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Competenza per territorio: reati esteri e connessione

In un complesso caso di reati connessi, tra cui riciclaggio e frode, commessi in parte all’estero, la Corte di Cassazione ha stabilito la competenza per territorio del Tribunale di Milano. La decisione si fonda sul principio del ‘giudice naturale’, individuando la giurisdizione nel luogo in cui si è consumata una frazione del reato più grave (il riciclaggio tramite bonifico su un conto italiano), anche se l’azione è iniziata all’estero. Questa sentenza rafforza il criterio del locus commissi delicti rispetto a criteri suppletivi.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza per Territorio: la Cassazione fa luce sui Reati Connessi tra Italia ed Estero

La determinazione della competenza per territorio rappresenta una delle questioni preliminari più delicate nel processo penale. Essa stabilisce quale tribunale, in una specifica area geografica, abbia il diritto e il dovere di giudicare un determinato reato. La situazione si complica notevolmente quando ci si trova di fronte a reati connessi, alcuni dei quali commessi interamente all’estero e altri, almeno in parte, sul suolo nazionale. Con la sentenza in commento, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante chiave di lettura, privilegiando il collegamento effettivo tra il processo e il luogo del crimine.

I Fatti del Caso

Il procedimento trae origine da una complessa indagine su un’associazione a delinquere dedita a diverse attività illecite. Il fulcro dell’attività criminosa consisteva nella vendita di mascherine non commerciabili, con qualità diverse da quelle pattuite, a società private ed enti pubblici. I proventi di tali attività venivano poi oggetto di articolate operazioni di riciclaggio e autoriciclaggio, realizzate anche attraverso trasferimenti di denaro da conti correnti esteri (ad esempio, rumeni) a conti correnti italiani, in particolare a Milano.

La pluralità di reati contestati – dalla frode in commercio al falso, passando per reati fiscali, fallimentari e, soprattutto, riciclaggio – e la loro dimensione transnazionale hanno fatto sorgere un conflitto sulla competenza per territorio tra diversi uffici giudiziari.

La Questione sulla Competenza per Territorio

Il Tribunale di Busto Arsizio, investito della questione, ha rimesso la decisione alla Corte di Cassazione. Il dubbio interpretativo riguardava quale criterio applicare in presenza di reati connessi, di cui i più gravi (riciclaggio, punito fino a 20 anni di reclusione) erano stati in parte commessi all’estero.

Si fronteggiavano due principali orientamenti giurisprudenziali:
1. Un’interpretazione restrittiva che, per i reati commessi interamente all’estero, applica i criteri sussidiari dell’art. 10 cod. proc. pen. (residenza dell’imputato o luogo di prima iscrizione della notizia di reato). Questo approccio avrebbe radicato la competenza a Busto Arsizio.
2. Un’interpretazione costituzionalmente orientata che, in caso di connessione tra reati commessi in Italia e all’estero, fa prevalere il criterio del locus commissi delicti del reato più grave commesso, anche solo in parte, sul territorio nazionale, in ossequio al principio del ‘giudice naturale’ (art. 25 Cost.).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha aderito al secondo orientamento, dichiarando la competenza per territorio del Tribunale di Milano. La decisione si fonda sull’analisi del reato di riciclaggio contestato al capo 78, che prevedeva il trasferimento di denaro da un conto rumeno a un conto corrente acceso presso una banca a Milano.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito che il principio del ‘giudice naturale’ impone di privilegiare un collegamento ‘fisiologico’ tra il processo e il luogo in cui il reato si è manifestato. Questo legame non solo facilita la raccolta delle prove, ma assicura anche che la giustizia venga riaffermata nel contesto sociale violato.

Nel caso specifico del riciclaggio transfrontaliero tramite bonifico, i giudici hanno stabilito che il reato non si consuma interamente nel momento e nel luogo in cui viene disposto il trasferimento all’estero. La ricezione della somma di denaro sul conto corrente italiano costituisce una frazione essenziale della condotta dissimulatoria, integrante il reato di riciclaggio. Pertanto, l’operazione si considera commessa in parte anche in Italia, nel luogo di ricezione dei fondi.

Essendo il riciclaggio uno dei reati più gravi contestati e avendo individuato in Milano il luogo di parziale commissione dello stesso, la Corte ha applicato l’art. 16 cod. proc. pen. Questo articolo stabilisce che, in caso di procedimenti connessi, la competenza spetta al giudice competente per il reato più grave. Di conseguenza, la competenza dell’intero procedimento è stata radicata presso il Tribunale di Milano.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale in materia di competenza per territorio: in presenza di una pluralità di reati connessi, alcuni dei quali commessi all’estero, la giurisdizione va determinata in base al reato più grave che presenti un collegamento, anche parziale, con il territorio italiano. Questa interpretazione garantisce l’applicazione del criterio del locus commissi delicti, rafforzando il principio costituzionale del ‘giudice naturale’ e limitando il ricorso a criteri suppletivi e ‘artificiali’, come il luogo di prima iscrizione della notizia di reato.

Come si determina la competenza per territorio in caso di reati connessi, alcuni commessi in Italia e altri all’estero?
La competenza appartiene al giudice del luogo in cui è stato commesso, anche solo in parte, il reato più grave tra quelli contestati. Questo criterio prevale anche se altri reati, di pari o maggiore gravità, sono stati commessi interamente all’estero.

Quando un’operazione di riciclaggio tramite bonifico dall’estero si considera commessa in parte in Italia?
Il reato si considera commesso in parte in Italia quando il denaro di provenienza illecita viene materialmente ricevuto e accreditato su un conto corrente acceso presso un istituto di credito nazionale. Questo atto integra una frazione della condotta dissimulatoria che perfeziona il delitto.

Quale principio guida la Corte di Cassazione nella risoluzione di complessi conflitti di competenza?
La Corte ha privilegiato il principio costituzionale del ‘giudice naturale’ (art. 25 Cost.), che impone di radicare il processo nel luogo che ha un collegamento effettivo e ‘fisiologico’ con la commissione del reato (locus commissi delicti), per garantire un’amministrazione della giustizia più vicina ai fatti e al contesto sociale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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