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Collusione militare: la Cassazione annulla l’assoluzione

La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio l’assoluzione di un ufficiale della Guardia di Finanza dall’accusa di collusione militare. La Corte ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, ritenendo che la Corte d’Appello non avesse adempiuto al proprio dovere di rivalutare in modo completo i fatti, come indicato in una precedente sentenza di annullamento. Secondo i giudici supremi, per il reato di collusione militare è sufficiente il semplice accordo illecito, a prescindere dal raggiungimento del fine fraudolento. È stato invece dichiarato inammissibile il ricorso dell’imputato contro la condanna per accesso abusivo a sistema informatico.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Collusione militare e Giudizio di Rinvio: la Cassazione Annulla Assoluzione

Con la recente sentenza n. 2129 del 2025, la Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione è intervenuta su un complesso caso giudiziario, fornendo chiarimenti cruciali sul reato di collusione militare e sui poteri e doveri del giudice nel giudizio di rinvio. La Corte ha annullato l’assoluzione di un ufficiale della Guardia di Finanza, accogliendo il ricorso del Procuratore Generale e rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo esame.

I Fatti del Processo

La vicenda vedeva coinvolto un Tenente Colonnello della Guardia di Finanza, accusato, tra le altre cose, di traffico di influenze illecite, collusione militare e accesso abusivo a sistema informatico. In particolare, le accuse di collusione si riferivano a un presunto accordo con alcuni imprenditori e la loro commercialista per ostacolare e sviare delle verifiche fiscali in corso, fornendo informazioni riservate, consigliando stratagemmi e ricevendo in cambio denaro e altre utilità.

Il percorso giudiziario è stato tortuoso. Il Tribunale di primo grado aveva condannato l’ufficiale per diversi reati. In seguito, la vicenda era giunta una prima volta in Cassazione, che aveva annullato la sentenza d’appello con rinvio, ravvisando lacune motivazionali e invitando i giudici a una più attenta ricostruzione dei fatti, specialmente riguardo alla distinzione tra traffico di influenze e collusione militare.

La Corte d’Appello, nel giudizio di rinvio, aveva però assolto l’imputato dai reati più gravi, inclusa la collusione, residuando la sola condanna per l’accesso abusivo a sistema informatico. Contro questa nuova sentenza hanno proposto ricorso sia il Procuratore Generale, lamentando l’errata assoluzione per la collusione, sia l’imputato, contestando la misura della pena per il reato residuo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato entrambi i ricorsi, giungendo a conclusioni opposte:

1. Accoglimento del ricorso del Procuratore Generale: La Cassazione ha ritenuto fondate le censure della Procura. Ha stabilito che la Corte d’Appello ha erroneamente interpretato il mandato ricevuto dalla precedente sentenza di annullamento, giungendo a un’assoluzione con una motivazione definita “del tutto apparente”. Di conseguenza, la sentenza è stata annullata limitatamente al capo d’imputazione per collusione militare, con rinvio per un nuovo giudizio.

2. Inammissibilità del ricorso dell’imputato: Tutti i motivi presentati dalla difesa, inclusi quelli relativi alla dosimetria della pena e un motivo nuovo basato su un recente mutamento giurisprudenziale, sono stati giudicati inammissibili.

Le Motivazioni: Il Ruolo del Giudice di Rinvio nella collusione militare

Il cuore della sentenza risiede nelle motivazioni che hanno portato all’annullamento dell’assoluzione. La Cassazione ha chiarito con forza i principi che governano il giudizio di rinvio e la configurazione del reato di collusione militare.

Secondo gli Ermellini, la Corte d’Appello ha commesso un errore fondamentale: ha letto la precedente sentenza di annullamento in modo parziale e riduttivo. Invece di procedere a una completa e autonoma rivalutazione di tutto il materiale probatorio, come richiesto, si è limitata a prendere atto dell’assenza di alcuni elementi tipici del traffico di influenze, senza però verificare se le stesse condotte potessero integrare il diverso reato di collusione. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il delitto di collusione militare si perfeziona con il semplice accordo tra il militare e il soggetto estraneo finalizzato a frodare la finanza, anticipando la soglia della punibilità a un momento precedente rispetto all’effettiva realizzazione della frode. Il giudice di rinvio, quindi, avrebbe dovuto esaminare nel dettaglio le prove (come le dichiarazioni testimoniali) che in primo grado avevano portato alla condanna, per verificare l’esistenza di tale accordo illecito. La sua motivazione, invece, è risultata carente, non confrontandosi adeguatamente con le argomentazioni della sentenza di primo grado e con le indicazioni della Cassazione.

Per quanto riguarda il ricorso dell’imputato, la Corte lo ha dichiarato inammissibile per diverse ragioni. La contestazione sulla pena è stata respinta poiché la sanzione inflitta era inferiore alla media edittale e la motivazione, seppur sintetica, faceva legittimo riferimento alla gravità del fatto, accentuata dall’alto grado rivestito dall’ufficiale. Il motivo nuovo, che invocava un recente orientamento delle Sezioni Unite più favorevole (cd. sentenza Boenzi), è stato giudicato precluso, in quanto la questione dell’elemento soggettivo del reato informatico non era mai stata sollevata nei precedenti gradi di giudizio per quel specifico capo d’imputazione.

Conclusioni: Principi di Diritto e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, cristallizza la natura del reato di collusione militare come reato di pericolo e di accordo, la cui esistenza non dipende dal successo del piano fraudolento. In secondo luogo, delinea con precisione i confini del giudizio di rinvio: il giudice non è un mero esecutore, ma ha il dovere di effettuare una nuova e completa analisi del fatto, all’interno della cornice dei principi di diritto fissati dalla Cassazione. Un’assoluzione che “ribalta” una precedente condanna, specialmente in sede di rinvio, richiede una motivazione rafforzata e non apparente. Infine, la decisione ribadisce il rigore processuale in tema di impugnazioni: i motivi di ricorso devono essere specifici e tempestivi, poiché la possibilità di introdurre nuove questioni, anche alla luce di mutamenti giurisprudenziali, è fortemente limitata dal principio di preclusione.

Qual è la principale caratteristica del reato di collusione militare evidenziata dalla sentenza?
La sentenza chiarisce che il reato di collusione militare si perfeziona con il semplice accordo illecito tra il militare e un soggetto esterno, finalizzato a frodare la finanza. Non è necessario che la frode venga effettivamente portata a termine; la soglia di punibilità è anticipata al momento stesso del patto.

Quali sono i doveri del giudice nel giudizio di rinvio secondo la Cassazione?
Il giudice del rinvio non deve limitarsi a eseguire passivamente le indicazioni della Cassazione, ma deve compiere un nuovo e completo esame del materiale probatorio. Ha il potere e il dovere di ricostruire autonomamente i fatti, applicando i principi di diritto enunciati dalla Corte Suprema, senza essere vincolato dalle valutazioni della sentenza annullata.

Perché il motivo nuovo presentato dall’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il motivo nuovo, basato su un mutamento giurisprudenziale favorevole, è stato ritenuto inammissibile perché la questione giuridica sottostante (relativa all’elemento psicologico del reato di accesso abusivo) non era stata sollevata nel ricorso originario per quel capo d’imputazione. La presentazione di motivi nuovi non può sanare l’inammissibilità del ricorso principale né introdurre censure su punti ormai preclusi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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