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Commisurazione della pena: la discrezionalità del giudice

Un imputato, condannato per lesioni personali, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un’errata commisurazione della pena. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito, se adeguatamente motivata.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Commisurazione della Pena: I Limiti del Sindacato della Cassazione

La determinazione della giusta punizione è uno dei compiti più delicati del giudice penale. Ma fino a che punto la sua decisione può essere contestata? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini della commisurazione della pena, ribadendo un principio consolidato: la valutazione del giudice di merito è ampiamente discrezionale e può essere messa in discussione solo in casi eccezionali. Questo articolo analizza la pronuncia, spiegando perché un ricorso basato unicamente sul disaccordo con la quantificazione della sanzione è destinato a fallire.

Il Caso in Esame: Dalla Condanna per Lesioni al Ricorso

La vicenda giudiziaria ha origine da una sentenza del Giudice di Pace, che aveva dichiarato un imputato colpevole del reato di lesioni personali, previsto dall’articolo 582 del codice penale. Ritenendo la pena inflitta eccessiva, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando la violazione dell’articolo 133 del codice penale. In sostanza, il ricorrente contestava il modo in cui il primo giudice aveva esercitato il suo potere di quantificare la pena, ritenendolo non conforme ai criteri di legge.

La Decisione della Cassazione: Il Principio della Discrezionalità del Giudice di Merito

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento: la graduazione della pena, inclusa la valutazione delle circostanze aggravanti e attenuanti, rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Quest’ultimo è l’unico a poter apprezzare direttamente gli elementi del processo e a ponderarli per arrivare a una pena equa e proporzionata.

Le Motivazioni della Scelta del Giudice nella commisurazione della pena

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella distinzione tra un controllo di legittimità e una nuova valutazione del merito. La Corte non può sostituire il proprio giudizio a quello del giudice che ha emesso la sentenza impugnata. Il suo compito è verificare che la decisione sia logicamente motivata e non viziata da errori di diritto.

L’Onere Argomentativo del Giudice

Secondo la Corte, il giudice di merito aveva correttamente adempiuto al suo onere di motivazione. Nella sentenza di primo grado, infatti, erano stati indicati gli elementi ritenuti decisivi per la determinazione della sanzione. La motivazione, seppur sintetica, era stata ritenuta congrua e sufficiente a giustificare la scelta compiuta, rendendo l’appello manifestamente infondato.

I Riferimenti Normativi: Gli Articoli 132 e 133 del Codice Penale

La discrezionalità del giudice non è arbitraria, ma guidata dai criteri enunciati negli articoli 132 e 133 del codice penale. Questi articoli impongono al giudice di tenere conto della gravità del reato (valutando la natura, i mezzi, l’oggetto, il tempo, il luogo e ogni altra modalità dell’azione) e della capacità a delinquere del colpevole (considerando i motivi, il carattere, i precedenti e la condotta di vita).

Le Conclusioni: Quando un Ricorso sulla Pena è Inammissibile?

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica: non è sufficiente essere in disaccordo con la pena inflitta per ottenere una sua riforma in Cassazione. Un ricorso sulla commisurazione della pena ha possibilità di successo solo se si dimostra che la motivazione del giudice è inesistente, palesemente illogica o contraddittoria. Al contrario, quando il giudice ha fornito una giustificazione adeguata, basata sui criteri di legge e sugli elementi emersi nel processo, la sua valutazione è insindacabile. La conseguenza per il ricorrente, in questi casi, è la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa dal giudice?
No, se la critica riguarda esclusivamente la valutazione del giudice sul quantum della pena. La determinazione della sanzione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Il ricorso è ammissibile solo se la motivazione è assente, contraddittoria o manifestamente illogica, non per un semplice disaccordo.

Cosa significa che un ricorso sulla commisurazione della pena è ‘manifestamente infondato’?
Significa che le ragioni dell’impugnazione sono così chiaramente prive di fondamento giuridico che la Corte di Cassazione lo dichiara inammissibile senza nemmeno esaminarlo nel dettaglio. Questo accade, come nel caso di specie, quando si contesta la discrezionalità del giudice senza evidenziare vizi logici o giuridici nella sua motivazione.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Come stabilito dall’ordinanza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione palesemente infondata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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