LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Colloqui detenuti in dialetto: no se c’è rischio

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del divieto per un detenuto in regime speciale 41-bis di effettuare colloqui con la madre in lingua sinti-abruzzese. La decisione si basa sulle prevalenti esigenze di sicurezza, che richiedono la comprensione delle conversazioni da parte del personale di vigilanza. Poiché è stato accertato che i familiari comprendono la lingua italiana, il divieto dei colloqui detenuti in dialetto non viola i diritti fondamentali, in quanto il diritto al colloquio resta garantito in una lingua comune.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Colloqui detenuti in dialetto: Quando la Sicurezza Prevale sulla Lingua Madre

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44500 del 2024, ha affrontato un delicato equilibrio tra diritti fondamentali del detenuto e esigenze di sicurezza dello Stato. Il caso riguarda la legittimità del divieto di effettuare colloqui detenuti in dialetto o in una lingua non comprensibile al personale di vigilanza, specialmente per i soggetti sottoposti al regime carcerario speciale del 41-bis. La pronuncia chiarisce che, in queste circostanze, le necessità di controllo e prevenzione prevalgono sul diritto di utilizzare la propria lingua madre.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Detenuto

Un detenuto, sottoposto al regime detentivo speciale previsto dall’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario, si era visto negare dalla direzione del carcere il permesso di svolgere i colloqui con la propria madre in lingua sinti-abruzzese. Il detenuto sosteneva che tale divieto fosse illegittimo, in quanto la madre non conosceva la lingua italiana, impedendo di fatto una comunicazione efficace.

Contro il provvedimento del Magistrato di sorveglianza, che aveva confermato il divieto, il detenuto ha presentato reclamo al Tribunale di sorveglianza, lamentando la violazione dei suoi diritti fondamentali.

La Decisione del Tribunale di Sorveglianza

Il Tribunale di sorveglianza di Sassari ha respinto il reclamo, confermando la legittimità del divieto. La motivazione principale si fondava sulle inderogabili esigenze di sicurezza connesse al regime del 41-bis. Secondo il Tribunale, consentire colloqui in una lingua non comprensibile al personale di vigilanza avrebbe vanificato lo scopo del regime speciale, che è quello di impedire scambi di informazioni e messaggi non consentiti tra il detenuto e l’esterno.

Inoltre, il Tribunale ha accertato, sulla base delle informazioni fornite dalla direzione del carcere, che i familiari del detenuto, inclusa la madre, erano in realtà in grado di comprendere e parlare la lingua italiana. Di conseguenza, il diritto al colloquio poteva essere esercitato pienamente in italiano, senza alcun pregiudizio per i legami familiari.

L’Appello e i motivi del ricorso sui colloqui detenuti in dialetto

Il detenuto ha proposto ricorso per cassazione avverso l’ordinanza del Tribunale di sorveglianza, denunciando la violazione di diverse norme, tra cui gli articoli della Costituzione che tutelano i diritti inviolabili e la finalità rieducativa della pena, nonché norme della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Il ricorrente sosteneva che il Tribunale si fosse limitato a riproporre le argomentazioni del primo giudice senza rispondere adeguatamente alle sue censure, comprimendo ingiustificatamente un suo diritto fondamentale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo. Secondo gli Ermellini, la motivazione del Tribunale di sorveglianza è adeguata, logica e coerente. Il divieto di effettuare i colloqui detenuti in dialetto sinti-abruzzese è pienamente giustificato dalle esigenze di sicurezza legate al regime 41-bis. L’obiettivo di questo regime è recidere i legami con le associazioni criminali, e tale obiettivo sarebbe frustrato se i colloqui avvenissero in un idioma incomprensibile agli operatori penitenziari, che non potrebbero così vigilare sul contenuto della conversazione.

La Corte ha inoltre sottolineato un punto cruciale: la circostanza, non contestata dal ricorrente, che i suoi familiari, madre compresa, comprendono e parlano l’italiano. Questo elemento fattuale rende il divieto non lesivo di alcun diritto fondamentale. Il diritto ai colloqui è garantito, ma deve svolgersi in una modalità che non comprometta la sicurezza. Le argomentazioni del ricorrente su presunte discriminazioni linguistiche sono state ritenute inconferenti, poiché il diritto alla comunicazione con la famiglia è concretamente assicurato.

Le Conclusioni: Sicurezza vs. Diritti Fondamentali

La sentenza ribadisce un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: nel bilanciamento tra i diritti del detenuto e le esigenze di ordine e sicurezza pubblica, queste ultime possono giustificare limitazioni, purché proporzionate e ragionevoli. Nel caso dei colloqui detenuti in dialetto per soggetti al 41-bis, la limitazione è considerata legittima perché finalizzata a prevenire la comunicazione di ordini o informazioni illecite. La possibilità di comunicare in italiano assicura che il nucleo essenziale del diritto ai legami familiari non venga violato, ma semplicemente regolamentato in funzione di un interesse pubblico superiore.

Un detenuto in regime di 41-bis può parlare in dialetto con i familiari durante i colloqui?
No, se il dialetto o la lingua non è compresa dal personale di vigilanza. La Corte di Cassazione ha stabilito che le esigenze di sicurezza legate al regime speciale prevalgono per impedire lo scambio di messaggi non consentiti.

Vietare i colloqui detenuti in dialetto costituisce una violazione dei diritti fondamentali?
Secondo questa sentenza, no, a condizione che il diritto al colloquio sia comunque garantito in una lingua comune, come l’italiano. Se è accertato che i familiari sono in grado di comprendere e parlare l’italiano, non vi è violazione di un diritto fondamentale perché la comunicazione familiare è comunque possibile.

Qual è il fattore decisivo per giustificare il divieto di usare una lingua diversa dall’italiano nei colloqui?
Il fattore decisivo è la combinazione di due elementi: le superiori esigenze di sicurezza del regime carcerario speciale (41-bis) e la constatazione fattuale che sia il detenuto sia i suoi familiari sono in grado di comunicare in italiano, garantendo così il mantenimento dei legami familiari senza compromettere la vigilanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati