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Circostanze attenuanti: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per porto di coltelli. La decisione sottolinea che il diniego delle circostanze attenuanti generiche è legittimo quando mancano elementi positivi di valutazione a favore dell’imputato, confermando l’ampio potere discrezionale del giudice di merito.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Circostanze Attenuanti Generiche: L’Assenza di Elementi Positivi Giustifica il Diniego

La concessione delle circostanze attenuanti generiche rappresenta uno degli strumenti più significativi del potere discrezionale del giudice, consentendogli di adeguare la pena alla specifica realtà del fatto e alla personalità dell’imputato. Tuttavia, tale discrezionalità non è illimitata. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’assenza di elementi positivi di valutazione può legittimamente fondare la decisione di negare tali attenuanti. Analizziamo insieme il caso per comprendere meglio la portata di questa affermazione.

I Fatti del Caso: Il Porto di Due Coltelli

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo, confermata sia in primo grado dal Tribunale di Torre Annunziata sia in appello dalla Corte di Napoli. L’uomo era stato ritenuto colpevole del reato previsto dall’art. 4 della legge n. 110 del 1975 per aver portato, senza un giustificato motivo, fuori dalla propria abitazione due coltelli con lame di 11 e 7 centimetri. La pena inflitta era di sei mesi di arresto e mille euro di ammenda.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su tre principali motivi:
1. Erronea applicazione della legge penale e contraddittorietà della motivazione.
2. Violazione degli articoli 133 e 131-bis del codice penale.
3. Vizio di motivazione riguardo al diniego delle circostanze attenuanti generiche nella loro massima estensione.

Sostanzialmente, la difesa lamentava che i giudici di merito non avessero valutato correttamente le prove e avessero negato ingiustamente le attenuanti che avrebbero potuto portare a una riduzione della pena.

La Valutazione delle Circostanze Attenuanti Generiche in Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi proposti non consentiti in sede di legittimità. I giudici hanno chiarito che le censure dell’imputato miravano a una nuova e diversa valutazione delle prove, un’operazione preclusa alla Corte di Cassazione, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non riesaminare i fatti.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni della difesa. In primo luogo, ha evidenziato la presenza di una “doppia conforme affermazione di responsabilità”, ossia due sentenze di merito che erano giunte alla medesima conclusione, rendendo ancora più arduo contestare la ricostruzione fattuale.

In secondo luogo, e questo è il punto centrale, la Cassazione ha ritenuto pienamente legittima la decisione della Corte d’Appello di negare le circostanze attenuanti generiche. La motivazione del diniego era fondata sull’assenza di elementi positivi di valutazione. Citando precedenti giurisprudenziali consolidati, la Corte ha ribadito che per negare le attenuanti non è necessario che sussistano elementi negativi (come precedenti penali o una cattiva condotta processuale), ma è sufficiente la semplice assenza di elementi di segno positivo che possano giustificare una mitigazione della pena.

Il ragionamento del giudice di merito, che non ha riscontrato aspetti meritevoli di una valutazione favorevole, non è stato considerato né arbitrario né illogico, ma espressione del corretto esercizio del potere discrezionale conferitogli dalla legge.

Conclusioni: Il Potere Discrezionale del Giudice di Merito

Questa ordinanza conferma un principio cruciale nel diritto penale: le circostanze attenuanti generiche non sono un diritto automatico dell’imputato, ma una concessione che rientra nella valutazione discrezionale del giudice. Tale valutazione, per essere legittima, deve essere supportata da una motivazione logica e non manifestamente contraddittoria. La decisione insegna che il silenzio su elementi positivi, ovvero la loro semplice assenza, costituisce una base solida e sufficiente per un giudice per decidere di non ridurre la pena. Di conseguenza, spetta alla difesa fornire attivamente elementi concreti e meritevoli di considerazione per sperare nell’applicazione di questo beneficio.

Quando un giudice può negare le circostanze attenuanti generiche?
Un giudice può legittimamente negare la concessione delle circostanze attenuanti generiche quando rileva l’assenza di elementi o circostanze di segno positivo che possano giustificare una riduzione della pena. Non è necessaria la presenza di elementi negativi, ma basta che il giudice motivi la sua decisione indicando le ragioni ostative.

È possibile contestare la ricostruzione dei fatti davanti alla Corte di Cassazione?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità e non può riesaminare le prove o effettuare una nuova ricostruzione dei fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, specialmente in presenza di una ‘doppia conforme’.

Cosa si intende per ‘doppia conforme affermazione di responsabilità’?
Si tratta di una situazione processuale in cui sia il tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello hanno emesso una sentenza di condanna, concordando sulla colpevolezza dell’imputato. Questa circostanza rende più difficile per la difesa contestare l’accertamento dei fatti nel successivo ricorso in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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