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Coltello da cucina: quando è reato il porto ingiustificato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per il porto ingiustificato di un coltello da cucina. La difesa sosteneva che l’oggetto non fosse atto a offendere, ma la Corte ha ribadito che la valutazione non si limita alle dimensioni della lama, ma include tutte le circostanze del fatto e la personalità del soggetto.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Coltello da cucina fuori casa: quando scatta il reato?

Un coltello da cucina è un utensile comune, presente in ogni casa. Ma cosa succede se lo si porta con sé fuori dalle mura domestiche? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (Sez. 7 Penale, Num. 19848/2025) ci offre importanti chiarimenti, ribadendo che la valutazione sulla liceità del porto non si ferma alle caratteristiche dell’oggetto, ma si estende al contesto e alla persona.

I Fatti del Caso: una Condanna per un Coltello

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo, confermata sia in primo grado che in appello, per il reato previsto dall’art. 4 della legge n. 110 del 1975. L’imputato era stato trovato in possesso di un coltello da cucina con una lama di 10 centimetri, seghettata e priva di una punta acuminata. La condanna, ritenuta di giustizia dai giudici di merito, ha portato l’imputato a ricorrere per Cassazione.

Il Ricorso e la Difesa: non è uno Strumento Atto a Offendere

La difesa ha basato il suo unico motivo di ricorso sulla violazione e falsa applicazione della legge penale. Secondo il ricorrente, l’oggetto in questione non poteva essere classificato come strumento atto a offendere ai sensi della normativa. Si trattava, a suo dire, di un semplice coltello da cucina che, per le sue specifiche caratteristiche (lama dentata e assenza di punta), non rientrava nella categoria degli oggetti il cui porto è vietato senza un giustificato motivo. Inoltre, la difesa lamentava un vizio di motivazione da parte della Corte d’Appello.

La Decisione della Cassazione: il coltello da cucina e la sua valutazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno ritenuto le argomentazioni della difesa come una mera riproposizione di censure già esaminate e correttamente respinte nei precedenti gradi di giudizio. Il presunto vizio di motivazione è stato giudicato manifestamente infondato.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito un principio fondamentale: per stabilire se il porto di un oggetto come un coltello da cucina integri un reato, non è sufficiente analizzare solo le caratteristiche fisiche dell’oggetto stesso. Il giudice deve compiere una valutazione più ampia e complessa. La Corte territoriale, infatti, aveva correttamente sottolineato che, ai fini della configurabilità del reato, si deve tenere conto non solo delle dimensioni del coltello, ma anche di tutte le modalità del fatto e della personalità dell’agente. In altre parole, il contesto in cui l’oggetto viene portato, il luogo, l’ora, il comportamento della persona e i suoi eventuali precedenti sono tutti elementi cruciali per decidere se esista o meno un giustificato motivo.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un concetto chiave per tutti i cittadini: il porto ingiustificato di qualsiasi strumento che possa essere utilizzato per offendere è potenzialmente un reato. La natura di “utensile da cucina” di un coltello non costituisce di per sé una scriminante. La legge richiede un “giustificato motivo” per portare tali oggetti fuori dalla propria abitazione. Sarà il giudice, caso per caso, a valutare la validità di tale motivo basandosi su una visione complessiva della situazione. Questa decisione serve da monito: la valutazione della pericolosità non è legata all’oggetto in sé, ma all’uso potenziale che se ne può fare in un determinato contesto.

È sempre reato portare con sé un coltello da cucina?
No, non è sempre reato. Lo diventa quando il porto avviene fuori dalla propria abitazione senza un “giustificato motivo”. La liceità dipende dal contesto e dalle ragioni del porto, che vengono valutate dal giudice.

Quali elementi considera il giudice per decidere se il porto di un coltello è reato?
Il giudice non si limita a considerare le dimensioni o la forma della lama. La valutazione è complessiva e tiene conto di tutte le modalità del fatto (luogo, ora, circostanze) e della personalità di chi lo porta.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché riproponeva le stesse argomentazioni già esaminate e respinte dai giudici nei gradi di merito con motivazioni corrette. Inoltre, è stato considerato manifestamente infondato perché la presunta carenza di motivazione non trovava riscontro nella sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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