LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Combustione illecita rifiuti: ricorso inammissibile

Due individui hanno impugnato la loro condanna per il reato di combustione illecita di rifiuti in un vigneto, chiedendo l’annullamento della sentenza e, in subordine, l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni difensive generiche e ripetitive. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di escludere la particolare tenuità del fatto, data la notevole quantità di materiale combusto, la pericolosità dei fumi e il rischio di propagazione dell’incendio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Combustione Illecita di Rifiuti: Quando il Fatto Non è di ‘Particolare Tenuità’

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi sul tema della combustione illecita rifiuti, un reato ambientale di crescente rilevanza. La decisione offre importanti chiarimenti sui criteri per valutare la gravità del fatto, escludendo l’applicazione della causa di non punibilità per ‘particolare tenuità’ quando emergono concreti profili di pericolo. Analizziamo nel dettaglio questa pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda due persone condannate in primo e secondo grado per aver appiccato il fuoco a rifiuti all’interno di un vigneto, in violazione dell’art. 256-bis del D.Lgs. 152/2006. Le corti di merito, il Tribunale di Foggia prima e la Corte d’Appello di Bari poi, avevano ritenuto provata la loro responsabilità penale, condannandoli anche al risarcimento dei danni in favore di un’associazione ambientalista costituitasi parte civile. Gli imputati hanno quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione sia riguardo all’affermazione di colpevolezza sia al mancato riconoscimento della causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Tenuità del Fatto

La difesa degli imputati si basava su due argomenti principali:

1. L’insussistenza della loro responsabilità, contestando gli elementi che li collegavano al luogo del reato.
2. In subordine, la richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p., sostenendo che il fatto fosse di particolare tenuità e quindi non meritevole di sanzione penale.

La difesa, tuttavia, non ha convinto i giudici della Suprema Corte, i quali hanno rigettato le argomentazioni proposte, dichiarando il ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Combustione Illecita di Rifiuti

La Corte di Cassazione ha ritenuto le doglianze degli imputati come una mera riproposizione di argomenti già esaminati e motivatamente respinti dalla Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno sottolineato la solidità del quadro probatorio che aveva portato all’affermazione di responsabilità, evidenziando come la presenza degli imputati sul luogo dei fatti, sorpresi dagli operanti, fosse un elemento decisivo.

Il punto cruciale della decisione riguarda però il rigetto della richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha validato pienamente il ragionamento dei giudici di merito, i quali avevano escluso tale beneficio sulla base di elementi concreti e non astratti. Nello specifico, sono stati valorizzati:

* La quantità del materiale: Era stata data alle fiamme una notevole quantità di rifiuti, e altro materiale era pronto per essere bruciato.
* La pericolosità dei fumi: L’incendio aveva generato una ‘significativa e pericolosa colonna di fumo’.
* Il rischio di propagazione: Esisteva una concreta possibilità che le fiamme si estendessero alle piante del vigneto circostante.

Questi fattori, nel loro insieme, hanno delineato un quadro di offensività del reato tutt’altro che trascurabile, giustificando pienamente la decisione di non applicare l’art. 131-bis c.p.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: la valutazione della ‘particolare tenuità del fatto’ deve essere ancorata a un’analisi concreta e specifica delle circostanze del reato. Nel contesto della combustione illecita rifiuti, non si può prescindere da elementi come la quantità e la natura dei materiali bruciati, il pericolo generato dai fumi e il rischio di propagazione dell’incendio. La decisione della Cassazione conferma che, anche in assenza di un danno ambientale esteso, la creazione di una situazione di pericolo concreto è sufficiente per considerare il reato grave e meritevole della sanzione penale. Infine, la pronuncia offre anche un’interessante precisazione processuale, chiarendo che la parte civile, per ottenere la liquidazione delle spese in Cassazione in certi procedimenti, deve svolgere un’attività difensiva effettiva e non limitarsi al deposito di documenti.

Perché il ricorso degli imputati è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le argomentazioni presentate erano generiche e si limitavano a ripetere le stesse doglianze già esaminate e respinte con adeguata motivazione dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi specificamente con le ragioni della sentenza impugnata.

Quali elementi hanno impedito l’applicazione della causa di non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’?
L’applicazione dell’art. 131-bis c.p. è stata esclusa a causa di tre fattori specifici: la considerevole quantità di materiale già combusto e di quello pronto per essere bruciato, la pericolosità della colonna di fumo sprigionata e la concreta possibilità che l’incendio si propagasse alle piante del vigneto.

Perché la Corte ha rigettato la richiesta di liquidazione delle spese legali avanzata dalla parte civile?
La richiesta è stata rigettata perché, secondo un consolidato orientamento della Suprema Corte, nel procedimento in camera di consiglio che si conclude con una dichiarazione di inammissibilità, la parte civile ha diritto al rimborso delle spese solo se ha svolto un’effettiva attività processuale per contrastare il ricorso. In questo caso, la difesa della parte civile si era limitata a depositare le proprie conclusioni e la nota spese, attività ritenuta non sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati