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Competenza per riciclaggio: il primo atto decide il foro

La Corte di Cassazione ha risolto un conflitto di competenza per riciclaggio tra due tribunali, stabilendo un principio chiaro. La competenza territoriale si radica nel luogo dove avviene il primo atto concreto di trasferimento o reimpiego dei proventi illeciti, e non dove si compiono eventuali atti preparatori. La decisione si fonda sull’identificazione del reato più grave tra quelli contestati e sulla localizzazione della sua consumazione iniziale, confermando la giurisdizione del tribunale dove era avvenuta la prima cessione del bene di provenienza delittuosa.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza per Riciclaggio: la Cassazione Fa Chiarezza sul Foro Competente

Determinare quale tribunale debba giudicare un caso è uno dei primi e più cruciali passaggi di ogni processo penale. La questione diventa particolarmente complessa in presenza di reati come il riciclaggio, spesso caratterizzati da condotte frammentate su più territori. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un criterio fondamentale per risolvere la questione della competenza per riciclaggio, stabilendo che a prevalere è il luogo dove si realizza il primo, concreto atto di trasferimento dei beni di provenienza illecita.

I Fatti del Caso: Infedeltà Patrimoniale e Riciclaggio

Il caso nasce da un’operazione societaria complessa. Agli imputati veniva contestato, in primis, un reato di infedeltà patrimoniale (il cosiddetto ‘reato presupposto’). L’amministratore di una società aveva ceduto il complesso aziendale – comprensivo di stabilimento balneare, ristorante e discoteca – a un’altra società, a lui collegata, per un prezzo notevolmente inferiore al suo valore reale, agendo in palese conflitto di interessi.

I proventi di questa operazione illecita, costituiti dal complesso aziendale stesso, sono stati poi oggetto di successive operazioni di autoriciclaggio, riciclaggio e reimpiego. Attraverso una serie di passaggi, gli imputati avevano trasferito e reinvestito il bene in altre attività economiche per ‘ripulirne’ l’origine.

La Questione sulla Competenza per Riciclaggio

È sorto un conflitto tra due Tribunali per decidere chi avesse la giurisdizione sul caso. La difesa sosteneva la competenza del Tribunale di una città (qui definita ‘Alessandria’), dove era avvenuta un’operazione preliminare: l’acquisto di quote societarie che aveva permesso a uno degli imputati di ottenere il controllo necessario per poi orchestrare le operazioni successive.

Il Tribunale che aveva avviato il procedimento (‘Genova’), invece, ha sollevato la questione alla Corte di Cassazione. Per legge, quando ci sono più reati connessi, la competenza si determina in base al reato più grave. In questo caso, i reati di riciclaggio e reimpiego (capo D) erano i più gravi. La domanda cruciale era: dove si può considerare ‘consumato’ il reato di riciclaggio quando le azioni sono molteplici e avvengono in luoghi diversi?

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha risolto il dubbio con un ragionamento lineare e aderente a un principio di diritto consolidato. Ha chiarito che, ai fini della determinazione della competenza per riciclaggio, non si devono considerare gli atti ‘prodromici’, ovvero quelle azioni preparatorie che, sebbene funzionali al disegno criminoso, non costituiscono ancora la condotta tipica del reato.

L’acquisto delle quote societarie ad ‘Alessandria’, secondo la Corte, rientrava in questa categoria. Era un passo preliminare, ma non un atto di trasferimento o impiego del bene proveniente dal delitto presupposto. Il bene, in quel momento, era ancora nella disponibilità della società acquirente originaria.

Il primo vero atto di riciclaggio, ovvero la prima condotta che ha concretamente trasferito il bene ‘sporco’ per ostacolarne la tracciabilità, è stato identificato nella cessione successiva del complesso aziendale a una terza società. Questa operazione era avvenuta a ‘Genova’.

Citando un precedente specifico (sentenza Brotini, n. 38105/2021), la Corte ha ribadito che il reato di riciclaggio si considera consumato nel luogo in cui si realizza il primo segmento della condotta tipica, anche se l’intero piano criminale si svilupperà ulteriormente in altri luoghi e tempi.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione è di notevole importanza pratica. Stabilisce che per individuare il giudice competente nei complessi casi di riciclaggio, occorre focalizzarsi sulla prima operazione che realizza effettivamente l’occultamento o il trasferimento dei proventi illeciti. Questo criterio offre certezza giuridica e impedisce che la competenza possa essere determinata da atti meramente preparatori, che potrebbero essere strategicamente compiuti in fori diversi per eludere il giudice naturale.

Di conseguenza, la Corte ha dichiarato la competenza del Tribunale di ‘Genova’, luogo del primo atto consumativo, disponendo la restituzione degli atti per la prosecuzione del processo in quella sede.

Come si determina la competenza territoriale in caso di più reati connessi tra loro?
Secondo l’art. 16 del codice di procedura penale, la competenza si determina in base al reato più grave. Il giudice competente per il reato più grave lo è anche per tutti gli altri reati connessi.

Nei reati di riciclaggio, quale atto specifico determina il luogo di consumazione ai fini della competenza?
Il reato si considera consumato nel luogo dove si realizza il primo atto concreto che costituisce un segmento della condotta tipica (trasferimento, sostituzione o impiego dei beni illeciti), a prescindere da dove si siano svolti eventuali atti preparatori o successive fasi del piano criminoso.

Perché l’operazione di acquisto di quote societarie non è stata considerata rilevante per stabilire la competenza?
La Corte ha ritenuto quell’operazione un ‘atto prodromico’, ovvero un’azione preparatoria che non integrava ancora la condotta tipica del riciclaggio. Non consisteva in un trasferimento o reimpiego del bene di provenienza illecita, ma era solo un passaggio preliminare per acquisire il controllo necessario a compiere il reato vero e proprio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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