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Competenza territoriale e sfruttamento del lavoro: Pavia

La Corte di Cassazione ha risolto un conflitto di competenza territoriale tra i Tribunali di Pavia e Pescara in un caso di sfruttamento del lavoro commesso da una cooperativa in diversi appalti. La Corte ha stabilito che ogni appalto con sfruttamento configura un reato distinto. La competenza è stata attribuita al giudice del luogo in cui è stato commesso il reato più grave, individuato in base al maggior numero di lavoratori sfruttati. Di conseguenza, è stato dichiarato competente il Tribunale di Pavia, dove si è verificato l’episodio più grave.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Territoriale e Sfruttamento del Lavoro: Vince il Luogo del Reato più Grave

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21021 del 2024, ha fornito chiarimenti cruciali sulla determinazione della competenza territoriale nei casi complessi di sfruttamento del lavoro. La decisione analizza un caso in cui una singola cooperativa era accusata di aver sfruttato lavoratori in diverse località italiane nell’ambito di distinti contratti d’appalto. La Corte ha stabilito che la competenza non segue la sede legale dell’azienda, ma il luogo effettivo dove si è consumato il reato più grave, identificato in base al numero di vittime.

I fatti del caso: Una Cooperativa, diversi appalti e il conflitto tra tribunali

Il caso trae origine da un’indagine su una cooperativa operante nel settore del trasporto sanitario, accusata di vari reati, tra cui lo sfruttamento di manodopera (art. 603-bis c.p.), associazione per delinquere e frode. Le condotte di sfruttamento si erano verificate in diverse città, tra cui Pavia e Pescara, nell’ambito di specifici appalti con le locali aziende sanitarie.

Il Tribunale di Pavia, inizialmente investito del processo, aveva declinato la propria competenza a favore del Tribunale di Pescara, sostenendo che lo sfruttamento fosse un unico reato abituale, la cui consumazione si sarebbe protratta fino all’ultimo episodio, avvenuto nel territorio di Pescara. Di parere opposto, il Giudice per l’udienza preliminare di Pescara sollevava un conflitto di competenza, ritenendo che si trattasse di reati distinti o, in alternativa, di un reato permanente la cui competenza andava radicata nel luogo del primo atto, cioè Pavia.

La questione sulla competenza territoriale e la pluralità di reati

Il nucleo della questione giuridica verteva sulla natura del reato di sfruttamento del lavoro e sulle sue conseguenze per la determinazione della competenza territoriale. Si doveva stabilire se molteplici episodi di sfruttamento, commessi dalla stessa entità ma in contesti geografici e contrattuali differenti, costituissero un unico reato o una pluralità di illeciti. Questa qualificazione è fondamentale, poiché le regole sulla competenza cambiano a seconda che si tratti di un reato unico o di più reati connessi.

La difesa degli imputati, inoltre, proponeva ulteriori criteri, come la sede operativa dell’azienda (nel milanese) o quella legale (nel pesarese), complicando ulteriormente il quadro.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha risolto il conflitto dichiarando la competenza del Tribunale di Pavia, sulla base di un’analisi rigorosa della normativa e dei fatti.

In primo luogo, la Corte ha chiarito che il reato di sfruttamento del lavoro si consuma nel luogo in cui avviene l’effettiva occupazione del lavoratore in condizioni di sfruttamento, a prescindere da dove sia stata formalizzata l’assunzione o dove si trovi la sede legale o operativa dell’impresa. Ciò che conta è il luogo materiale dell’offesa alla dignità del lavoratore.

In secondo luogo, e questo è il punto più rilevante, la Cassazione ha affermato che la diversità dei luoghi, delle vittime e dei contratti d’appalto esclude l’unicità del reato. Ogni appalto in cui si sono verificate condizioni di sfruttamento dà vita a un reato autonomo. Non si può parlare di un unico reato abituale quando le condotte illecite, pur riconducibili a un medesimo disegno criminoso, colpiscono persone diverse in contesti geografici e lavorativi distinti.

Stabilita la pluralità di reati, la Corte ha applicato le regole sulla connessione. La competenza per tutti i reati connessi appartiene al giudice competente per il reato più grave. Nel caso dello sfruttamento ex art. 603-bis c.p., la gravità non è determinata solo dalla pena detentiva, ma anche da quella pecuniaria, che è legalmente commisurata al numero di lavoratori reclutati. Di conseguenza, il reato più grave è quello commesso in relazione all’appalto che ha coinvolto il maggior numero di lavoratori sfruttati. Dagli atti processuali, questo appalto risultava essere quello eseguito nel circondario di Pavia.

Le conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione ha stabilito due principi fondamentali. Primo: lo sfruttamento del lavoro in diversi appalti costituisce una pluralità di reati. Secondo: la competenza territoriale in questi casi si determina in base al luogo di commissione del reato più grave, individuato attraverso il criterio del maggior numero di vittime. Questa decisione non solo risolve un complesso conflitto procedurale, ma offre anche uno strumento interpretativo chiaro per affrontare fenomeni criminali diffusi sul territorio nazionale, assicurando che il processo si svolga nel foro più strettamente collegato alla condotta di maggiore allarme sociale.

Dove si consuma il reato di sfruttamento del lavoro?
Il reato si consuma nel luogo in cui avviene l’effettiva occupazione del lavoratore in condizioni di sfruttamento, non dove si trova la sede legale dell’azienda o dove è stato firmato il contratto.

Più episodi di sfruttamento in appalti diversi costituiscono un unico reato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la diversità dei luoghi in cui avviene lo sfruttamento e delle vittime coinvolte, nell’ambito di contratti d’appalto distinti, configura una pluralità di reati autonomi.

Come si determina la competenza territoriale in caso di più reati di sfruttamento connessi?
La competenza spetta al giudice del luogo in cui è stato commesso il reato più grave. La gravità, in questo specifico reato, viene determinata in base al maggior numero di lavoratori che sono stati vittima di sfruttamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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