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Citazione diretta ente: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione ha stabilito che è ammissibile la citazione diretta a giudizio per contestare la responsabilità amministrativa di un ente ai sensi del D.Lgs. 231/2001, quando tale rito è previsto per il reato presupposto. La Corte ha annullato un’ordinanza del Tribunale di Rimini che aveva dichiarato la nullità della citazione diretta ente, ritenendola un provvedimento “abnorme” perché creava una stasi processuale insuperabile. Secondo la Suprema Corte, un’interpretazione sistematica della normativa e la necessità di garantire un processo congiunto (simultaneus processus) tra persona fisica ed ente prevalgono sulla mancata menzione esplicita di tale rito nell’art. 59 del D.Lgs. 231/2001.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Citazione diretta ente: La Cassazione chiarisce la procedura per la responsabilità 231

Con la sentenza n. 8369 del 2025, la Corte di Cassazione ha risolto un importante dubbio procedurale riguardante la responsabilità degli enti ai sensi del D.Lgs. 231/2001. La questione centrale era se fosse possibile utilizzare la citazione diretta ente quando questo rito è previsto per il reato presupposto commesso dalla persona fisica. La risposta della Suprema Corte è stata affermativa, annullando un provvedimento che, in senso contrario, aveva creato una paralisi del processo.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale di Rimini che, in un procedimento per un reato ambientale, aveva dichiarato la nullità del decreto di citazione diretta a giudizio limitatamente a una società coinvolta. Secondo il Tribunale, l’azione per la responsabilità amministrativa dell’ente, disciplinata dall’art. 59 del D.Lgs. 231/2001, non contemplerebbe esplicitamente la citazione diretta. Di conseguenza, il Pubblico Ministero avrebbe dovuto procedere con una richiesta di rinvio a giudizio, rendendo necessaria un’udienza preliminare anche per l’ente.

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato questa decisione, sostenendo che l’ordinanza fosse ‘abnorme’ in quanto avrebbe causato una stasi processuale insuperabile.

La Questione Giuridica: È ammissibile la citazione diretta per l’ente?

Il nodo gordiano della vicenda risiede nell’interpretazione dell’art. 59 del D.Lgs. 231/2001. Questa norma elenca gli atti con cui il PM contesta l’illecito all’ente, rinviando all’art. 407-bis del codice di procedura penale. Tale rinvio, letto in modo letterale, sembra escludere il decreto di citazione diretta (disciplinato dall’art. 552 c.p.p.).

Il Tribunale di Rimini ha seguito questa interpretazione restrittiva. Tuttavia, la Cassazione ha ritenuto necessario un approccio diverso, basato sulla coerenza del sistema e sulla volontà del legislatore.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Procuratore, smontando la tesi del Tribunale attraverso tre argomenti principali.

Interpretazione Sistematica e Intento del Legislatore

In primo luogo, la Corte ha evidenziato come un’interpretazione meramente letterale dell’art. 59 sia fuorviante. Analizzando i lavori preparatori del D.Lgs. 231/2001, emerge chiaramente l’intenzione del legislatore di consentire la citazione diretta anche per l’ente, qualora prevista per il reato presupposto. La mancata menzione esplicita è stata quindi considerata una ‘dimenticanza’ e non una volontà di esclusione. A conferma di ciò, l’art. 62 dello stesso decreto, relativo al giudizio abbreviato, fa riferimento a procedure (come quella dell’art. 555 c.p.p.) che si innestano proprio sul rito a citazione diretta, dimostrando che il legislatore lo aveva contemplato.

Il Principio del Simultaneus Processus

Un altro pilastro della decisione è il principio del simultaneus processus, sancito dall’art. 38 del D.Lgs. 231/2001. Questa norma stabilisce che il procedimento contro l’ente deve essere riunito a quello contro l’autore del reato. L’interpretazione del Tribunale avrebbe creato una irragionevole separazione dei percorsi processuali: citazione diretta per la persona fisica e udienza preliminare obbligatoria per l’ente. Questo non solo sarebbe contrario all’economia processuale, ma aumenterebbe il rischio di giudicati contrastanti. La regola deve essere la trattazione unitaria, e la separazione un’eccezione.

L’Abnormità Funzionale e la Stasi Processuale

Infine, la Corte ha qualificato l’ordinanza del Tribunale come ‘funzionalmente abnorme’. Un provvedimento è abnorme quando, pur non essendo formalmente nullo, provoca una stasi insuperabile del processo. In questo caso, se il PM avesse seguito l’indicazione del Tribunale, chiedendo il rinvio a giudizio per il solo ente, il Giudice dell’Udienza Preliminare avrebbe probabilmente restituito gli atti, rilevando l’erroneità del rito scelto. Si sarebbe creato un circolo vizioso in cui nessun giudice poteva procedere, paralizzando di fatto la giustizia.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata, disponendo la trasmissione degli atti al Tribunale di Rimini per la prosecuzione del giudizio. Questa sentenza stabilisce un principio di fondamentale importanza pratica: quando per il reato presupposto è prevista la citazione diretta a giudizio, questo rito si estende anche alla contestazione dell’illecito amministrativo all’ente. Viene così garantita la coerenza del sistema, l’efficienza processuale e il rispetto del principio cardine del processo congiunto, superando un’interpretazione letterale che avrebbe portato a conseguenze irragionevoli e paralizzanti.

È possibile utilizzare la citazione diretta a giudizio per contestare l’illecito amministrativo a un ente ai sensi del D.Lgs. 231/2001?
Sì. La Corte di Cassazione ha affermato che se il reato presupposto commesso dalla persona fisica prevede il rito della citazione diretta a giudizio, lo stesso rito si applica anche per la contestazione della responsabilità amministrativa all’ente, in virtù di un’interpretazione sistematica della normativa e del principio di trattazione congiunta.

Perché l’ordinanza del Tribunale che ha annullato la citazione diretta è stata considerata ‘abnorme’?
L’ordinanza è stata definita ‘abnorme’ sotto il profilo funzionale perché creava una stasi processuale insuperabile. Obbligando il Pubblico Ministero a seguire un percorso procedurale errato (richiesta di rinvio a giudizio per l’ente, mentre per la persona fisica si procedeva con citazione diretta), si sarebbe generato un ‘cortocircuito’ in cui il processo non poteva più proseguire in modo corretto.

Quale principio guida il rapporto tra il processo penale contro la persona fisica e quello per l’illecito dell’ente?
Il principio guida è quello del simultaneus processus, sancito dall’art. 38 del D.Lgs. 231/2001. Esso stabilisce che il procedimento per l’illecito dell’ente e quello penale contro l’autore del reato devono essere riuniti e trattati congiuntamente, per ragioni di efficienza, economia processuale e per evitare il rischio di decisioni contraddittorie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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