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Circostanze attenuanti: no a danno lieve per vittima povera

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11697/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per furto pluriaggravato. La Corte ha ribadito che le circostanze attenuanti per danno di speciale tenuità non possono essere concesse se, nonostante il valore oggettivamente basso del bene sottratto, il pregiudizio per la vittima risulta notevole a causa delle sue disagiate condizioni economiche. Inoltre, un semplice impegno a rateizzare il risarcimento non è sufficiente per l’applicazione dell’attenuante della riparazione del danno.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Circostanze attenuanti: quando il piccolo danno pesa come un macigno

L’applicazione delle circostanze attenuanti nel diritto penale rappresenta un momento cruciale per la personalizzazione della pena. Tuttavia, la loro concessione non è automatica e segue criteri rigorosi, come chiarito dalla Corte di Cassazione nell’ordinanza n. 11697/2024. La pronuncia si sofferma su due aspetti fondamentali: l’attenuante del danno di speciale tenuità e quella della riparazione del danno, stabilendo principi chiari sull’impatto delle condizioni economiche della vittima e sulla natura del risarcimento.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per furto pluriaggravato emessa dal Tribunale di Enna e confermata dalla Corte d’Appello di Caltanissetta. L’imputata ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la mancata concessione di due circostanze attenuanti: quella prevista dall’art. 62 n. 4 del codice penale, per aver cagionato un danno patrimoniale di speciale tenuità, e quella dell’art. 62 n. 6, per aver riparato il danno. La difesa sosteneva che il valore del maltolto fosse esiguo e che l’impegno a un pagamento rateale costituisse una forma di risarcimento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando entrambe le doglianze. I giudici hanno ritenuto i motivi manifestamente infondati e aspecifici, confermando la decisione dei giudici di merito e condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le Motivazioni

La Corte ha articolato le sue motivazioni distinguendo nettamente le due attenuanti richieste.

L’impatto sulla vittima e le circostanze attenuanti

Per quanto riguarda l’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.), la Cassazione ha ribadito un orientamento consolidato. La valutazione della “speciale tenuità” del danno deve essere primariamente oggettiva, basata sul valore effettivo del bene sottratto e rapportata al livello economico medio della comunità. Le condizioni economiche della persona offesa entrano in gioco solo come criterio sussidiario e, in modo quasi paradossale per l’imputato, possono solo operare a suo sfavore.

In altre parole, se il danno è oggettivamente esiguo ma colpisce una persona in condizioni economiche particolarmente disagiate, provocandole un pregiudizio notevole, l’attenuante non può essere concessa. Le difficoltà della vittima, quindi, non ridimensionano l’offesa, ma al contrario ne evidenziano la gravità concreta, escludendo la possibilità di uno sconto di pena per l’imputato. La condizione economica della vittima non è un fattore che “aiuta” l’imputato, ma un elemento che può annullare il beneficio derivante dal basso valore del danno.

Riparazione del danno: non bastano le promesse

In merito all’attenuante della riparazione del danno (art. 62 n. 6 c.p.), i giudici hanno qualificato il motivo di ricorso come “aspecifico”. L’imputata si era limitata a riproporre una tesi già bocciata dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi criticamente con le motivazioni di quel rigetto. La Cassazione ha colto l’occasione per ricordare che, secondo la giurisprudenza delle Sezioni Unite, il risarcimento deve essere integrale, effettivo e tempestivo. Un mero riconoscimento del debito o un impegno a un pagamento rateale futuro non soddisfano i requisiti di legge, che richiedono una riparazione concreta del pregiudizio prima del giudizio.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, consolida un principio di giustizia sostanziale: la gravità di un reato contro il patrimonio non si misura solo in termini monetari, ma anche in base all’impatto reale sulla vita della vittima. Un furto di poco valore può avere conseguenze devastanti per chi vive in povertà, e la legge tiene conto di questa sproporzione. In secondo luogo, evidenzia il rigore formale richiesto per i ricorsi in Cassazione: i motivi devono essere specifici e dialogare con la sentenza impugnata, non limitarsi a ripetere argomenti già respinti.

Quando un danno può essere considerato di “speciale tenuità” per concedere le circostanze attenuanti?
La valutazione deve essere primariamente oggettiva, basandosi sul valore della cosa in rapporto al livello economico medio della comunità. Un danno è di speciale tenuità quando il suo valore è oggettivamente molto basso.

Le condizioni economiche disagiate della vittima possono aiutare l’imputato a ottenere le circostanze attenuanti per danno lieve?
No, al contrario. Le condizioni economiche disagiate della vittima sono un criterio sussidiario che può solo escludere l’applicazione dell’attenuante. Se un danno, pur oggettivamente esiguo, provoca un pregiudizio notevole a una vittima povera, l’attenuante non viene concessa.

Una promessa di pagamento a rate del danno è sufficiente per ottenere l’attenuante del risarcimento?
No. La Corte ha stabilito che il mero riconoscimento del debito e l’impegno a un pagamento rateale non equivalgono al risarcimento del danno, che deve essere integrale ed effettivo prima del giudizio per poter giustificare la concessione dell’attenuante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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