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Colloqui 41-bis: Vetro divisorio con figli minori

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del mantenimento del vetro divisorio durante i colloqui tra un detenuto in regime 41-bis e il figlio infraquattordicenne. La decisione non è automatica ma si basa su una valutazione specifica del rischio, bilanciando il diritto alla vita familiare con le esigenze di sicurezza. In questo caso, la pericolosità del detenuto e il rischio di strumentalizzazione del minore per veicolare messaggi hanno giustificato la misura restrittiva, in linea con i principi stabiliti dalla Corte Costituzionale.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Colloqui 41-bis: Vetro Divisorio con Figli Minori, la Cassazione Fa Chiarezza

La gestione dei colloqui 41-bis rappresenta uno dei punti più delicati del nostro ordinamento penitenziario, dove si scontrano il diritto fondamentale alla vita familiare e le imprescindibili esigenze di sicurezza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 34029/2025, è tornata sul tema, affrontando la questione del mantenimento del vetro divisorio durante gli incontri tra un detenuto in regime speciale e il proprio figlio minorenne. La Corte ha stabilito che la decisione deve basarsi su una valutazione concreta e individuale del rischio, senza automatismi.

I Fatti del Caso

Un detenuto, sottoposto al regime detentivo speciale previsto dall’art. 41-bis, presentava un reclamo per ottenere la possibilità di svolgere i colloqui con il proprio figlio, di età inferiore ai quattordici anni, senza la barriera del vetro divisorio. La sua richiesta era stata respinta sia dal Magistrato che dal Tribunale di Sorveglianza.

Secondo il Tribunale, sebbene la legge non imponga tassativamente l’uso del vetro, il regime detentivo speciale richiede soluzioni idonee a prevenire il passaggio di oggetti e messaggi. L’Amministrazione penitenziaria aveva previsto colloqui senza vetro solo per i minori di 12 anni, mentre per i ragazzi tra i 12 e i 14 anni erano stati ritenuti necessari accorgimenti ulteriori, come telecamere puntate sulle mani. Il Tribunale ha sottolineato la pericolosità del detenuto, considerato un soggetto apicale di un’associazione criminale, e ha menzionato una nota del GOM che segnalava il rischio di messaggi velati durante i colloqui (ad esempio, tramite numeri del Superenalotto). Pertanto, la semplice minore età del figlio non era stata ritenuta una ragione sufficiente per rimuovere la misura di sicurezza.

Il Ricorso in Cassazione

Il difensore del detenuto ha impugnato l’ordinanza, sostenendo che la motivazione fosse apparente e contraddittoria. Secondo la difesa, il Tribunale aveva distorto le note del DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), che in realtà confermavano la gestibilità del rischio attraverso sistemi di sorveglianza audio/video. Inoltre, i temi di conversazione sospetti, come i numeri del lotto, erano già stati monitorati in passato e non rappresentavano un pericolo concreto. La difesa ha anche evidenziato che il detenuto aveva tenuto colloqui con il figlio in passato, anche senza vetro, senza che emergessero criticità, e che le sue recenti ammissioni di responsabilità in altri processi avrebbero dovuto essere valutate positivamente.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sul regime dei colloqui 41-bis

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione del Tribunale di Sorveglianza. Il punto centrale della motivazione risiede nel corretto recepimento dei principi espressi dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 105 del 2023.

La Cassazione ha chiarito che, a seguito della pronuncia della Consulta, la regola del vetro divisorio non è più un’imposizione insuperabile. La sua applicazione o rimozione deve essere il risultato di un attento bilanciamento di interessi, effettuato caso per caso. L’amministrazione penitenziaria, e di conseguenza il giudice di sorveglianza, hanno il dovere di verificare in concreto se esistano elementi specifici per escludere che il minore possa essere strumentalizzato per trasmettere ordini, informazioni o oggetti.

Nel caso specifico, il Tribunale ha adempiuto a questo dovere. Ha considerato fattori cruciali come:
1. L’età più matura del minore: Un ragazzo vicino ai quattordici anni è potenzialmente più consapevole e utilizzabile come tramite rispetto a un bambino più piccolo.
2. Il contesto familiare e la caratura criminale del detenuto: L’appartenenza a un sodalizio pericoloso aumenta il rischio che i legami familiari vengano sfruttati per scopi illeciti.
3. L’attualità del rischio: La Corte ha ritenuto che le ammissioni di colpa del detenuto non implicassero una rescissione dei legami con l’organizzazione criminale. Il rischio di comunicazioni illecite è stato considerato attuale, come dimostrato anche da precedenti trattenimenti di corrispondenza.

La Cassazione ha concluso che il Tribunale ha fornito una motivazione logica, esaustiva e aderente ai fatti, giustificando la necessità del vetro divisorio non sulla base di un automatismo, ma come misura proporzionata a un rischio specifico e concreto di aggiramento dei presidi di sicurezza.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: nei colloqui 41-bis con minori, il diritto alla genitorialità e all’affettività deve essere bilanciato con l’esigenza di neutralizzare i contatti tra il detenuto e l’ambiente criminale esterno. La rimozione del vetro divisorio non è un diritto automatico, ma una possibilità subordinata a una valutazione discrezionale, motivata e rigorosa, che tenga conto di tutti gli elementi del caso singolo. La decisione conferma che, anche in presenza di altri sistemi di controllo, la pericolosità del detenuto e il contesto specifico possono rendere la barriera fisica una misura di sicurezza ancora necessaria e legittima.

È sempre obbligatorio il vetro divisorio durante i colloqui 41-bis con un figlio minorenne?
No. Secondo la Corte Costituzionale (sent. n. 105/2023) e la Cassazione, non è un obbligo assoluto. La sua applicazione deve essere decisa caso per caso, valutando in concreto il rischio che il minore possa essere usato per trasmettere messaggi o oggetti.

Quali fattori considera il giudice per decidere sulla rimozione del vetro divisorio nei colloqui 41-bis?
Il giudice valuta una serie di elementi, tra cui l’età del minore, la caratura criminale e la pericolosità attuale del detenuto, il contesto familiare e la presenza di specifici indicatori di rischio che suggeriscano un possibile tentativo di strumentalizzare l’incontro per fini illeciti.

La richiesta di rimuovere il vetro può essere negata anche se sono presenti altri sistemi di controllo come telecamere?
Sì. La Corte ha stabilito che i sistemi di video registrazione da soli potrebbero non essere sufficienti a impedire lo scambio di oggetti o comunicazioni non verbali. Se, dopo aver bilanciato tutti gli interessi, permane un rischio concreto per la sicurezza, il mantenimento del vetro divisorio è considerato legittimo anche in presenza di altre misure di sorveglianza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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