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Colloqui telefonici 41-bis: limiti e modalità

Un detenuto in regime speciale ha richiesto di poter effettuare le telefonate ai familiari da una caserma e di estenderne la durata. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che i colloqui telefonici 41-bis devono avvenire presso istituti penitenziari per garantire la sicurezza e l’identificazione. La durata resta fissata in dieci minuti, come da normativa, e non può essere equiparata a quella delle visite di persona, sottolineando la priorità delle esigenze di sicurezza associate a tale regime detentivo.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Colloqui telefonici 41-bis: la Cassazione conferma le regole su luogo e durata

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33628 del 2024, è tornata a pronunciarsi sulle rigide regole che disciplinano i colloqui telefonici 41-bis, il regime detentivo speciale. La decisione ribadisce la centralità delle esigenze di sicurezza, confermando che le telefonate devono avvenire da istituti penitenziari e che la loro durata non è equiparabile a quella dei colloqui visivi. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Detenuto

Un detenuto sottoposto al regime speciale previsto dall’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario aveva presentato un reclamo al Tribunale di Sorveglianza. La sua richiesta era duplice:

1. Ottenere l’autorizzazione a svolgere i colloqui telefonici con i propri familiari presso una stazione dei Carabinieri vicina alla loro residenza, anziché recarsi presso l’istituto penitenziario di Lucera.
2. Chiedeva che la durata di tali conversazioni telefoniche, sostitutive del colloquio visivo, fosse equiparata a quella di quest’ultimo.

Sia il Magistrato di Sorveglianza prima, sia il Tribunale di Sorveglianza poi, avevano rigettato le sue richieste. Il detenuto ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo e confermando le decisioni dei gradi precedenti. La sentenza ha stabilito che le modalità richieste dal detenuto non sono previste dalla normativa vigente e che le restrizioni imposte dal regime 41-bis sono legittime e giustificate da superiori esigenze di sicurezza pubblica.

Le Motivazioni: Sicurezza e Normativa sui colloqui telefonici 41-bis

La Corte ha basato la sua decisione su due argomenti principali, uno relativo al luogo dei colloqui e l’altro alla loro durata.

Luogo dei colloqui: solo istituti penitenziari

La Cassazione ha chiarito che la normativa penitenziaria, e in particolare una circolare del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), stabilisce chiaramente che i colloqui telefonici devono avvenire presso l’istituto penitenziario più vicino alla residenza del familiare. Lo scopo di questa previsione è duplice:

* Garantire l’identità certa dell’interlocutore: solo all’interno di una struttura carceraria è possibile effettuare controlli rigorosi per accertare che la persona al telefono sia effettivamente il familiare autorizzato.
* Prevenire contatti con soggetti non autorizzati: il regime 41-bis è finalizzato a recidere ogni legame del detenuto con l’organizzazione criminale di appartenenza. Permettere telefonate da luoghi non controllati come una caserma aumenterebbe il rischio di interlocuzioni illecite.

La Corte ha inoltre precisato che la possibilità di effettuare colloqui da stazioni dei Carabinieri era stata una misura eccezionale, consentita solo durante l’emergenza sanitaria da Covid-19, e non rappresenta una modalità ordinaria.

Durata dei colloqui: nessuna deroga

Anche la seconda doglianza, relativa alla durata delle telefonate, è stata respinta. La Corte ha evidenziato che la disciplina sulla durata dei colloqui telefonici è contenuta nel Regolamento Penitenziario (d.P.R. n. 230/2000) e prevede un limite standard di dieci minuti per tutti i detenuti, senza distinzioni.

Non esiste alcuna norma che consenta di equiparare la durata di una telefonata (anche se sostitutiva del colloquio visivo) a quella della visita di persona. Il legislatore ha previsto presupposti e modalità differenti per le due forme di contatto, e questa differenza trova la sua giustificazione proprio nelle superiori ragioni di sicurezza che caratterizzano il regime speciale. Non si tratta, quindi, di una discriminazione, ma di una scelta ponderata per salvaguardare l’ordine pubblico.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

La sentenza in esame rafforza il principio secondo cui le restrizioni imposte dal regime 41-bis, sebbene incidano sui diritti dei detenuti, sono legittime quando rispondono a precise e inderogabili esigenze di prevenzione e sicurezza. La Corte di Cassazione ha riaffermato che le modalità di esecuzione dei colloqui telefonici 41-bis non sono a discrezione del singolo istituto o del detenuto, ma sono rigidamente normate per evitare qualsiasi potenziale falla nel sistema di controllo. Per i familiari, ciò significa che l’unico luogo designato per le telefonate resta l’istituto penitenziario più vicino, e la durata del contatto rimane fissata nel limite massimo di dieci minuti, senza possibilità di estensione.

Un detenuto in regime 41-bis può effettuare i colloqui telefonici con i familiari da una caserma dei Carabinieri invece che da un carcere?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la normativa vigente, in particolare le circolari del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, prevede che i colloqui avvengano presso l’istituto penitenziario più vicino al familiare. Questa regola serve a garantire la certa identificazione dell’interlocutore e a prevenire contatti con soggetti non autorizzati. L’uso delle caserme è stata un’eccezione limitata al periodo dell’emergenza Covid-19.

La durata dei colloqui telefonici per un detenuto in 41-bis può essere equiparata a quella di un colloquio visivo?
No. La durata dei colloqui telefonici è fissata in dieci minuti per tutti i detenuti dal Regolamento Penitenziario (d.P.R. 230/2000) e non sono previste deroghe. La Corte ha chiarito che non vi è alcuna base normativa per estendere la durata della telefonata a quella del colloquio visivo, poiché si tratta di due diverse forme di contatto regolate da presupposti differenti, giustificati da ragioni di sicurezza.

Perché le regole per i colloqui telefonici 41-bis sono così rigide?
Le regole sono rigide per rispondere alle finalità del regime 41-bis, ovvero impedire qualsiasi forma di comunicazione tra il detenuto e l’organizzazione criminale di appartenenza. Il controllo sul luogo (istituto penitenziario) e sulla durata (dieci minuti) dei colloqui telefonici è considerato uno strumento essenziale per prevenire il pericolo di interlocuzioni illecite e per salvaguardare la sicurezza pubblica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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