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Competenza per territorio: Cassazione chiarisce le regole

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo, chiarendo i criteri per determinare la competenza per territorio in procedimenti con reati connessi, uno dei quali a carattere associativo e iniziato all’estero. La Corte ha stabilito che la competenza non va determinata con criteri residuali, ma individuando il luogo in Italia dove si è manifestata l’operatività della struttura criminale, correggendo l’approccio del tribunale del riesame.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza per territorio: la Cassazione detta le regole per i reati transnazionali

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 4751 del 2024, ha fornito un’importante chiarificazione sui criteri per stabilire la competenza per territorio nei procedimenti penali complessi, in particolare quando si è in presenza di un reato associativo la cui azione è iniziata all’estero. Questa decisione annulla un’ordinanza del Tribunale di Trento e rimette in discussione l’approccio seguito per l’individuazione del giudice competente.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’indagine per reati legati alla sottrazione al pagamento delle accise su prodotti energetici. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Trento aveva emesso un’ordinanza applicativa di una misura cautelare reale (sequestro preventivo) nei confronti di un imprenditore. La difesa dell’indagato ha proposto ricorso al Tribunale del riesame, contestando in primis la competenza per territorio del giudice di Trento e sostenendo che il foro competente dovesse essere individuato a Nola, sede legale della società coinvolta.

Il Tribunale del riesame ha rigettato la richiesta, confermando la competenza di Trento. Contro questa decisione, la difesa ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge nella determinazione del giudice competente.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza impugnata e rinviando gli atti al Tribunale di Trento per un nuovo esame. La Cassazione ha ritenuto fondato il motivo di ricorso relativo all’errata individuazione della competenza per territorio, censurando il ragionamento seguito dal giudice del riesame.

Il nucleo della decisione risiede nella corretta applicazione delle norme del codice di procedura penale (artt. 8, 9, 10 e 16) in presenza di una pluralità di reati connessi, tra cui spicca un delitto associativo considerato il più grave.

Le Motivazioni

Il Tribunale del riesame aveva commesso un errore fondamentale. Aveva ritenuto che, poiché la consumazione del reato associativo (il più grave) era iniziata all’estero, fosse impossibile determinarne il luogo di commissione secondo i criteri ordinari dell’art. 8 c.p.p. Di conseguenza, aveva erroneamente applicato le regole suppletive dell’art. 9 c.p.p., che si usano solo quando il luogo del reato è del tutto incerto.

La Corte di Cassazione ha smontato questa tesi, spiegando che la situazione era diversa e andava risolta diversamente. Ecco i punti chiave del ragionamento della Corte:

1. Reato commesso in parte all’estero: Quando un reato permanente, come quello associativo, inizia all’estero ma prosegue in Italia, non si applicano le regole suppletive. Si applica invece l’art. 10, comma 3, c.p.p., che a sua volta richiama gli artt. 8 e 9. La regola generale è che la competenza spetta al giudice del luogo in cui è stato commesso l’ultimo atto diretto a commettere il reato nel territorio italiano.

2. Criterio dell’effettività: Per individuare questo luogo, non basta guardare al pactum sceleris (l’accordo criminale iniziale), ma occorre un criterio di “effettività”. La competenza si radica nel luogo in cui si è concretamente manifestata e realizzata l’operatività della struttura criminale in Italia. Nel caso di specie, gli stessi atti di indagine indicavano la cittadina di Cerignola come la “cellula operativa” italiana del sodalizio, dove risiedevano i membri apicali e dove si svolgeva la fase finale dell’attività criminosa.

3. La competenza per connessione: Una volta individuato il giudice competente per il reato più grave (quello associativo), la sua competenza si estende, per connessione (art. 16 c.p.p.), anche a tutti gli altri reati-fine collegati, anche se commessi in luoghi diversi e da persone non facenti parte del sodalizio.

Il Tribunale del riesame dovrà quindi procedere a un nuovo esame, attenendosi a questi principi per stabilire correttamente la competenza per territorio, che con ogni probabilità non sarà quella di Trento.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza dei criteri principali per la determinazione della competenza per territorio e pone un freno all’uso improprio delle regole suppletive. Per i reati transnazionali, il focus deve essere posto sull’individuazione del primo luogo, in Italia, dove l’attività criminale ha avuto una manifestazione concreta e operativa. La decisione ha importanti implicazioni pratiche, garantendo che i procedimenti penali siano radicati presso il giudice naturale, cioè quello più vicino al luogo di effettiva commissione dei fatti, in conformità con i principi fondamentali del nostro ordinamento processuale.

Come si determina la competenza territoriale per un reato che inizia all’estero ma prosegue in Italia?
La competenza non viene stabilita con criteri residuali. Si deve applicare la regola prevista per i reati commessi in parte all’estero, che individua la competenza nel luogo in cui è stato compiuto l’ultimo atto del reato sul territorio italiano, basandosi su un criterio di effettiva operatività della struttura criminale.

In un procedimento con più reati connessi, quale reato determina la competenza del giudice?
In caso di connessione di reati, la competenza per territorio appartiene al giudice competente per il reato più grave. Una volta identificato tale giudice, la sua competenza si estende anche a tutti gli altri reati connessi.

Cosa succede se un giudice, poi dichiarato incompetente, emette una misura cautelare come un sequestro?
Il provvedimento cautelare emesso da un giudice incompetente mantiene una sua efficacia interinale (temporanea). La legge prevede meccanismi per cui, una volta dichiarata l’incompetenza, gli atti vengono trasmessi al pubblico ministero presso il giudice competente, che potrà richiedere nuove misure, garantendo così la continuità della tutela cautelare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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