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Colloqui premiali detenuti: quando si applica la norma

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un detenuto in regime di ergastolo, il quale contestava l’applicazione di una normativa più restrittiva sul numero di visite e telefonate entrata in vigore dopo l’inizio della sua detenzione. Il caso verteva sui cosiddetti colloqui premiali detenuti. La Corte ha stabilito che la nuova disciplina, anche se peggiorativa, si applica legittimamente a chi, al momento della sua entrata in vigore, non stava già godendo del beneficio più favorevole previsto dalla normativa precedente, rendendo irrilevante la data di inizio della carcerazione.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Colloqui Premiali Detenuti: La Cassazione e l’Applicazione delle Nuove Norme

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema delicato nell’ambito del diritto penitenziario: l’applicazione di normative più restrittive a situazioni di detenzione iniziate in un’epoca precedente. Al centro della questione vi sono i colloqui premiali detenuti, un istituto che, sebbene abrogato, continua a generare contenziosi sull’applicabilità delle norme nel tempo. La decisione chiarisce un principio fondamentale: una nuova disciplina penitenziaria si applica anche a chi è detenuto da prima della sua entrata in vigore, a meno che non stesse già concretamente fruendo del beneficio che la nuova legge va a modificare.

Il Caso: Un Detenuto di Lunga Data e la Richiesta di Più Colloqui

Il ricorrente, un uomo condannato all’ergastolo e detenuto ininterrottamente dal 1991, si è visto respingere la richiesta di essere ammesso al regime comune per quanto riguarda i colloqui visivi e telefonici con i familiari. La sua domanda era stata negata prima dal direttore del carcere, poi dal Magistrato di sorveglianza e infine dal Tribunale di sorveglianza di Torino. Il motivo del rigetto risiedeva nell’applicazione del D.P.R. n. 230 del 2000, che per i detenuti condannati per reati ostativi (come nel suo caso) limita il numero di colloqui mensili a quattro e le telefonate a due. Il detenuto sosteneva l’illegittimità di tale decisione, argomentando che la norma, entrata in vigore nel 2000, non potesse essere applicata retroattivamente alla sua situazione, iniziata quasi un decennio prima.

La Decisione della Cassazione sui Colloqui Premiali Detenuti

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione del Tribunale di sorveglianza. La sentenza ha stabilito che la nuova e più restrittiva disciplina sui colloqui doveva essere applicata anche al ricorrente. Il punto cruciale della decisione non è la data di inizio della detenzione o della commissione del reato, bensì la situazione di fatto esistente al momento del cambio normativo.

Il Principio “Tempus Regit Actum” nel Diritto Penitenziario

Il diritto penitenziario, che regola le modalità di esecuzione della pena, segue il principio del tempus regit actum, secondo cui la legge applicabile è quella in vigore al momento in cui l’atto (in questo caso, la fruizione dei colloqui) si compie. La Corte ha ribadito che le modifiche normative in materia di trattamento penitenziario, anche se peggiorative, non violano il principio di irretroattività della legge penale, poiché non incidono sulla definizione del reato o sull’entità della pena, ma solo sulle sue modalità esecutive.

Le Motivazioni: Il Principio Determinante della Fruizione Effettiva

Il cuore della motivazione della Cassazione risiede nella disamina del concetto di colloqui premiali detenuti. La normativa precedente al 2000 prevedeva la possibilità di concedere colloqui aggiuntivi come premio per la buona condotta. Con l’entrata in vigore del nuovo regolamento (D.P.R. 230/2000), questo istituto è stato abrogato. Tuttavia, una circolare del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (D.A.P.) del 3 novembre 2000 aveva introdotto una clausola di salvaguardia: i detenuti che, alla data del 6 settembre 2000, già usufruivano di un numero maggiore di colloqui (ad esempio sei colloqui personali e quattro telefonici) in ragione dei “colloqui premiali” potevano continuare a goderne.

Nel caso di specie, è stato accertato che il ricorrente, alla data rilevante, non fruiva di alcun colloquio premiale. Di conseguenza, non rientrava nella tutela della clausola di salvaguardia. La sua situazione, pertanto, è stata correttamente disciplinata dalla nuova normativa, che non ha sottratto un beneficio di cui egli già godeva, ma ha semplicemente regolamentato ex novo il regime dei colloqui per la sua categoria di detenuti. Il fatto che fosse detenuto dal 1991 è stato ritenuto irrilevante, poiché ciò che contava era la mancata fruizione del beneficio al momento della transizione normativa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un importante principio interpretativo: le modifiche alle norme sull’ordinamento penitenziario si applicano immediatamente a tutti i detenuti, indipendentemente dall’epoca di inizio della loro detenzione. L’unica eccezione riguarda i diritti quesiti, ovvero quei benefici che un detenuto stava già concretamente ed effettivamente godendo prima del cambio di legge. Per i colloqui premiali detenuti, la linea di demarcazione è netta: solo chi ne beneficiava attivamente prima dell’abrogazione dell’istituto ha potuto mantenerli. Per tutti gli altri, compresi coloro che erano già in carcere da anni ma non avevano ottenuto tali benefici, si applica senza deroghe la disciplina vigente.

Una nuova norma penitenziaria più restrittiva sui colloqui può essere applicata a un detenuto la cui carcerazione è iniziata prima della sua entrata in vigore?
Sì. Secondo la Corte, ciò che conta non è la data di inizio della detenzione, ma se il detenuto stesse già godendo del beneficio più favorevole al momento del cambio normativo. Se non ne godeva, la nuova disciplina, anche se peggiorativa, si applica correttamente.

Cosa sono i “colloqui premiali” menzionati nella sentenza?
Erano colloqui aggiuntivi concessi ai detenuti in base alla normativa precedente al D.P.R. 230/2000. Una circolare aveva stabilito che chi già ne usufruiva potesse mantenerli anche dopo l’entrata in vigore del nuovo regolamento che, di fatto, li aboliva.

Perché il ricorso del detenuto è stato respinto?
Il ricorso è stato respinto perché è stato accertato che il detenuto, alla data di entrata in vigore del nuovo regolamento di esecuzione (D.P.R. 230/2000), non stava fruendo dei “colloqui premiali”. Di conseguenza, non poteva beneficiare della clausola di salvaguardia e la nuova disciplina più restrittiva è stata correttamente applicata nei suoi confronti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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