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Collaborazione parziale: la Cassazione limita la pena

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per traffico di 18 kg di cocaina. La Corte conferma la decisione di merito che aveva concesso una riduzione di pena limitata per la sua collaborazione parziale, ritenendo che l’aiuto fornito, pur portando all’arresto del destinatario, non copriva le fasi precedenti del reato. La sentenza sottolinea come un contributo conoscitivo limitato giustifichi una diminuzione dell’attenuante.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Collaborazione parziale: quando la riduzione di pena è contenuta

L’ordinanza n. 27208/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante chiave di lettura sulla valutazione della collaborazione parziale nei reati di traffico di stupefacenti. La Suprema Corte ha stabilito che un contributo limitato, anche se utile, non garantisce automaticamente la massima riduzione di pena prevista per l’attenuante speciale. Questo principio riafferma la discrezionalità del giudice nel ponderare l’effettiva portata dell’aiuto fornito dall’imputato.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda una donna condannata in primo e secondo grado per aver partecipato al trasporto di circa 18 chilogrammi di cocaina. Il reato era aggravato dall’ingente quantità della sostanza. Ai fini della determinazione della pena, i giudici di merito avevano riconosciuto sia le attenuanti generiche sia l’attenuante speciale per la collaborazione, prevista dall’articolo 73, comma 7, del Testo Unico Stupefacenti. L’imputata, infatti, aveva fornito informazioni che avevano permesso l’arresto del destinatario finale della droga. Nonostante ciò, la Corte d’Appello aveva rideterminato la pena in due anni e quattro mesi di reclusione e 14.000 euro di multa, applicando una riduzione per la collaborazione ritenuta non massima.

Il Motivo del Ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un vizio di motivazione. Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello non avrebbe adeguatamente valorizzato il comportamento collaborativo dell’imputata, concedendo una riduzione di pena inferiore al massimo di due terzi previsto. La doglianza si fondava sull’argomento che, senza il suo contributo, non si sarebbe potuto arrestare il coimputato. Inoltre, si contestava il trattamento sanzionatorio, ritenuto sproporzionato rispetto a quello, più mite, ricevuto dal coimputato, che aveva definito la sua posizione con un patteggiamento.

La Valutazione della Collaborazione Parziale secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo basato su asserzioni generiche e fattuali, che si contrapponevano alla motivazione logica e coerente della sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno sottolineato che la Corte territoriale aveva spiegato in modo esauriente le ragioni della sua decisione. In particolare, il contributo dell’imputata è stato correttamente qualificato come collaborazione parziale.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si articola su diversi punti chiave:
1. Parzialità del Contributo: L’imputata si era limitata a consentire l’arresto del destinatario finale della sostanza, senza però fornire alcun elemento utile a ricostruire le fasi precedenti del traffico internazionale, verosimilmente organizzato ad alto livello. Questo contributo, pur rilevante, è stato considerato solo parziale e non esaustivo.
2. Discrezionalità del Giudice: La determinazione della misura della riduzione per l’attenuante della collaborazione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. In questo caso, la scelta di applicare una riduzione contenuta è stata ritenuta logica e adeguatamente motivata, data la limitatezza delle informazioni fornite.
3. Irrilevanza del Confronto: La Cassazione ha ribadito che il confronto con la pena patteggiata dal coimputato era inconferente. Le pene derivanti da riti speciali come il patteggiamento non costituiscono un valido metro di paragone, tanto più che la stessa Corte d’Appello aveva definito quella pena ‘sproporzionata verso il basso’.
4. Trattamento Complessivamente Favorevole: Nonostante la gravità del fatto (trasporto di un ingente quantitativo di cocaina), l’imputata aveva già beneficiato di un trattamento sanzionatorio particolarmente favorevole, con una pena base vicina al minimo edittale e la concessione di plurime attenuanti.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, consolida un principio fondamentale: l’attenuante per la collaborazione efficace non opera in modo automatico né garantisce la massima riduzione possibile. Il giudice deve valutare la qualità, la completezza e la portata del contributo offerto dall’imputato. Una collaborazione parziale, che illumina solo un segmento dell’attività criminale senza disvelarne l’intera organizzazione, giustifica pienamente una riduzione di pena contenuta. La decisione riafferma la centralità della motivazione del giudice di merito nel bilanciare la gravità del reato con il valore del contributo collaborativo.

Una collaborazione che porta all’arresto di un complice garantisce sempre la massima riduzione di pena?
No, la sentenza chiarisce che se la collaborazione è solo parziale, come nel caso in cui non si riveli nulla sulle fasi precedenti del traffico illecito, la riduzione della pena può essere contenuta e non raggiungere il massimo previsto dalla legge.

È possibile confrontare la propria pena con quella di un coimputato che ha scelto un rito diverso, come il patteggiamento?
No, la Corte ha specificato che la pena applicata a un coimputato in un procedimento separato e con un rito diverso (ex art. 444 c.p.p.) non è un valido termine di paragone, specialmente se ritenuta sproporzionata.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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