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Colloqui 41-bis: la Cassazione sui limiti alle visite

Un detenuto in regime di 41-bis ha contestato le restrizioni sui contatti familiari, chiedendo colloqui visivi più lunghi e telefonate mensili garantite. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che le limitazioni sui colloqui 41-bis non sono misure puramente punitive, ma strumenti necessari per recidere i legami con le organizzazioni criminali e tutelare la sicurezza pubblica, in linea con le finalità del regime speciale.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Colloqui 41-bis: la Cassazione bilancia sicurezza e diritti familiari

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33815 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema delicato e cruciale dell’ordinamento penitenziario: la regolamentazione dei colloqui 41-bis. La pronuncia ribadisce la legittimità delle attuali restrizioni sulla durata e la frequenza degli incontri tra i detenuti in regime speciale e i loro familiari, sottolineando come tali limiti non costituiscano una misura puramente punitiva, ma uno strumento necessario a garantire le esigenze di ordine e sicurezza pubblica.

I Fatti del Caso

Il caso nasce dal ricorso di un detenuto sottoposto al regime differenziato previsto dall’art. 41-bis dell’Ordinamento Penitenziario. Il ricorrente lamentava le rigide limitazioni imposte ai suoi contatti con i familiari, confinati a un solo colloquio visivo di un’ora al mese. Contestava, inoltre, la regola che permette di effettuare una telefonata solo nel mese in cui non si è usufruito del colloquio visivo.

Il detenuto aveva richiesto di essere autorizzato a svolgere, ogni mese, un colloquio visivo della durata di due ore e di poter effettuare una telefonata mensile a prescindere dal colloquio in presenza. A sostegno della sua richiesta, evidenziava le “circostanze eccezionali” legate alla grande distanza tra il luogo di detenzione (Terni) e la residenza dei suoi familiari (Sicilia), che rendeva il viaggio lungo e dispendioso a fronte di un incontro di appena un’ora. Il ricorrente invocava anche le raccomandazioni del Comitato europeo per la prevenzione della tortura (CPT), che auspicavano una maggiore flessibilità nei contatti familiari per i detenuti in regime speciale.

La Disciplina dei Colloqui 41-bis

La normativa di riferimento, contenuta nell’art. 41-bis dell’Ordinamento Penitenziario e nell’art. 37 del Regolamento di esecuzione (d.P.R. n. 230/2000), stabilisce regole precise. Per i detenuti in regime differenziato, i colloqui visivi sono limitati a uno al mese, della durata massima di un’ora. La possibilità di effettuare un colloquio telefonico è concessa solo come alternativa al colloquio visivo, cioè nei mesi in cui quest’ultimo non avviene.

La legge prevede delle deroghe, come il prolungamento del colloquio fino a due ore, ma solo in presenza di specifiche condizioni: “circostanze eccezionali” o qualora i familiari risiedano in un comune diverso e il detenuto non abbia avuto colloqui nel periodo immediatamente precedente. Tuttavia, come chiarito dalla Corte, queste deroghe non possono avere carattere permanente e sistematico.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo infondate le censure del detenuto. I giudici hanno affermato che le restrizioni imposte dal regime 41-bis non sono “misure meramente afflittive”, ovvero inutilmente punitive, ma sono funzionali allo scopo primario del regime stesso: recidere i legami tra il detenuto e l’organizzazione criminale di appartenenza.

Secondo la Suprema Corte, limitare la frequenza e la durata dei contatti con l’esterno, inclusi i colloqui 41-bis, risponde alla ratio di “diluire i tempi dei flussi informativi” e rendere più difficili i collegamenti che potrebbero veicolare ordini o informazioni illecite. Questa limitazione è considerata coerente e proporzionata rispetto all’obiettivo di tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico.

La Corte ha inoltre precisato che la lontananza dei familiari non costituisce di per sé una “circostanza eccezionale” tale da giustificare un’estensione permanente della durata dei colloqui. Le norme prevedono già meccanismi per gestire questa situazione, ma sempre in un’ottica puntuale e non generalizzata. Infine, riguardo alle raccomandazioni del CPT, i giudici hanno ribadito che esse non hanno efficacia vincolante per il giudice nazionale e provengono da un organismo con funzioni preventive, non giurisdizionali. Di conseguenza, non possono portare alla disapplicazione di una norma interna ritenuta conforme ai principi costituzionali.

Le Conclusioni

La sentenza conferma un orientamento consolidato, secondo cui le restrizioni sui colloqui 41-bis rappresentano un difficile ma necessario bilanciamento tra il diritto del detenuto a mantenere i legami familiari e le preminenti esigenze di sicurezza collettiva. La Corte ha stabilito che le attuali normative sono congrue e non violano i principi costituzionali né la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, poiché le limitazioni sono strettamente connesse alle finalità preventive del regime differenziato. La decisione sottolinea che ogni allentamento delle misure deve essere valutato con estrema cautela e non può derivare da una richiesta di applicazione permanente di deroghe pensate per situazioni specifiche e non continuative.

È possibile ottenere un colloquio visivo di due ore per un detenuto in 41-bis a causa della lontananza della famiglia?
No, la lontananza dei familiari non è considerata di per sé una ‘circostanza eccezionale’ tale da giustificare un prolungamento permanente e sistematico del colloquio. La legge consente un prolungamento fino a due ore solo a specifiche condizioni, come quando i familiari risiedono in un comune diverso e il detenuto non ha fruito di colloqui nel mese precedente, ma non come regola fissa.

Perché i limiti ai colloqui 41-bis non sono considerati irragionevoli o puramente punitivi?
Secondo la Corte, queste restrizioni non sono meramente punitive (‘afflittive’) perché sono funzionali allo scopo principale del regime 41-bis: impedire la comunicazione tra il detenuto e la sua organizzazione criminale. La limitazione della frequenza e della durata dei contatti è considerata una misura congrua e proporzionata per tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica.

Un detenuto in 41-bis può effettuare una telefonata nel mese in cui ha già avuto un colloquio visivo?
No. La normativa (art. 41-bis, comma 2-quater, lett. b), Ord. pen.) è chiara nel consentire lo svolgimento dei colloqui telefonici esclusivamente a coloro che, nel mese di riferimento, non abbiano effettuato il colloquio visivo. La telefonata è un’alternativa, non un’aggiunta, al colloquio in presenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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