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Competenza giudice esecuzione: il principio cardine

La Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale sulla competenza del giudice dell’esecuzione. Con la sentenza in esame, ha stabilito che la competenza a decidere sull’esecuzione di una pena, come un ordine di demolizione, spetta al giudice che ha emesso la prima sentenza passata in giudicato la cui esecuzione è stata avviata. Tale competenza resta fissa in virtù del principio di ‘perpetuatio jurisdictionis’, anche in presenza di sentenze successive. Il ricorso di un cittadino è stato dichiarato inammissibile anche per mancanza di interesse, avendo la Corte già confermato in passato la legittimità della demolizione.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza del Giudice dell’Esecuzione: Il Principio “Chi Inizia, Finisce”

Quando una sentenza penale diventa definitiva, si apre una fase cruciale: quella dell’esecuzione. Ma chi è il giudice responsabile di sorvegliare questa fase, specialmente quando si accumulano più sentenze a carico della stessa persona? Una recente pronuncia della Corte di Cassazione fa luce su un principio fondamentale che governa la competenza del giudice dell’esecuzione: la perpetuatio jurisdictionis. Questo concetto, che potremmo tradurre come “la persistenza della giurisdizione”, stabilisce una regola chiara: il primo giudice che avvia l’esecuzione mantiene la competenza per tutto il processo. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Complesso Intreccio Giudiziario

Il caso nasce dal ricorso di un cittadino contro un’ordinanza della Corte di Appello di Napoli. Quest’ultima, in qualità di giudice dell’esecuzione, si era dichiarata incompetente a decidere su un ordine di demolizione di un manufatto abusivo, indicando come competente il Tribunale di Napoli, sezione distaccata di Ischia.

Il ricorrente sosteneva, invece, la competenza della Corte di Appello, in virtù di una sua precedente sentenza del 1997 che aveva unito, sotto il vincolo della continuazione, i reati oggetto di quel giudizio con altri giudicati in una sentenza del 1993. Secondo la sua tesi, l’esecuzione era iniziata solo nel 2015, dopo la sentenza della Corte d’Appello, e non nel 1994, come accertato dai giudici.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici supremi hanno confermato la correttezza della decisione della Corte di Appello, rigettando le argomentazioni del ricorrente. La Cassazione non solo ha ribadito la validità del principio di perpetuatio jurisdictionis, ma ha anche sottolineato la mancanza di un concreto interesse del ricorrente a contestare la competenza, dato che la legittimità dell’ordine di demolizione era già stata confermata in un precedente giudizio.

Le Motivazioni: Il Principio della Perpetuatio Jurisdictionis e la Competenza del Giudice dell’Esecuzione

Il cuore della motivazione risiede nell’applicazione dell’articolo 665, comma 4, del codice di procedura penale e nel principio consolidato della perpetuatio jurisdictionis. La Corte ha spiegato che la competenza del giudice dell’esecuzione si radica nel momento in cui il Pubblico Ministero avvia l’esecuzione della prima sentenza irrevocabile.

Nel caso specifico, la Corte di Appello aveva correttamente accertato che l’esecuzione della sentenza del Pretore di Ischia del 1993, divenuta irrevocabile nel 1994, era iniziata il 6 maggio 1994. Questo evento ha fissato in modo definitivo la competenza presso il giudice di primo grado (il Tribunale, ex Pretura), rendendo irrilevante la successiva sentenza della Corte di Appello del 1997. In altre parole, la competenza, una volta stabilita, non si sposta, anche se interviene un nuovo titolo esecutivo.

Inoltre, la Corte ha evidenziato un’ulteriore ragione di inammissibilità: la carenza di interesse del ricorrente. Un precedente ricorso, volto a contestare l’ordine di demolizione a seguito di un presunto permesso a costruire in sanatoria, era già stato dichiarato inammissibile dalla stessa Cassazione, che aveva accertato l’illegittimità di tale permesso. Di conseguenza, il ricorrente non aveva alcun interesse giuridicamente apprezzabile a contestare quale giudice dovesse sovrintendere a una demolizione già accertata come legittima e inevitabile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza offre due importanti lezioni pratiche:

1. Certezza della Competenza: Il principio della perpetuatio jurisdictionis garantisce stabilità e certezza nella fase esecutiva. Evita che la competenza possa essere continuamente messa in discussione a ogni nuova sentenza, assicurando che il procedimento esecutivo prosegua senza interruzioni dinanzi al giudice originariamente individuato.
2. Necessità dell’Interesse ad Agire: Per poter presentare un ricorso, non è sufficiente lamentare una presunta violazione di legge. È indispensabile dimostrare di avere un interesse concreto, attuale e giuridicamente rilevante. In assenza di tale interesse, come nel caso di specie dove la demolizione era già stata confermata, l’impugnazione è destinata a essere dichiarata inammissibile, con conseguente condanna alle spese e al pagamento di una sanzione pecuniaria.

Come si determina la competenza del giudice dell’esecuzione in caso di più sentenze di condanna per lo stesso soggetto?
La competenza si radica presso il giudice che ha emesso la sentenza divenuta irrevocabile per prima, a condizione che il Pubblico Ministero ne abbia avviato l’esecuzione. Questo principio, noto come “perpetuatio jurisdictionis”, fissa la competenza anche se successivamente intervengono altre decisioni giudiziarie.

La presentazione di un ricorso da parte di un’altra persona per lo stesso immobile crea una situazione di litispendenza?
No, la sentenza chiarisce che il ricorso presentato da un altro soggetto per lo stesso immobile non determina alcuna litispendenza, stante la diversità dei soggetti coinvolti nel procedimento.

È sufficiente contestare la competenza di un giudice per ottenere l’accoglimento di un ricorso?
No, non è sufficiente. Oltre a fondare la propria tesi su valide argomentazioni giuridiche, il ricorrente deve dimostrare di avere un interesse concreto e attuale a sostenere il ricorso. Nel caso di specie, la Corte ha rilevato la mancanza di tale interesse, poiché una precedente sentenza aveva già confermato la legittimità dell’ordine di demolizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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