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Competenza territoriale: dove si giudica la pericolosità

La Corte di Cassazione ha rigettato un ricorso contro una misura di sorveglianza speciale, chiarendo i criteri per la determinazione della competenza territoriale. Secondo la Corte, per le misure di prevenzione, il tribunale competente è quello del luogo in cui la pericolosità sociale si manifesta concretamente. Nel caso di un’associazione sovversiva, questo coincide con la sua principale area operativa, e non necessariamente con la residenza del soggetto. È stato respinto anche il motivo relativo alla mancata partecipazione all’udienza, per assenza di una tempestiva richiesta.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Territoriale nelle Misure di Prevenzione: La Decisione della Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sul concetto di competenza territoriale nell’ambito delle misure di prevenzione, stabilendo un principio fondamentale: il giudizio sulla pericolosità sociale di un individuo deve radicarsi nel luogo in cui tale pericolosità si manifesta concretamente, e non dove risiede anagraficamente. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale volto a rendere più efficace l’azione di prevenzione dello Stato.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un soggetto sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per tre anni e sei mesi. La misura era stata disposta dal Tribunale di Napoli, e successivamente confermata dalla Corte d’Appello, in quanto l’individuo era stato ritenuto socialmente pericoloso per la sua presunta partecipazione, con ruolo apicale, a un’associazione sovversiva di stampo neonazista.

L’interessato ha proposto ricorso in Cassazione lamentando due principali violazioni di legge:

1. La violazione del diritto di difesa: Sosteneva di aver richiesto, dal carcere in cui era detenuto, di partecipare all’udienza, ma che la sua richiesta non fosse stata accolta, determinando la nullità del provvedimento.
2. L’incompetenza territoriale del Tribunale di Napoli: Secondo la difesa, il tribunale competente non sarebbe stato quello di Napoli, bensì quello nel cui circondario si erano svolti gli atti di proselitismo e dove il soggetto aveva la residenza.

La questione sulla competenza territoriale nelle misure di prevenzione

Il fulcro della controversia legale si è concentrato sulla corretta individuazione del giudice competente. Le misure di prevenzione non giudicano un fatto-reato specifico, ma una “condizione” di pericolosità sociale della persona. La difesa sosteneva che la competenza dovesse seguire criteri più formali, come la residenza. Tuttavia, la Procura e i giudici di merito avevano ritenuto che il criterio determinante fosse il luogo in cui l’associazione criminale operava e, di conseguenza, dove la pericolosità del soggetto si esprimeva con maggiore intensità.

La Partecipazione al Processo del Detenuto

Un altro aspetto cruciale era il diritto del soggetto, detenuto in un istituto fuori dalla circoscrizione del giudice, a partecipare al procedimento. La legge prevede tale possibilità, ma la subordina a una “tempestiva richiesta”. La difesa affermava che tale richiesta era stata inoltrata, rendendo nulla la decisione presa in assenza dell’interessato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, respingendo entrambi i motivi di doglianza con argomentazioni precise.

In primo luogo, riguardo alla mancata partecipazione all’udienza, i giudici di legittimità, esaminando gli atti processuali, non hanno trovato traccia di alcuna richiesta tempestiva da parte del detenuto. La legge è chiara nel richiedere un’istanza esplicita e presentata in tempo utile. In assenza di tale richiesta, non si verifica alcuna nullità e il contraddittorio si considera regolarmente assicurato dalla presenza del difensore.

In secondo luogo, e con maggiore rilevanza per i principi di diritto, la Corte ha rigettato l’eccezione di incompetenza territoriale. Ha ribadito un orientamento consolidato secondo cui la nozione di “dimora” del proposto, ai fini della competenza, non va intesa in senso anagrafico, ma come lo spazio fisico in cui si sono manifestate le condotte pericolose. La competenza si radica nel luogo dove la pericolosità sociale del soggetto si manifesta attualmente.

Nel caso specifico di appartenenza a un’associazione criminale qualificata (come quelle di tipo mafioso o sovversivo), il criterio prevalente è quello del luogo in cui si trova il centro organizzativo e decisionale del gruppo. Poiché le indagini avevano dimostrato che l’associazione operava “essenzialmente nella provincia di Napoli”, il Tribunale di Napoli è stato correttamente identificato come quello competente a decidere sulla misura di prevenzione. Il dato dirimente, ha spiegato la Corte, è il luogo di effettiva manifestazione della pericolosità, non quello formale di costituzione dell’organismo associativo.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio cardine del sistema delle misure di prevenzione: la valutazione della pericolosità sociale deve essere ancorata alla realtà fattuale. La competenza territoriale non è una mera questione formale, ma uno strumento per assicurare che l’intervento giurisdizionale sia mirato ed efficace, agendo lì dove il pericolo per la collettività è più concreto e attuale. Questa decisione conferma che, per contrastare fenomeni criminali complessi come le associazioni sovversive, il diritto deve guardare alla sostanza delle attività illecite e al loro impatto sul territorio.

Come si determina la competenza territoriale per le misure di prevenzione?
La competenza territoriale si determina in base al luogo in cui la pericolosità sociale del soggetto si manifesta concretamente al momento della decisione, che può essere anche diverso dalla sua residenza anagrafica. Si fa riferimento al concetto sostanziale di “dimora”, inteso come lo spazio fisico dove avvengono le manifestazioni di pericolosità.

Nel caso di appartenenza a un’associazione criminale, quale tribunale è competente per la misura di prevenzione?
In caso di pericolosità derivante dall’appartenenza a un’associazione criminale (mafiosa o, come nel caso di specie, sovversiva), la competenza del Tribunale si individua con riferimento al luogo in cui si trova il centro organizzativo e decisionale del gruppo, poiché è lì che si manifesta la capacità di intimidazione e la pericolosità dell’associazione stessa.

Un detenuto ha sempre diritto a partecipare all’udienza per una misura di prevenzione?
Un detenuto in un luogo posto fuori dalla circoscrizione del giudice ha diritto a partecipare all’udienza, ma deve farne “tempestiva richiesta”. In assenza di una richiesta esplicita e presentata in tempo utile, il procedimento è valido con la sola presenza del difensore e non si verifica alcuna nullità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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