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Circostanze attenuanti generiche: ricorso inammissibile

Un imputato, condannato per una violazione del Codice della Strada, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la mancata applicazione della massima riduzione di pena per le circostanze attenuanti generiche. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello logica e coerente, e quindi non sindacabile in sede di legittimità. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Circostanze Attenuanti Generiche: Quando la Cassazione Dichiara il Ricorso Inammissibile

L’applicazione delle circostanze attenuanti generiche rappresenta uno dei poteri discrezionali più significativi del giudice penale, consentendogli di adeguare la pena alla specificità del caso concreto. Tuttavia, la contestazione del loro mancato riconoscimento o della loro misura in sede di legittimità incontra limiti precisi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’opportunità di approfondire quando e perché un ricorso su questo punto può essere dichiarato inammissibile.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato era stato ritenuto colpevole di un reato previsto dal Codice della Strada e condannato alla pena di due mesi di arresto e 3.000,00 euro di ammenda. Non soddisfatto della decisione di secondo grado, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione. L’unico motivo di doglianza riguardava la violazione di legge e il vizio di motivazione in relazione alla mancata applicazione della riduzione di pena, nella sua massima estensione, per il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sulla valutazione del motivo di ricorso come “manifestamente infondato”. Secondo gli Ermellini, la motivazione fornita dalla Corte d’Appello, seppur sintetica, era pienamente sufficiente a giustificare la scelta di non concedere il massimo beneficio previsto dall’art. 62-bis del codice penale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Sindacato di Legittimità e Motivazione sulle Circostanze Attenuanti Generiche

Il punto cruciale della decisione risiede nella natura del sindacato della Corte di Cassazione. Il suo compito non è quello di riesaminare i fatti e sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, ma di verificare che la decisione impugnata sia immune da errori di diritto e da vizi logici nella motivazione.

Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha osservato che la motivazione della Corte d’Appello era “priva di vizi logici e coerente con le emergenze processuali”. Questo significa che i giudici di secondo grado avevano esposto in modo chiaro e razionale le ragioni per cui non ritenevano di applicare la massima riduzione di pena. Anche una motivazione sintetica è valida, purché sia logica e comprensibile. Poiché la valutazione del giudice di merito era adeguatamente giustificata, essa diventa “insindacabile in sede di legittimità”. Non basta che l’imputato non condivida la decisione; è necessario dimostrare un difetto strutturale nel ragionamento del giudice, cosa che in questo caso non è avvenuta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: per contestare efficacemente in Cassazione una decisione sulle circostanze attenuanti generiche, non è sufficiente lamentare la severità del trattamento sanzionatorio. È indispensabile individuare e dimostrare una manifesta illogicità, una contraddittorietà o una palese violazione di legge nella motivazione della sentenza impugnata. In assenza di tali vizi, il ricorso è destinato all’inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, che rende definitiva la condanna.

È possibile contestare in Cassazione la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche nella loro massima estensione?
Sì, ma solo a condizione che si dimostri un vizio logico o una violazione di legge nella motivazione del giudice di merito. Un semplice disaccordo sulla valutazione non è sufficiente, poiché la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti.

Cosa significa che un ricorso è “manifestamente infondato”?
Significa che le argomentazioni presentate sono palesemente prive di fondamento giuridico. In questo caso, la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta logica, coerente e ben giustificata, rendendo il motivo di ricorso privo di pregio.

Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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