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Colloqui 41-bis: no a videochiamate senza urgenza

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che consentiva a un detenuto in regime 41-bis di effettuare colloqui in videochiamata per le difficoltà economiche della famiglia. La Corte ha ribadito che i colloqui 41-bis a distanza sono ammessi solo in casi eccezionali di impossibilità o gravissima difficoltà a svolgere la visita in presenza, a tutela delle esigenze di sicurezza.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Colloqui 41-bis: Videochiamate Ammesse solo in Casi Eccezionali

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13096 del 2024, ha tracciato una linea netta sull’uso delle videochiamate per i colloqui 41-bis. La pronuncia stabilisce che tale modalità di comunicazione con i familiari non può essere concessa sulla base di sole difficoltà economiche o della distanza geografica, ma è riservata a situazioni di carattere eccezionale. Analizziamo la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Detenuto

Un detenuto, sottoposto al regime penitenziario differenziato previsto dall’art. 41-bis dell’Ordinamento Penitenziario, aveva ottenuto dal Tribunale di Sorveglianza il permesso di svolgere i colloqui con i propri familiari tramite video-collegamento. La richiesta era motivata dalle disagiate condizioni economiche del nucleo familiare e dalla notevole distanza tra la loro residenza e l’istituto di pena.

Il Tribunale di Sorveglianza aveva accolto la richiesta, ritenendo irragionevole la discriminazione rispetto ai detenuti comuni, per i quali una circolare ministeriale aveva ormai introdotto a regime la possibilità di videochiamate. Secondo il Tribunale, l’uso di piattaforme controllate dalla Polizia Penitenziaria avrebbe garantito le necessarie esigenze di sicurezza.

Contro questa decisione, il Ministero della Giustizia ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che la giurisprudenza ammette i colloqui a distanza per i detenuti al 41-bis solo in circostanze eccezionali, dove l’esercizio del diritto al colloquio sarebbe altrimenti impossibile o estremamente difficile.

La Decisione della Cassazione sui colloqui 41-bis

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Ministero, annullando senza rinvio l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La decisione riafferma un principio consolidato: per i detenuti in regime speciale, la regola è il colloquio in presenza, mentre la videochiamata rappresenta un’eccezione rigorosamente circoscritta.

La Corte ha chiarito che il diritto al mantenimento delle relazioni familiari è tutelato anche per i soggetti al 41-bis, ma il suo esercizio è bilanciato con le superiori esigenze di sicurezza che caratterizzano questo regime. Di conseguenza, l’apertura alla modalità a distanza non può diventare una regola generale.

Le Motivazioni: Il Principio di Eccezionalità

Il cuore della motivazione risiede nel cosiddetto “criterio dell’eccezionalità”. La giurisprudenza di legittimità ha costantemente affermato che la possibilità dei colloqui a distanza per i detenuti di cui all’art. 41-bis deve essere consentita solo in “situazioni di impossibilità o di grandissima difficoltà” allo svolgimento degli stessi in presenza.

Secondo la Cassazione, le difficoltà economiche o la semplice lontananza, pur rappresentando un disagio, non integrano quella soglia di eccezionalità richiesta. Permettere la videochiamata in questi casi significherebbe frustrare la ratio della normativa speciale, che impone un particolare rigore nelle modalità esecutive dei contatti con l’esterno per prevenire il rischio di comunicazioni con le organizzazioni criminali.

La Corte ha inoltre precisato che la circolare ministeriale, che ha ampliato l’uso delle videochiamate per la popolazione detenuta ordinaria, non può essere estesa ai soggetti in regime differenziato, proprio in virtù della specificità e della pericolosità che li contraddistingue.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

La sentenza consolida un orientamento restrittivo sull’uso della tecnologia per i colloqui 41-bis. La decisione sottolinea che le esigenze di sicurezza, parametrate all’elevata pericolosità di questa categoria di detenuti, rimangono preminenti. Il diritto alla relazione familiare non viene negato, ma il suo esercizio attraverso mezzi telematici è subordinato a una valutazione rigorosa che deve accertare una reale e gravissima difficoltà, non un semplice disagio, a effettuare il colloquio di persona. La pronuncia, quindi, traccia una chiara distinzione tra il regime ordinario e quello differenziato, riaffermando la specialità e il rigore di quest’ultimo anche nell’ambito dei contatti con i familiari.

Un detenuto in regime 41-bis può sempre chiedere di fare i colloqui con i familiari in videochiamata?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la videochiamata per i detenuti al 41-bis non è una modalità ordinaria, ma deve essere consentita solo in situazioni eccezionali di impossibilità o grandissima difficoltà a svolgere i colloqui in presenza.

Le difficoltà economiche della famiglia o la lontananza dal carcere sono motivi sufficienti per ottenere i colloqui 41-bis in video?
No. Secondo la sentenza, il mero disagio economico o la sola lontananza della famiglia dal carcere non integrano il criterio di eccezionalità richiesto per concedere i colloqui in videochiamata ai detenuti sottoposti al regime speciale del 41-bis.

Perché per i detenuti al 41-bis valgono regole più severe sui colloqui rispetto agli altri?
Perché il regime del 41-bis è concepito per detenuti di elevata pericolosità, con lo scopo primario di recidere i loro legami con le organizzazioni criminali. Le modalità dei colloqui, quindi, sono regolate con particolare rigore per garantire preminenti esigenze di sicurezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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