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Colloqui 41-bis: videochiamate solo in casi eccezionali

Un detenuto in regime speciale 41-bis ha richiesto di effettuare i colloqui familiari tramite videochiamata, adducendo difficoltà economiche e la notevole distanza della famiglia. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che i colloqui 41-bis a distanza sono una misura eccezionale, ammissibile solo in caso di comprovata impossibilità o estrema difficoltà dei familiari a recarsi in istituto, e non per mere ragioni di convenienza o disagio.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Colloqui 41-bis: la Cassazione conferma, videochiamate solo in casi eccezionali

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, è tornata a pronunciarsi sulla delicata questione dei colloqui 41-bis, ribadendo un principio fondamentale: la possibilità di svolgere incontri familiari a distanza tramite video-collegamento per i detenuti sottoposti a questo regime speciale non è un diritto, ma una concessione del tutto eccezionale. Questa decisione sottolinea il bilanciamento tra il diritto alla vita familiare e le imprescindibili esigenze di sicurezza che caratterizzano il cosiddetto “carcere duro”.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dal ricorso di un detenuto, sottoposto al regime penitenziario differenziato previsto dall’art. 41-bis, che si era visto negare dalla direzione del carcere e, successivamente, dal Tribunale di Sorveglianza, il permesso di effettuare colloqui con i propri familiari tramite videochiamata. A sostegno della sua richiesta, il detenuto aveva evidenziato le disagiate condizioni economiche del suo nucleo familiare e la notevole distanza geografica tra la loro residenza (in provincia di Foggia) e l’istituto di pena in cui era recluso.

Il Tribunale di Sorveglianza aveva respinto il reclamo, ritenendo che tali motivazioni non fossero sufficienti a giustificare l’attivazione della modalità a distanza, considerata di natura eccezionale nel contesto del regime 41-bis. Contro questa decisione, il detenuto ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e sostenendo che il diniego costituisse una forma di discriminazione irragionevole.

La Questione dei Colloqui 41-bis a distanza

Il ricorrente ha argomentato che, data la disponibilità generalizzata di piattaforme per videochiamate nella popolazione detenuta ordinaria, negarle ai soggetti in regime speciale sarebbe discriminatorio. A suo avviso, l’uso di tecnologie controllate dalla Polizia Penitenziaria garantirebbe comunque il soddisfacimento delle esigenze di sicurezza.

Tuttavia, la Suprema Corte ha seguito un ragionamento differente, basato sulla specifica finalità della normativa sul 41-bis. Questo regime non è punitivo, ma è finalizzato a recidere ogni legame tra i detenuti affiliati a organizzazioni criminali e il mondo esterno, per impedire che possano continuare a impartire ordini e a gestire attività illecite dal carcere.

Le motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha chiarito che il diritto dei detenuti al mantenimento delle relazioni familiari è tutelato, ma per i soggetti al 41-bis è regolato con limiti e rigori specifici. La legge stessa (art. 41-bis, comma 2-quater) prevede colloqui limitati a uno al mese, da svolgersi in locali attrezzati all’interno del carcere e, di norma, solo con familiari e conviventi.

In questo quadro, la giurisprudenza ha ammesso la possibilità di colloqui 41-bis a distanza, ma solo in via interpretativa e in chiave costituzionalmente orientata. Tale apertura non è una regola generale, ma una soluzione per situazioni estreme di impossibilità o grandissima difficoltà a svolgere gli incontri in presenza. La Corte ha specificato che il requisito dell’eccezionalità non può essere integrato semplicemente da un “mero disagio economico familiare o di sola lontananza della famiglia del detenuto dal carcere”. Queste difficoltà, sebbene reali, non raggiungono quella soglia di gravità che giustificherebbe una deroga alle modalità ordinarie, studiate per massimizzare la sicurezza.

L’ordinanza impugnata è stata quindi ritenuta corretta, poiché ha applicato correttamente il “metro dell’eccezionalità”, valutando che la situazione del ricorrente non presentava quelle caratteristiche di impedimento assoluto richieste dalla giurisprudenza consolidata.

Conclusioni

La sentenza riafferma un punto fermo nell’interpretazione delle norme sull’ordinamento penitenziario: il regime speciale del 41-bis risponde a logiche di sicurezza pubblica che prevalgono sulla normale gestione della vita detentiva. La possibilità di colloqui a distanza, pur essendo tecnicamente realizzabile, rimane un’opzione residuale, attivabile solo quando l’esercizio del diritto al colloquio in presenza sia di fatto impedito da ostacoli insormontabili. Di conseguenza, la distanza geografica e le difficoltà economiche, pur rappresentando un onere significativo per le famiglie, non sono state considerate sufficienti a configurare quella situazione di eccezionale gravità necessaria per derogare alla regola del colloquio in presenza.

Un detenuto in regime 41-bis ha diritto a fare colloqui in videochiamata?
No, non è un diritto. La possibilità di colloqui a distanza è una misura eccezionale, concessa solo in situazioni di impossibilità o grandissima difficoltà a svolgere i colloqui in presenza, e non per mere ragioni di disagio economico o lontananza.

Perché le regole per i colloqui dei detenuti al 41-bis sono più severe?
Le regole sono più severe per impedire che i detenuti, appartenenti a organizzazioni criminali, possano continuare a impartire ordini e mantenere il controllo sulle attività illecite dall’interno del carcere, garantendo così la sicurezza esterna.

La distanza e le difficoltà economiche della famiglia sono motivi sufficienti per ottenere la videochiamata al 41-bis?
Secondo la sentenza, no. La Corte ha stabilito che il mero disagio economico familiare o la sola lontananza della famiglia dal carcere non integrano il requisito di “eccezionalità” necessario per autorizzare i colloqui a distanza per i detenuti in questo regime speciale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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