a giudicare?
Secondo la sentenza, il tribunale competente è quello del luogo in cui il pubblico ufficiale viene effettivamente ingannato e redige l’atto pubblico dal contenuto non veritiero. Questo luogo coincide con quello di consumazione del reato, indipendentemente da dove siano stati creati i documenti falsi.

La persona che crea un documento falso è sempre responsabile anche del suo utilizzo successivo?
La sentenza chiarisce che se la creazione del documento falso si inserisce in un piano criminoso unitario volto a ingannare un pubblico ufficiale, e vi è la prova della consapevolezza e del contributo del falsificatore a tale piano, egli risponde in concorso per il reato finale di induzione in errore e non solo per la falsificazione iniziale.

È possibile sollevare l’eccezione di incompetenza territoriale per la prima volta in Cassazione?
No. La sentenza chiarisce che il motivo di ricorso relativo all’incompetenza era ammissibile solo perché l’eccezione era già stata formulata dinanzi al Tribunale del riesame, lasciando intendere che non può essere sollevata per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati