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Competenza reati tributari: decide il luogo del reato

La Cassazione risolve un conflitto sulla competenza territoriale per reati tributari connessi (emissione di fatture false e dichiarazione fraudolenta). Viene stabilito che, in caso di pari gravità, la competenza spetta al giudice del luogo dove è stato commesso il primo reato, identificato sulla base della contestazione del PM, se non palesemente errata. Nel caso specifico, la competenza è del Tribunale del luogo di effettiva operatività dell’impresa, dove le fatture venivano emesse.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza territoriale reati tributari: la Cassazione fa chiarezza

Determinare il giudice territorialmente competente è un passo cruciale in ogni procedimento penale. La questione diventa particolarmente complessa quando si tratta di competenza territoriale per reati tributari, soprattutto in presenza di più illeciti connessi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti, risolvendo un conflitto tra tribunali e stabilendo un principio guida fondamentale: per il reato di emissione di fatture false, prevale il luogo di effettiva commissione del fatto.

I Fatti del Caso: un Rimpallo di Competenza tra Tribunali

Il caso nasce da un procedimento penale per reati fiscali a carico di un imprenditore, accusato di emissione di fatture per operazioni inesistenti (art. 8, D.Lgs. 74/2000) e di successiva dichiarazione fraudolenta (art. 2, D.Lgs. 74/2000).
La vicenda processuale si è arenata in un vero e proprio ‘rimpallo’ di competenze:

1. Il Tribunale di Spoleto, inizialmente investito del caso, si dichiarava incompetente, ritenendo che la competenza spettasse al Tribunale di Perugia. La motivazione si basava su un criterio sussidiario: non potendo determinare con certezza il luogo di emissione delle fatture, si doveva fare riferimento al luogo dove l’organo di polizia tributaria (la Guardia di Finanza di Gubbio, nel circondario di Perugia) aveva accertato il reato.
2. Il Tribunale di Perugia, a sua volta, declinava la competenza, rispedendo gli atti a Spoleto. Secondo i giudici perugini, il criterio applicabile era quello del domicilio fiscale del contribuente, che, pur essendo formalmente a Roma, coincideva di fatto con la sede operativa dell’impresa, situata a Foligno, nel circondario del Tribunale di Spoleto.

Dato il contrasto insanabile, la questione è stata rimessa alla Corte di Cassazione per la risoluzione del conflitto di competenza.

La Questione Giuridica sulla competenza territoriale per reati tributari

Il cuore del problema era stabilire quale criterio utilizzare per individuare il giudice competente in presenza di due reati tributari connessi e puniti con la stessa pena. Secondo le norme procedurali, in caso di pari gravità, la competenza è radicata presso il giudice del territorio in cui è stato commesso il primo reato.
Nel caso di specie, il primo reato contestato era l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Si doveva quindi decidere se la competenza dovesse essere determinata in base a:
– Il luogo di accertamento del reato (tesi del Tribunale di Spoleto).
– Il luogo del domicilio fiscale/sede operativa (tesi del Tribunale di Perugia).
– Il luogo della sede legale formale (tesi della difesa dell’imputato).

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha risolto il conflitto dichiarando la competenza del Tribunale di Spoleto, sulla base di un’analisi precisa delle norme e dei principi giurisprudenziali. Il ragionamento della Corte si è sviluppato attraverso i seguenti passaggi chiave:

1. Individuazione del reato principale: Dato che i reati di cui agli artt. 2 e 8 del D.Lgs. 74/2000 sono puniti con la stessa pena, si applica l’art. 16 c.p.p.: la competenza spetta al giudice competente per il reato commesso per primo. In questo caso, il reato di emissione di fatture false (art. 8) precedeva cronologicamente la dichiarazione fraudolenta (art. 2).

2. Esclusione del criterio del domicilio fiscale: La Corte ha chiarito un punto fondamentale: la norma speciale dell’art. 18, comma 2, D.Lgs. 74/2000, che lega la competenza al domicilio fiscale del contribuente, si applica solo ai reati dichiarativi (come l’art. 2), ma non al reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti (art. 8).

3. Applicazione della regola generale: Per il reato di cui all’art. 8, si deve applicare la regola generale del codice di procedura penale (art. 8 c.p.p.), che radica la competenza nel luogo di consumazione del reato.

4. Rilevanza del capo di imputazione: La Corte ha ribadito un principio consolidato: per determinare la competenza, il giudice deve basarsi sulle indicazioni contenute nel capo di imputazione formulato dal Pubblico Ministero, a meno che queste non contengano “errori macroscopici ed immediatamente percepibili”. Nel caso in esame, l’imputazione indicava chiaramente Foligno come luogo di commissione del reato. Questa indicazione non era affatto errata, anzi, era supportata da solidi elementi fattuali: la contabilità aziendale era stata trovata a Foligno, il conto corrente della società era acceso in una banca di Foligno e lo stesso legale rappresentante vi risiedeva. Foligno era, a tutti gli effetti, la sede operativa dove il reato si era consumato.

Le Conclusioni

La sentenza della Cassazione stabilisce che, per il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti, la competenza territoriale si determina in base al luogo di consumazione. Quest’ultimo va individuato primariamente sulla base di quanto contestato nell’imputazione, se supportato da elementi concreti che indicano il centro operativo e decisionale dell’impresa. Criteri sussidiari, come il luogo di accertamento del reato o il domicilio fiscale, entrano in gioco solo se è impossibile determinare il luogo di effettiva commissione. Viene così valorizzata la sostanza sulla forma, ancorando la giurisdizione al luogo dove l’attività criminale ha avuto concretamente origine.

In caso di reati tributari connessi e di pari gravità, quale tribunale è competente?
È competente il giudice del luogo dove è stato commesso il primo reato in ordine di tempo.

Per il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti (art. 8 D.Lgs. 74/2000), la competenza si determina in base al domicilio fiscale del contribuente?
No, la regola del domicilio fiscale del contribuente (art. 18, comma 2, D.Lgs. 74/2000) non si applica al reato di emissione di fatture false. Si applica la regola generale del luogo di consumazione del reato.

Quanto è vincolante l’indicazione del luogo del reato contenuta nel capo di imputazione per determinare la competenza?
L’indicazione è vincolante e deve essere seguita per determinare la competenza, a meno che non contenga errori rilevanti, macroscopici e immediatamente percepibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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