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Commisurazione della pena: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la commisurazione della pena per spaccio di lieve entità. La Corte ha stabilito che la valutazione del giudice di merito è insindacabile se logicamente motivata, come nel caso di specie, dove la pena, seppur superiore al minimo, era giustificata dalla quantità dello stupefacente e dalla capacità a delinquere del soggetto.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Commisurazione della pena: i limiti al sindacato della Cassazione

La corretta commisurazione della pena è uno dei momenti più delicati del processo penale, in cui il giudice traduce la gravità di un fatto e la personalità dell’imputato in una sanzione concreta. Ma fino a che punto questa valutazione può essere contestata in Cassazione? Un’ordinanza recente ha ribadito i confini del sindacato di legittimità, dichiarando inammissibile un ricorso che contestava una pena ritenuta eccessiva per un caso di spaccio di lieve entità.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per violazione dell’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti, una fattispecie che punisce lo spaccio considerato di ‘lieve entità’. La Corte d’Appello aveva confermato la pena di un anno e otto mesi di reclusione e 2.000 euro di multa. L’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando che la pena base fosse stata fissata su un livello ‘sensibilmente superiore al minimo edittale’ senza una valutazione adeguata delle concrete modalità della condotta, che pure era stata qualificata come lieve.

La Decisione sulla Commisurazione della pena

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Secondo i giudici, il ricorso non si confrontava adeguatamente con la ratio decidendi della sentenza d’appello. La Corte territoriale, infatti, non aveva omesso la motivazione, ma anzi aveva ampiamente giustificato la sua decisione. La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire un principio consolidato: la valutazione degli elementi per la commisurazione della pena, ai sensi dell’art. 133 del codice penale, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Questo potere può essere censurato in sede di legittimità solo se la motivazione risulta manifestamente illogica, arbitraria o contraddittoria, cosa che non è avvenuta nel caso di specie.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato perché la decisione dei giudici d’appello non fosse affatto illogica. La pena, sebbene superiore alla media edittale, era stata ritenuta congrua sulla base di elementi specifici e ben ponderati:

1. Dato quantitativo e qualitativo: Lo stupefacente sequestrato era idoneo al confezionamento di un numero cospicuo di dosi (473 di eroina e 77 di cocaina), un dato che indica una certa gravità del fatto, pur rientrando nella fattispecie lieve.
2. Capacità a delinquere: L’imputato aveva commesso il reato mentre era già sottoposto alla misura cautelare del divieto di dimora per un’altra vicenda legata agli stupefacenti. Questo elemento, unito a una precedente condanna per fatti specifici, è stato correttamente valutato come un indice di una spiccata propensione a delinquere.

Di fronte a una motivazione così ancorata ai parametri dell’art. 133 c.p., il ricorso dell’imputato si è rivelato una mera richiesta di riconsiderazione del merito della decisione, un’operazione preclusa alla Corte di Cassazione. L’inammissibilità del ricorso ha comportato anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma che la commisurazione della pena è un’attività quasi esclusiva del giudice di merito. Per contestare efficacemente una pena in Cassazione, non è sufficiente lamentarne l’eccessività. È necessario dimostrare che la motivazione del giudice è viziata da un’evidente illogicità o da un’errata applicazione dei criteri legali. In assenza di tali vizi, il potere discrezionale del giudice rimane insindacabile, poiché basato su una valutazione complessiva degli elementi fattuali e personali emersi durante il processo.

Quando un ricorso per cassazione sulla determinazione della pena è considerato inammissibile?
Un ricorso è inammissibile quando non si confronta specificamente con la motivazione della sentenza impugnata o quando la valutazione del giudice di merito sulla pena è immune da vizi logici o da arbitrio. La Cassazione non può riesaminare nel merito la congruità della pena.

Quali elementi può considerare il giudice per stabilire una pena superiore al minimo previsto dalla legge?
Il giudice può basarsi sui criteri dell’art. 133 del codice penale, tra cui la gravità del reato (desunta, ad esempio, dalla quantità di stupefacente) e la capacità a delinquere del colpevole (valutata anche sulla base di precedenti penali o della violazione di misure cautelari).

La Corte di Cassazione può modificare la quantità della pena decisa nei gradi di merito?
No, la Corte di Cassazione non può modificare la pena. Il suo compito è verificare la legittimità della decisione, ossia controllare che il giudice di merito abbia applicato correttamente la legge e abbia fornito una motivazione logica e non contraddittoria per la sua scelta sanzionatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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