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Colloqui detenuti 41-bis: sì al contatto visivo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Ministero della Giustizia, confermando la possibilità per un detenuto di avere colloqui visivi con un familiare anch’esso sottoposto al medesimo regime speciale di detenzione. La sentenza stabilisce che i colloqui detenuti 41-bis possono avvenire tramite comunicazione audiovisiva a distanza, a condizione che siano garantite le necessarie cautele di sicurezza, bilanciando così le esigenze di ordine pubblico con il diritto alla relazione familiare.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Colloqui detenuti 41-bis: La Cassazione Bilancia Sicurezza e Diritti Familiari

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema delicato e di grande rilevanza: la possibilità di autorizzare colloqui detenuti 41-bis tra familiari entrambi sottoposti al medesimo regime di carcere duro. La decisione, pur ribadendo la necessità di mantenere altissimi standard di sicurezza, apre alla possibilità di contatti visivi a distanza, segnando un punto di equilibrio tra le esigenze dell’ordine pubblico e il diritto fondamentale alla vita familiare.

I Fatti del Caso: La Richiesta di un Figlio

La vicenda ha origine dalla richiesta di un detenuto in regime di 41-bis di poter avere un colloquio visivo con il proprio padre, anch’egli recluso e soggetto allo stesso regime detentivo speciale. Il Magistrato di sorveglianza di Viterbo aveva accolto la richiesta, disponendo che fosse consentito almeno un colloquio visivo all’anno, lasciando al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria il compito di stabilire le modalità esecutive più opportune.

Contro questa decisione, il Ministero della Giustizia ha proposto reclamo, sostenendo che non esisterebbe un diritto per i detenuti in regime differenziato ad effettuare colloqui con familiari sottoposti al medesimo regime, richiamando anche un parere contrario della Direzione Distrettuale Antimafia. Il reclamo veniva tuttavia rigettato dal Tribunale di sorveglianza di Roma, spingendo il Ministero a ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Corte sui colloqui detenuti 41-bis

La Suprema Corte, con la sentenza n. 19774/2024, ha dichiarato il ricorso del Ministero infondato, confermando la legittimità della decisione del Tribunale di sorveglianza. Gli Ermellini hanno stabilito che, sebbene non si possa parlare di un diritto incondizionato, è possibile autorizzare i contatti visivi tra familiari entrambi in 41-bis, specialmente in situazioni di impossibilità o gravissima difficoltà ad effettuare i colloqui in presenza.

La chiave di volta della decisione risiede nella possibilità di utilizzare forme di comunicazione audiovisiva controllabili a distanza, che permettono di mantenere il contatto visivo assicurando al contempo il pieno rispetto delle cautele imposte dal regime speciale.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha basato la propria decisione su un consolidato principio di diritto, già espresso in precedenti pronunce. Il ragionamento giuridico poggia sul bilanciamento di interessi contrapposti. Da un lato, l’esigenza di massima sicurezza che caratterizza il regime 41-bis, finalizzato a recidere ogni legame tra il detenuto e l’associazione criminale. Dall’altro, il diritto alla affettività e alle relazioni familiari, tutelato a livello costituzionale e sovranazionale.

Secondo la Corte, negare a priori qualsiasi forma di contatto visivo sarebbe una compressione eccessiva di tale diritto. L’utilizzo di tecnologie di comunicazione a distanza, se gestito con adeguate procedure di controllo, rappresenta la soluzione idonea a conciliare le due esigenze. La Corte ha inoltre ritenuto corretta l’impostazione del Tribunale di sorveglianza, che aveva demandato all’Amministrazione Penitenziaria la definizione concreta dei tempi e delle modalità del colloquio, proprio per garantire che l’esecuzione avvenisse nel modo più congruo e sicuro possibile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza chiarisce un importante aspetto applicativo del regime 41-bis. Stabilisce che la rigidità del carcere duro non comporta l’azzeramento totale dei diritti relazionali del detenuto. La possibilità di autorizzare colloqui detenuti 41-bis tramite videochiamate controllate rappresenta un’evoluzione importante, che tiene conto delle moderne tecnologie per risolvere situazioni complesse. Per gli operatori del diritto e per l’amministrazione penitenziaria, questa pronuncia offre un criterio guida chiaro: è possibile, e in certi casi doveroso, trovare soluzioni che, senza compromettere la sicurezza, consentano di preservare un nucleo essenziale di umanità e di relazioni familiari anche nelle condizioni detentive più severe.

Un detenuto in regime 41-bis può avere colloqui visivi con un familiare anch’esso detenuto nello stesso regime?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che tale autorizzazione può essere concessa, in particolare quando sussistono situazioni di impossibilità o di gravissima difficoltà ad effettuare colloqui in presenza.

Come si svolgono questi colloqui per garantire la sicurezza?
La sentenza stabilisce che i colloqui possono avvenire tramite forme di comunicazione audiovisiva controllabili a distanza (ad esempio, videochiamate). Le modalità esecutive, i tempi e le cautele specifiche sono demandate all’Amministrazione Penitenziaria per assicurare il rispetto delle norme del 41-bis.

La decisione del giudice è vincolata dal parere contrario della Direzione Distrettuale Antimafia?
Dal testo della sentenza emerge che, nonostante il parere contrario della DDA, i giudici di merito hanno concesso l’autorizzazione e la Cassazione ha confermato la loro decisione. Ciò suggerisce che il parere, sebbene importante, non è assolutamente vincolante e il giudice deve compiere una valutazione autonoma basata sui principi di diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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