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Coltivazione domestica: quando è reato? Cassazione

La Corte di Cassazione conferma la condanna per un individuo accusato di coltivazione domestica di cannabis. La presenza di due serre artigianali e un quantitativo di oltre 3 kg di sostanza stupefacente sono stati ritenuti elementi decisivi per escludere l’uso personale e configurare il reato, rendendo il ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Coltivazione Domestica: La Sottile Linea tra Uso Personale e Reato

La questione della coltivazione domestica di cannabis continua a essere un tema centrale nel dibattito giuridico. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i criteri per distinguere la coltivazione per uso personale, non punibile, da quella che integra il reato di produzione di sostanze stupefacenti. Analizziamo insieme questo caso per capire quando la coltivazione in casa diventa illegale.

I Fatti del Caso: Due Serre e Oltre 3 kg di Sostanza

Il caso riguarda un individuo condannato per aver coltivato nove piante di marijuana e detenuto un quantitativo totale di 3,377 kg della stessa sostanza. La coltivazione avveniva all’interno di due serre artigianali: una situata in un’area di pertinenza dell’abitazione e l’altra in un locale seminterrato.

La difesa aveva sostenuto che la coltivazione fosse destinata esclusivamente all’uso personale, evidenziando il carattere rudimentale delle attrezzature (una lampada, una ventola, terriccio e fertilizzanti) e la modesta quantità di principio attivo ricavabile dalle piante. Tuttavia, sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano ritenuto che le modalità della coltivazione e l’ingente quantitativo di sostanza detenuta escludessero la destinazione meramente personale, confermando la condanna per il reato previsto dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990.

La Decisione sulla coltivazione domestica

L’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge e un difetto di motivazione. In particolare, ha ribadito che la condotta rientrava nell’ambito della coltivazione per uso personale, data la natura domestica e le dimensioni ridotte dell’attività.

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno sottolineato come il ricorso si limitasse a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello, senza confrontarsi criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata. Questo, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, rende il ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha basato la sua decisione sui principi stabiliti dalle Sezioni Unite nella nota sentenza “Caruso” (n. 12348/2019). Secondo tale orientamento, la coltivazione domestica non è penalmente rilevante solo quando presenta le seguenti caratteristiche:

1. Forma domestica: L’attività deve svolgersi in un contesto casalingo.
2. Tecniche rudimentali: Devono essere impiegati metodi e strumenti semplici e non professionali.
3. Scarso numero di piante: Il numero di piante deve essere minimo.
4. Modestissimo quantitativo di prodotto: La quantità di principio attivo ricavabile deve essere molto bassa.

Nel caso di specie, la Corte di Appello aveva correttamente evidenziato che la presenza di due serre distinte e, soprattutto, l’enorme quantitativo di sostanza rinvenuta (oltre 3 kg) erano elementi incompatibili con una destinazione esclusivamente personale. Questi fattori indicavano una capacità produttiva superiore al fabbisogno individuale e, pertanto, una potenziale offensività per la salute pubblica, che è il bene giuridico tutelato dalla norma.

La Corte di Cassazione ha quindi confermato la logicità e la correttezza giuridica del ragionamento dei giudici di merito. La significatività del numero di serre e la quantità di stupefacente erano tali da superare ampiamente la soglia della coltivazione per uso personale, configurando a tutti gli effetti il reato contestato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un punto fondamentale: non tutta la coltivazione domestica è lecita. La liceità dipende da una valutazione complessiva che tiene conto non solo del numero di piante, ma anche delle tecniche utilizzate e, in modo determinante, della quantità di sostanza prodotta. Un quantitativo che supera palesemente il fabbisogno personale immediato viene interpretato come un indizio di destinazione allo spaccio, anche se non provato direttamente. Per chi coltiva in casa, è cruciale rimanere entro limiti minimi e rudimentali per evitare di incorrere in gravi conseguenze penali. La decisione sottolinea inoltre l’importanza di presentare in Cassazione motivi di ricorso nuovi e specifici, poiché la mera riproposizione di argomenti già respinti porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Quando la coltivazione domestica di marijuana è considerata reato?
Secondo la sentenza, la coltivazione domestica è considerata reato quando, per le modalità di svolgimento, le tecniche utilizzate e soprattutto la quantità di prodotto ricavabile, supera i limiti di un uso strettamente personale. Elementi come la presenza di più serre e un quantitativo di oltre 3 kg di sostanza sono stati ritenuti indicatori di un’attività illecita.

Un quantitativo di oltre 3 kg di marijuana può essere considerato per uso personale?
No. La Corte ha stabilito che un quantitativo così elevato (oltre 3 kg) è incompatibile con la destinazione al consumo personale e costituisce un elemento chiave per configurare il reato di coltivazione e detenzione di sostanze stupefacenti.

È possibile presentare un ricorso in Cassazione ripetendo gli stessi motivi dell’appello?
No, il ricorso per cassazione che si limita a riproporre le medesime argomentazioni già respinte nel giudizio di appello, senza confrontarsi in modo critico con le motivazioni della sentenza impugnata, viene dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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