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Colloqui 41 bis: sì a videochiamate, no a incontri

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 46305/2024, si è pronunciata sul tema dei colloqui 41 bis tra familiari entrambi sottoposti al regime di detenzione speciale. Il caso riguardava la richiesta di una madre detenuta di incontrare il figlio, anch’egli detenuto al 41 bis. La Corte ha stabilito che i colloqui sono ammessi tramite videochiamata controllata, in quanto strumento idoneo a bilanciare il diritto alla relazione familiare e le esigenze di massima sicurezza. Ha invece annullato la parte dell’ordinanza che autorizzava l’incontro in presenza, ritenendolo incompatibile con le finalità del regime speciale.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Colloqui 41 bis tra Familiari Detenuti: Videochiamate Sì, Incontri di Persona No

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 46305 del 2024, affronta una questione delicata e di grande attualità: la possibilità di autorizzare colloqui 41 bis tra familiari stretti, quando entrambi sono sottoposti al regime di detenzione speciale. La decisione offre un importante punto di equilibrio tra il diritto costituzionalmente garantito alla relazione familiare e le inderogabili esigenze di sicurezza che caratterizzano il cosiddetto ‘carcere duro’.

Il Caso: Una Richiesta di Incontro tra Madre e Figlio in Regime Speciale

La vicenda trae origine dalla richiesta di una detenuta, sottoposta al regime ex art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario, di poter avere un colloquio con il proprio figlio, anch’egli ristretto nel medesimo regime speciale in un altro istituto penitenziario.

Inizialmente, il Tribunale di Sorveglianza aveva accolto la richiesta, autorizzando un colloquio visivo da effettuarsi alternativamente tramite videochiamata oppure in presenza. Contro questa decisione, il Ministero della Giustizia e la Procura Generale avevano proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che un simile incontro, soprattutto se fisico, avrebbe potuto compromettere le finalità del regime 41 bis, volte a recidere ogni legame con l’ambiente criminale esterno.

La Decisione della Corte di Cassazione sui Colloqui 41 bis

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, operando una distinzione fondamentale tra le due modalità di colloquio autorizzate dal giudice di sorveglianza.

La Corte ha confermato la legittimità dell’autorizzazione al colloquio tramite videocollegamento. Ha invece annullato senza rinvio la parte del provvedimento che permetteva l’incontro in modalità in presenza. Di conseguenza, il ricorso del Ministero è stato rigettato per quanto riguarda la videochiamata, ma accolto per quanto concerne l’incontro fisico, che non potrà avvenire.

Le Motivazioni: Bilanciare Sicurezza e Diritto alla Famiglia

Il fulcro della decisione risiede nel bilanciamento tra due principi contrapposti. Da un lato, il diritto del detenuto a mantenere le relazioni familiari, tutelato a livello costituzionale e convenzionale. Dall’altro, le eccezionali esigenze di ordine e sicurezza pubblica che giustificano le restrizioni del regime 41 bis.

Secondo la Corte, l’evoluzione tecnologica offre oggi strumenti, come le piattaforme di videochiamata a disposizione dell’amministrazione penitenziaria, che garantiscono un controllo auditivo e video completo. Questa modalità è considerata idonea a consentire la coltivazione della relazione parentale, impedendo al contempo lo scambio di messaggi o comportamenti pericolosi per la sicurezza.

Al contrario, il colloquio in presenza tra due soggetti entrambi al 41 bis è stato ritenuto eccessivamente rischioso. Le limitazioni specifiche del regime differenziato e la necessità di tutelare la collettività sono state giudicate prevalenti rispetto al diritto a un incontro fisico, poiché il diritto alla relazione familiare risulta già adeguatamente salvaguardato dalla possibilità di effettuare il colloquio a distanza. La Corte ha quindi ritenuto che la soluzione della videoconferenza rappresenti il corretto ed equilibrato punto di sintesi tra i diversi interessi in gioco.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: i colloqui 41 bis tra familiari detenuti sono possibili, ma solo attraverso forme di comunicazione a distanza che assicurino un controllo totale. Viene così esclusa la possibilità di incontri fisici, considerati incompatibili con le finalità del regime speciale. La pronuncia stabilisce un confine preciso, riconoscendo l’importanza del legame familiare ma ribadendo la priorità assoluta della sicurezza e della prevenzione di contatti potenzialmente pericolosi all’interno del circuito penitenziario di massima sicurezza.

Un detenuto in regime 41 bis può avere colloqui con un familiare anch’esso detenuto in 41 bis?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che tali colloqui possono essere autorizzati, ma esclusivamente mediante forme di comunicazione audiovisiva controllabili a distanza, come la videoconferenza, che prevedono la registrazione audio e video.

Perché la Corte ha negato l’autorizzazione al colloquio in presenza?
La Corte ha ritenuto che le specifiche limitazioni previste dal regime 41 bis e le esigenze di tutela della collettività prevalgono sul diritto del detenuto a un incontro fisico. Ha specificato che il diritto alla relazione familiare è già adeguatamente garantito dalla possibilità di effettuare il colloquio in videoconferenza, che rappresenta un corretto bilanciamento con le esigenze di sicurezza.

Il parere della Direzione Distrettuale Antimafia (D.D.A.) è vincolante per il giudice?
No, il provvedimento chiarisce che il parere della D.D.A., pur costituendo una fonte autorevole, non è vincolante. Il giudice può discostarsene, come avvenuto nel caso di specie, fornendo una motivazione completa e adeguata che tenga conto di tutti gli elementi, inclusa la giurisprudenza di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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