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Circostanze attenuanti generiche: quando si negano?

Un individuo, condannato per reati legati agli stupefacenti, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando, tra le altre cose, il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: le attenuanti generiche non sono un diritto automatico. Possono essere legittimamente negate dal giudice se mancano elementi positivi che caratterizzino la personalità dell’imputato, anche in assenza di elementi negativi.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Circostanze Attenuanti Generiche: Non un Diritto, ma una Concessione

L’applicazione delle circostanze attenuanti generiche è uno degli aspetti più discrezionali del processo penale e spesso fonte di dibattito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 21510/2024) ci offre l’occasione per fare chiarezza su un punto cruciale: la loro concessione non è un diritto dell’imputato che deriva dalla semplice assenza di elementi negativi. Al contrario, richiede la presenza di elementi positivi meritevoli di valutazione. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un uomo condannato in primo grado dal Tribunale di Latina per reati legati al possesso di sostanze stupefacenti e al porto di oggetti atti ad offendere. La pena inflitta era di due anni di reclusione e 4000 euro di multa.

In secondo grado, la Corte d’Appello di Roma ha parzialmente riformato la sentenza: l’imputato è stato assolto da una parte dell’accusa (la detenzione di flaconi di metadone) perché il fatto non sussiste, e la pena è stata ridotta a un anno e otto mesi di reclusione e 3000 euro di multa.

Non soddisfatto della decisione, l’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, articolandolo su tre motivi principali, tra cui spiccava la critica alla mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche e alla determinazione della pena base.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

L’imputato ha lamentato:
1. Un vizio di motivazione generico sulla prima accusa.
2. La nullità della sentenza per vizio di motivazione e violazione di legge riguardo al reato di porto d’armi.
3. La violazione di legge e il vizio di motivazione in riferimento alla quantificazione della pena e, soprattutto, al diniego delle circostanze attenuanti generiche.

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso “manifestamente infondato” e, in parte, “inammissibile”. I primi due motivi sono stati respinti perché ritenuti generici e confusi, incapaci di colpire specifiche affermazioni della sentenza d’appello.

Le motivazioni della Corte sulla negazione delle circostanze attenuanti generiche

È sul terzo motivo che la Corte si sofferma, offrendo chiarimenti preziosi. La Suprema Corte ha stabilito che la Corte d’Appello aveva correttamente motivato la sua decisione su due fronti.

In primo luogo, la determinazione della pena base, fissata in misura superiore al minimo previsto dalla legge, era giustificata. I giudici di merito avevano tenuto conto del fatto che le sostanze stupefacenti in questione (eroina) appartenevano a tabelle di diversa pericolosità e che alcune dosi erano già state preparate e confezionate, pronte per lo spaccio. Questi elementi concreti giustificavano una pena più severa del minimo edittale.

In secondo luogo, e questo è il cuore della decisione, il diniego delle circostanze attenuanti generiche è stato ritenuto legittimo. La sentenza impugnata aveva rilevato una totale “assenza di elementi positivi” a favore dell’imputato. La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire un principio consolidato: l’applicazione delle attenuanti generiche non è un diritto che scaturisce automaticamente dall’assenza di elementi negativi (come precedenti penali gravi o una condotta processuale scorretta). È necessario, invece, che emergano elementi “di segno positivo”, come un comportamento collaborativo, un’ammissione di responsabilità, o altre circostanze che possano positivamente connotare la personalità del soggetto. In assenza di tali elementi, il giudice può legittimamente negare la loro concessione.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che le circostanze attenuanti generiche non sono una sorta di “sconto di pena” garantito a tutti. La loro funzione è quella di permettere al giudice di adattare la sanzione al caso concreto, tenendo conto di aspetti favorevoli all’imputato che la legge non ha potuto prevedere in astratto. Tuttavia, questa valutazione è discrezionale e deve essere ancorata a elementi concreti e positivi. La mera assenza di “macchie” sulla fedina penale o sul comportamento non è sufficiente per pretendere questo beneficio. La decisione della Cassazione, quindi, rafforza il potere discrezionale del giudice di merito nel valutare la personalità dell’imputato nella sua interezza, richiedendo che chi invoca un trattamento di favore fornisca elementi concreti per meritarlo.

Quando possono essere negate le circostanze attenuanti generiche?
Secondo la Corte, le circostanze attenuanti generiche possono essere legittimamente negate quando mancano elementi di segno positivo sulla personalità del soggetto che ne giustifichino la concessione. La sola assenza di elementi negativi non è sufficiente per far sorgere un diritto a ottenerle.

Perché alcuni motivi del ricorso sono stati dichiarati inammissibili?
I motivi relativi al vizio di motivazione sono stati dichiarati inammissibili perché erano formulati in modo generico e confuso, senza criticare in maniera specifica e puntuale le parti della sentenza di appello che si ritenevano errate.

Come è stata giustificata la pena superiore al minimo?
La Corte di merito ha giustificato una pena superiore al minimo edittale in ragione della natura delle sostanze stupefacenti, appartenenti a tabelle di diversa pericolosità (1 e 3), e del fatto che le dosi di eroina erano già state confezionate e pronte per essere vendute.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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