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Colloqui 41-bis: no videochiamate senza eccezioni

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11052 del 2024, ha annullato un’ordinanza che autorizzava in via generale i colloqui 41-bis tramite videochiamata. La Suprema Corte ha ribadito che la modalità a distanza è consentita solo in situazioni eccezionali di impossibilità o grave difficoltà, non per ragioni di mera distanza o difficoltà economiche.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Colloqui 41-bis: la Cassazione mette un freno alle videochiamate

La gestione dei colloqui 41-bis rappresenta uno dei punti più delicati del nostro ordinamento penitenziario, in un costante equilibrio tra le imprescindibili esigenze di sicurezza e il fondamentale diritto del detenuto alla vita familiare. Con la recente sentenza n. 11052 del 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per tracciare una linea netta sulle modalità di svolgimento di questi incontri, stabilendo che la videochiamata non può diventare la regola, ma deve restare un’eccezione motivata da circostanze straordinarie.

I fatti del caso

Un detenuto sottoposto al regime differenziato dell’art. 41-bis aveva ottenuto dal Tribunale di Sorveglianza il permesso di effettuare i colloqui mensili con i propri familiari tramite videochiamata, in sostituzione di quelli in presenza. La decisione del Tribunale si basava su una valutazione di carattere generale, tesa a superare le ragioni addotte dall’Amministrazione Penitenziaria per limitare tale modalità, come le difficoltà tecniche di registrazione e controllo.

Contro questa decisione, il Ministero della Giustizia ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse erroneamente disapplicato la normativa e la giurisprudenza consolidata, la quale ammette i colloqui a distanza per i detenuti in 41-bis solo in presenza di situazioni eccezionali che rendano impossibile o eccessivamente difficoltoso l’incontro di persona.

I principi sul diritto ai colloqui

La Corte ricorda che il diritto ai colloqui con i familiari è un diritto fondamentale, radicato nella Costituzione e nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Tuttavia, per i soggetti sottoposti al regime speciale, questo diritto subisce forti limitazioni per la necessità di recidere ogni legame con l’esterno e impedire la prosecuzione delle attività criminali. La legge, infatti, prevede un solo colloquio mensile, da svolgersi in locali appositamente attrezzati, con controllo auditivo e registrazione.

Le motivazioni della Cassazione sui colloqui 41-bis

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Ministero, annullando con rinvio l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. Il cuore della motivazione risiede nel principio di eccezionalità. I giudici di legittimità hanno ribadito che la giurisprudenza consente l’uso del videocollegamento per i colloqui 41-bis solo in presenza di ‘condizioni di impossibilità o di gravissima difficoltà’ a effettuare l’incontro di persona.

L’emergenza pandemica aveva giustificato un ricorso più ampio a questa modalità, ma, una volta cessata tale situazione, si è tornati alla regola generale. Le ragioni addotte dal detenuto, come la distanza geografica tra il carcere e la residenza dei familiari o le difficoltà economiche, non integrano di per sé quel carattere di eccezionalità richiesto.

Il Tribunale di Sorveglianza, secondo la Cassazione, ha errato nel non valutare la situazione specifica del richiedente, ma ha invece formulato un giudizio generale sulla politica dell’amministrazione, invadendo la sua potestà organizzatoria. La scelta delle cautele e delle modalità per garantire la sicurezza (come la registrazione, l’ascolto e l’identificazione dei partecipanti) spetta all’Amministrazione Penitenziaria, che deve bilanciare i diritti con le esigenze di ordine pubblico.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza riafferma un principio cardine: per i detenuti in regime differenziato, la modalità ordinaria di colloquio è e rimane quella in presenza. La sostituzione con la videochiamata è una deroga che può essere concessa solo a fronte di una prova rigorosa di circostanze eccezionali, contingenti e insuperabili, che impediscano materialmente l’incontro. La decisione non può basarsi su una generica valutazione di opportunità o per superare difficoltà comuni come la distanza. La palla torna ora al Tribunale di Sorveglianza, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi stringenti principi.

Un detenuto in regime 41-bis può svolgere i colloqui con i familiari tramite videochiamata invece che di persona?
Sì, ma solo in presenza di situazioni di fatto che integrino condizioni di impossibilità o di gravissima difficoltà a effettuare i colloqui con le modalità regolamentari in presenza. La videochiamata è un’eccezione, non la regola.

La distanza geografica e le difficoltà economiche dei familiari sono motivi sufficienti per ottenere i colloqui a distanza nel regime 41-bis?
No. Secondo la Corte, queste circostanze non costituiscono di per sé le condizioni eccezionali e contingenti richieste dalla giurisprudenza per derogare alla regola del colloquio in presenza.

Chi decide le modalità concrete di svolgimento dei colloqui per i detenuti in regime 41-bis?
Le concrete modalità di esercizio del diritto di colloquio, nel rispetto delle norme di legge, rientrano nella potestà organizzatoria dell’Amministrazione Penitenziaria, che deve apprestare le cautele necessarie a impedire forme di comunicazione illecita con l’esterno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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