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Community fees: Chi paga? La Cassazione chiarisce

La Cassazione ha confermato la responsabilità civile del legale rappresentante di una società immobiliare per aver richiesto il pagamento di community fees ai promittenti acquirenti di immobili in costruzione a Dubai. Anche se il reato di truffa è prescritto, la Corte ha stabilito che tali oneri gravano solo sui proprietari effettivi e non su chi ha firmato un semplice contratto preliminare, condannando l’imputato al risarcimento dei danni.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Community Fees: La Cassazione Chiarisce Chi Deve Pagare

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un’interessante questione riguardante l’obbligo di pagamento delle cosiddette community fees in un contesto di compravendita immobiliare internazionale. Il caso verteva sulla legittimità della richiesta di tali oneri, simili alle nostre spese condominiali, avanzata da una società costruttrice nei confronti dei promittenti acquirenti di appartamenti in costruzione a Dubai. La decisione offre importanti spunti di riflessione sulla distinzione tra proprietario e semplice promittente acquirente e sulle conseguenze civili di un reato anche dopo la sua prescrizione.

Il Caso: La Richiesta di Pagamento delle Spese

I fatti riguardano il legale rappresentante di una società immobiliare che stava edificando un complesso residenziale a Dubai. La società aveva richiesto ai futuri acquirenti, che avevano stipulato un contratto preliminare, il versamento delle community fees per la gestione e manutenzione delle parti comuni, ancora prima che l’edificio fosse completato e che la proprietà degli immobili fosse loro trasferita.

I promittenti acquirenti si sono opposti, ritenendo la richiesta illegittima. La questione è finita in tribunale, dove al rappresentante della società è stato contestato il reato di tentata truffa. Sebbene il reato sia stato dichiarato estinto per prescrizione durante il giudizio di appello, la Corte ha dovuto comunque pronunciarsi sulla domanda di risarcimento dei danni avanzata dalle parti civili.

La Decisione della Corte: Responsabilità Civile Anche con Reato Prescritto

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’imputato, confermando la sua responsabilità civile. Anche in assenza di una condanna penale per via della prescrizione, i giudici hanno ritenuto che i fatti costituissero un illecito civile. Di conseguenza, hanno confermato la condanna al risarcimento dei danni in favore dei promittenti acquirenti e al pagamento delle spese legali.

La Corte ha applicato il principio, consolidato da recenti pronunce della Corte Costituzionale e delle Sezioni Unite, secondo cui il giudice, anche dopo la declaratoria di prescrizione del reato, è tenuto a valutare la sussistenza dei fatti per decidere sulle statuizioni civili, a meno che non emergano prove evidenti per un’assoluzione nel merito.

Le Motivazioni: Chi è Obbligato al Pagamento delle Community Fees?

Il fulcro della decisione risiede nella distinzione netta tra la posizione del promittente acquirente e quella del proprietario. La Corte ha chiarito che l’obbligo di contribuire alle spese per le parti comuni, come le community fees, sorge solo nel momento in cui si acquista un diritto reale sull’immobile, ovvero con il trasferimento effettivo della proprietà.

I semplici promittenti acquirenti, non avendo ancora perfezionato l’acquisto e non essendo quindi proprietari, non possono essere obbligati a pagare tali oneri. La loro posizione è quella di creditori di una prestazione (la consegna dell’immobile), non di titolari di un diritto di proprietà.

I giudici hanno inoltre sottolineato l’irrilevanza delle prove documentali prodotte dalla difesa dell’imputato. Si trattava di documenti in lingua straniera non autenticati e quindi privi di affidabilità probatoria. Al contrario, un documento proveniente dall’autorità immobiliare di Dubai (R.E.R.A.) confermava che l’obbligo di pagamento gravava sui proprietari delle unità vendute e sul costruttore per quelle invendute, escludendo implicitamente i promittenti acquirenti dalla categoria dei soggetti obbligati.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale del diritto immobiliare: gli oneri condominiali (o le equivalenti community fees) sono legati alla proprietà e non al mero impegno all’acquisto. Chi firma un contratto preliminare non è tenuto a farsi carico di queste spese fino a quando non diventa proprietario a tutti gli effetti con l’atto di compravendita definitivo. Inoltre, la decisione conferma che la prescrizione del reato non cancella l’illecito sul piano civile. La vittima di una condotta fraudolenta può ancora ottenere il risarcimento del danno subito, a patto che in giudizio si dimostri la sussistenza del fatto illecito, anche se non più penalmente punibile.

Chi è obbligato a pagare le ‘community fees’ per un immobile in costruzione?
Secondo la sentenza, l’obbligo di pagare le ‘community fees’ grava esclusivamente sul proprietario effettivo dell’immobile. I semplici promittenti acquirenti, che hanno firmato solo un contratto preliminare, non sono tenuti a versare tali oneri fino a quando non avviene il trasferimento della proprietà.

Se il reato si prescrive, è ancora possibile ottenere un risarcimento del danno?
Sì. La Corte ha confermato che, anche se il reato (in questo caso, tentata truffa) è estinto per prescrizione, il giudice deve comunque valutare i fatti per decidere sulle richieste di risarcimento del danno della parte civile. Se i fatti costituiscono un illecito civile, la responsabilità e il conseguente obbligo di risarcimento rimangono.

Quale valore ha la documentazione in lingua straniera non autenticata in un processo?
La sentenza chiarisce che copie informali e non autenticate di documenti in lingua straniera non possono essere considerate prove affidabili. Per avere valore probatorio, la documentazione proveniente dall’estero deve essere prodotta in modo conforme alle regole processuali, che tipicamente richiedono traduzioni giurate e legalizzazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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