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Coltivazione stupefacenti: quando si esclude il fatto lieve

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per coltivazione stupefacenti, respingendo il ricorso di un imputato. La sentenza chiarisce che per escludere l’ipotesi del fatto di lieve entità (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990) è necessaria una valutazione complessiva che include quantità, qualità della sostanza, modalità dell’azione e potenziale diffusività. La Corte ha inoltre ribadito che i giudici possono considerare elementi non contestati formalmente, come ulteriori piantine, per valutare il contesto generale dell’attività illecita, senza violare il principio di correlazione tra accusa e sentenza.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Coltivazione Stupefacenti: la Cassazione sui Limiti del Fatto Lieve

Una recente sentenza della Corte di Cassazione fornisce importanti chiarimenti sui criteri per valutare la gravità del reato di coltivazione stupefacenti. La pronuncia analizza i parametri per l’applicazione dell’ipotesi di lieve entità e il riconoscimento delle circostanze attenuanti, offrendo una guida preziosa per comprendere come i giudici interpretano la normativa in materia.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo condannato in primo grado e in appello per il reato di coltivazione di marijuana, ai sensi dell’art. 73, comma 4, del d.P.R. 309/1990. La condanna ammontava a un anno e quattro mesi di reclusione e 3.500 euro di multa.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su sei motivi, tra cui:
1. La violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza, poiché i giudici avevano considerato anche 17 piantine non menzionate nel capo d’imputazione.
2. Una motivazione viziata riguardo alla finalità di spaccio.
3. L’errata valutazione delle testimonianze.
4. Il mancato riconoscimento dell’ipotesi delittuosa di lieve entità (art. 73, comma 5).
5. Il mancato riconoscimento dell’attenuante del lucro di speciale tenuità.
6. Il diniego delle circostanze attenuanti generiche.

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo in parte infondato e in parte inammissibile.

Le motivazioni della Sentenza: l’analisi della coltivazione stupefacenti

La Suprema Corte ha esaminato punto per punto i motivi del ricorso, consolidando principi giurisprudenziali di notevole importanza pratica.

Correlazione tra Accusa e Sentenza e Valutazione delle Prove

Il primo motivo, relativo alla valutazione di 17 piantine non formalmente contestate, è stato ritenuto infondato. La Corte ha chiarito che non vi è violazione del diritto di difesa se il giudice considera elementi ulteriori non per fondare la responsabilità sul fatto non contestato, ma per trarre conclusioni su aspetti come l’intenzione e la portata dell’attività illecita. In questo caso, le piantine aggiuntive sono state viste come prova che la coltivazione stupefacenti era in una fase di “volontario ampliamento”, un elemento utile a qualificare la condotta complessiva senza modificare l’accusa originaria.

I motivi relativi alla valutazione delle prove e delle testimonianze sono stati dichiarati inammissibili, poiché la Cassazione non può riesaminare il merito dei fatti, ma solo verificare la correttezza logico-giuridica della motivazione.

I Criteri per Escludere il Fatto di Lieve Entità nella coltivazione stupefacenti

Di particolare interesse è la motivazione sul quarto motivo, riguardante il mancato riconoscimento del reato di lieve entità. La Corte ha ribadito che la valutazione deve essere globale e non può limitarsi al solo dato quantitativo. Il giudice deve considerare tutti gli elementi indicati dalla norma: i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione, nonché la quantità e qualità della sostanza.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato che il quantitativo (pari a 1480 dosi medie singole) e il contesto (che suggeriva un’ampia platea di potenziali acquirenti) indicavano una significativa potenzialità offensiva e diffusività, incompatibili con la fattispecie di lieve entità.

Il Diniego delle Circostanze Attenuanti

Anche i motivi relativi al mancato riconoscimento delle attenuanti sono stati respinti. Per quanto riguarda l’attenuante del lucro di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.), la Corte ha ritenuto logica la motivazione dei giudici di merito, che avevano escluso tale ipotesi basandosi sulla potenziale platea di vendita e sui prezzi di mercato, elementi che indicavano un lucro potenziale non trascurabile.

Infine, riguardo alle attenuanti generiche, la Cassazione ha ricordato un principio consolidato: la loro concessione non è un diritto dell’imputato ma una facoltà discrezionale del giudice. Mentre la concessione richiede una motivazione analitica, il diniego può essere giustificato semplicemente affermando l’assenza di elementi positivi meritevoli di considerazione, come avvenuto nel caso di specie.

Conclusioni

La sentenza ribadisce l’approccio rigoroso della giurisprudenza in tema di coltivazione stupefacenti. Per ottenere il riconoscimento del fatto di lieve entità, non è sufficiente dimostrare un uso parzialmente personale, ma è necessario che l’intera condotta, valutata in ogni suo aspetto, presenti un’offensività minima. Allo stesso modo, il diritto alla difesa non è violato se il giudice valuta elementi non contestati per comprendere il contesto, e l’ottenimento delle attenuanti generiche richiede la presenza di specifici elementi positivi, non essendo sufficiente la sola assenza di fattori negativi come precedenti penali.

Un giudice può considerare prove non incluse nel capo d’imputazione?
Sì, ma entro certi limiti. La Corte ha specificato che elementi non contestati formalmente (come delle piantine in più) possono essere usati non per condannare per un fatto diverso, ma per valutare il contesto e l’intenzione dell’imputato, come ad esempio la volontà di espandere l’attività illecita. Questo non viola il diritto di difesa se non modifica l’essenza dell’accusa.

Come si stabilisce se un caso di coltivazione di stupefacenti è di ‘lieve entità’?
La valutazione non si basa solo sulla quantità della sostanza. Il giudice deve analizzare complessivamente tutti gli elementi: i mezzi usati, le modalità dell’azione, le circostanze, la qualità e la quantità dello stupefacente. Nel caso esaminato, un quantitativo elevato (pari a 1480 dosi) e la presenza di un’ampia potenziale clientela hanno portato a escludere la lieve entità del fatto.

L’assenza di precedenti penali è sufficiente per ottenere le attenuanti generiche?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che la concessione delle attenuanti generiche non è automatica in assenza di elementi negativi. È necessario che emergano elementi positivi specifici, legati alla personalità dell’imputato o alle circostanze del reato, che giustifichino una riduzione della pena. La semplice assenza di precedenti non costituisce un elemento positivo sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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