LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Competenza giudice esecuzione: chi decide sui permessi?

Un condannato a lavori di pubblica utilità chiede un permesso per le ferie, ma la Corte d’Appello che ha emesso la sentenza e il Giudice di Sorveglianza del luogo di esecuzione si dichiarano entrambi incompetenti. La Corte di Cassazione interviene per risolvere il conflitto, stabilendo che la competenza del giudice dell’esecuzione spetta all’organo che ha pronunciato la condanna, in questo caso la Corte d’Appello, poiché la richiesta modifica le modalità esecutive della pena.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Giudice Esecuzione: La Cassazione Chiarisce Chi Decide sui Permessi per Pene Sostitutive

Quando un condannato sta scontando una pena sostitutiva, come i lavori di pubblica utilità, a chi deve rivolgersi per chiedere un’autorizzazione temporanea, ad esempio per le ferie? Questa domanda è al centro di una recente sentenza della Corte di Cassazione, che ha risolto un conflitto sulla competenza del giudice dell’esecuzione. La decisione chiarisce un punto fondamentale della procedura penale, evitando che il cittadino si trovi in un limbo burocratico a causa di uno stallo tra uffici giudiziari.

I Fatti del Caso: Il Conflitto tra Palermo e Udine

La vicenda ha origine da una sentenza della Corte di appello di Palermo, che aveva sostituito una pena detentiva con quella del lavoro di pubblica utilità. Al condannato era stato assegnato un ente in provincia di Udine per svolgere tale attività, con l’obbligo di rimanere nel territorio del Friuli Venezia Giulia.

Successivamente, il condannato ha presentato un’istanza alla stessa Corte di appello di Palermo per essere autorizzato ad allontanarsi temporaneamente dalla sua residenza in Friuli e trascorrere un periodo di ferie nella sua città d’origine, in Sicilia.

La Corte di appello di Palermo, però, si è dichiarata incompetente, sostenendo che la decisione spettasse al magistrato di sorveglianza del luogo in cui la pena veniva eseguita, cioè Udine, e ha trasmesso gli atti a quest’ultimo. A sua volta, il Giudice di sorveglianza di Udine ha ritenuto di non essere competente, indicando come tale proprio la Corte d’appello palermitana. Si è così creato un ‘conflitto negativo di competenza’, dove entrambi i giudici rifiutavano di decidere, rendendo necessario l’intervento della Corte di Cassazione per dirimere la questione.

La questione giuridica e la competenza del giudice dell’esecuzione

Il nucleo del problema risiede nell’individuare correttamente quale sia l’autorità giudiziaria competente a modificare le modalità di esecuzione di una pena sostitutiva. La richiesta del condannato, infatti, non era una semplice comunicazione, ma una vera e propria istanza di modifica temporanea delle prescrizioni imposte con la sentenza di condanna (in particolare, il divieto di allontanarsi dalla regione).

Secondo la normativa, le questioni che sorgono durante la fase esecutiva della pena sono di pertinenza del ‘giudice dell’esecuzione’. L’incertezza nasceva dal fatto se questo ruolo dovesse essere ricoperto dal giudice che ha emesso la condanna (la Corte d’Appello di Palermo) o da quello che territorialmente vigila sull’esecuzione della pena (il Magistrato di Sorveglianza di Udine).

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, decidendo sul conflitto, ha affermato con chiarezza un principio fondamentale. L’istanza presentata dal condannato rientra a pieno titolo tra le richieste di modifica delle modalità di esecuzione della pena sostitutiva, poiché incide su aspetti come i luoghi e gli obblighi connessi alla vita del condannato.

La Suprema Corte ha stabilito che, per decisioni di questo tipo, è legittimato a intervenire il giudice dell’esecuzione, che va identificato nel medesimo organo giudiziario che ha emesso la sentenza di condanna. Nel caso specifico, quindi, la competenza appartiene alla Corte di appello di Palermo. Questa corte, avendo pronunciato la sentenza che ha stabilito la pena e le sue modalità, è l’unica titolata a modificarle, seguendo le procedure previste dall’articolo 666 del codice di procedura penale.

Conclusioni

La sentenza analizzata è di grande importanza pratica. Essa chiarisce che per qualsiasi richiesta di modifica delle prescrizioni legate a una pena sostitutiva (come orari, luoghi, autorizzazioni temporanee), il condannato deve rivolgersi al giudice che ha emesso la sentenza (giudice della cognizione), il quale agisce in veste di giudice dell’esecuzione. Questa interpretazione garantisce certezza del diritto ed evita che il condannato venga rimbalzato tra uffici giudiziari diversi, con il rischio di paralizzare il procedimento e pregiudicare i suoi diritti. La decisione riafferma la centralità del giudice che ha definito il percorso sanzionatorio come figura di riferimento per tutta la durata della sua esecuzione.

Chi è il giudice competente a decidere sulle modifiche delle modalità di esecuzione di una pena sostitutiva come il lavoro di pubblica utilità?
Il giudice competente è il ‘giudice dell’esecuzione’, che si identifica con lo stesso organo giudiziario che ha pronunciato la sentenza di condanna e ha stabilito la pena sostitutiva. Nel caso di specie, la Corte di appello di Palermo.

Perché un’autorizzazione a viaggiare per ferie è considerata una modifica delle modalità di esecuzione della pena?
Perché tale richiesta incide direttamente sulle prescrizioni imposte con la sentenza, come l’obbligo di permanere in un determinato territorio, e riguarda aspetti essenziali della vita individuale del condannato legati all’esecuzione della pena (luoghi, connessioni familiari, etc.).

Cosa si intende per ‘conflitto negativo di competenza’ e come viene risolto?
Si verifica un conflitto negativo di competenza quando due o più giudici si dichiarano entrambi non competenti a decidere sulla medesima questione. Questa situazione di stallo processuale viene risolta dall’intervento della Corte di Cassazione, che individua quale dei giudici in conflitto sia quello competente e gli ordina di procedere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati