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Circostanze attenuanti: la discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 12843/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto pluri-aggravato. Il ricorrente lamentava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche. La Corte ha ribadito che la determinazione della pena e la valutazione delle attenuanti rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è adeguata, come nel caso di specie.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Circostanze Attenuanti Generiche: la Discrezionalità del Giudice

Nel sistema penale italiano, la determinazione della pena è un momento cruciale che segue l’accertamento della colpevolezza. Un ruolo fondamentale è giocato dalle cosiddette circostanze attenuanti generiche, strumenti che permettono al giudice di adeguare la sanzione alla specifica realtà del fatto e alla personalità dell’imputato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 12843/2024) ci offre l’occasione per approfondire i limiti entro cui la decisione del giudice su questo punto può essere contestata.

I Fatti del Caso: il Ricorso contro la Condanna per Furto Aggravato

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo, condannato in primo grado e in appello per il reato di furto pluri-aggravato e recidivo. La Corte di Appello di Firenze aveva confermato la sentenza di primo grado, ritenendo l’imputato responsabile. L’unico motivo di ricorso per Cassazione verteva sul trattamento sanzionatorio: l’imputato lamentava, in particolare, la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche, ritenendo la decisione dei giudici di merito carente di motivazione.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della richiesta dell’imputato, ma la blocca a monte, ritenendola non proponibile in quella sede. La Corte ha inoltre condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: il Principio della Discrezionalità del Giudice di Merito

Il cuore della decisione risiede in un principio consolidato della giurisprudenza: la graduazione della pena è espressione del potere discrezionale del giudice di merito. La Corte Suprema ha chiarito che la scelta di concedere o negare le circostanze attenuanti generiche, così come la fissazione della pena base e la gestione degli aumenti e delle diminuzioni per le altre circostanze, rientrano in questa sfera di autonomia valutativa.

Questa discrezionalità non è assoluta, ma deve essere esercitata nel rispetto dei principi sanciti dagli articoli 132 e 133 del codice penale, che impongono al giudice di motivare la propria decisione tenendo conto della gravità del reato e della capacità a delinquere del colpevole.

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto che il giudice d’appello avesse adempiuto al proprio onere motivazionale. La decisione impugnata faceva riferimento a elementi concreti, ritenuti decisivi e rilevanti, per giustificare la mancata concessione delle attenuanti. Pertanto, non essendo riscontrabile un vizio di motivazione palesemente illogico o una sua totale assenza, il ricorso non poteva trovare accoglimento in sede di legittimità, il cui compito non è quello di riesaminare i fatti, ma di verificare la corretta applicazione della legge.

Conclusioni: Limiti al Sindacato di Legittimità sulla Pena

L’ordinanza in esame ribadisce un concetto fondamentale per chi opera nel diritto penale: non è possibile appellarsi alla Corte di Cassazione per una semplice ‘rivalutazione’ della pena. Il ricorso per legittimità può essere proposto solo per vizi di legge o per difetti di motivazione gravi ed evidenti. La decisione sulla concessione o meno delle circostanze attenuanti generiche è, e rimane, una prerogativa quasi esclusiva del giudice che ha esaminato i fatti nel dettaglio, a meno che la sua decisione non sia supportata da una giustificazione logica e coerente con le prove emerse nel processo.

È possibile contestare in Cassazione la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche?
No, di regola non è consentito. La valutazione sulla concessione o meno delle attenuanti generiche rientra nella discrezionalità del giudice di merito e può essere contestata in Cassazione solo se la motivazione è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente.

Cosa si intende per ‘discrezionalità del giudice’ nella determinazione della pena?
Significa che il giudice, pur dovendo rimanere entro i limiti minimi e massimi previsti dalla legge per un certo reato, ha il potere di scegliere la pena concreta da applicare, basando la sua decisione su criteri come la gravità del fatto e la personalità del colpevole, come indicato dagli artt. 132 e 133 del codice penale.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva e non può più essere modificata. Inoltre, il ricorrente è condannato a pagare le spese del procedimento e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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