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Circostanze attenuanti generiche: quando negate?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una condanna per spaccio. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di non concedere le circostanze attenuanti generiche e di applicare la recidiva, basandosi sulla gravità della condotta, sui numerosi precedenti penali e sulla complessiva pericolosità sociale del soggetto, ritenendo il ricorso generico e non in grado di contestare le logiche motivazioni della sentenza impugnata.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Circostanze Attenuanti Generiche: La Cassazione Chiarisce i Limiti alla Discrezionalità

L’applicazione delle circostanze attenuanti generiche rappresenta uno degli aspetti più delicati del processo penale, poiché affida al giudice un ampio potere discrezionale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre spunti fondamentali per comprendere quando e perché tale beneficio può essere negato, specialmente in presenza di una personalità dell’imputato ritenuta socialmente pericolosa e di precedenti penali.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo condannato in primo e secondo grado per un reato legato agli stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990. La condanna era stata aggravata dalla contestazione della recidiva reiterata, specifica e nel quinquennio.
L’imputato si è rivolto alla Corte di Cassazione lamentando due vizi principali nella sentenza della Corte d’Appello:
1. La mancata esclusione della recidiva.
2. Il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.
Secondo la difesa, la motivazione dei giudici di merito su questi due punti sarebbe stata carente e in violazione di legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza, ma si concentra sulla correttezza giuridica e logica della sentenza impugnata e sulla validità dei motivi di ricorso. Secondo gli Ermellini, il ricorso non era in grado di confrontarsi efficacemente con l’articolato apparato motivazionale della Corte d’Appello, risultando generico e non specifico.

Le Motivazioni: Recidiva e Rifiuto delle Circostanze Attenuanti Generiche

La Corte ha analizzato separatamente i due motivi di ricorso, ritenendoli entrambi infondati e, di conseguenza, inammissibili.

La Giustificazione della Recidiva

Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, la Corte di Cassazione ha evidenziato come l’applicazione della recidiva fosse stata ampiamente giustificata. I giudici di merito non si erano limitati a prendere atto dei precedenti penali, ma avevano desunto una “accentuata pericolosità sociale” da una serie di elementi concreti:
* La gravità della condotta: le modalità di detenzione e spaccio della sostanza.
* La personalità negativa dell’imputato: delineata attraverso il suo comportamento e i suoi precedenti.
* Il contesto del reato: la sostanza era detenuta in una nota piazza di spaccio.
* Le modalità di confezionamento: la suddivisione in dosi e l’uso di involucri termosaldati.
* L’esito delle perquisizioni: sia personale che del veicolo, che avevano dato esito positivo.
* La presenza di denaro contante: ritenuto provento dell’attività illecita.
Questi fattori, uniti ai numerosi precedenti, hanno dimostrato che la recidiva non era un mero automatismo, ma il risultato di una valutazione concreta della pericolosità del soggetto.

Il Diniego delle Circostanze Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile. La Corte ha stabilito che la difesa non aveva attaccato in modo efficace gli argomenti logici e congrui usati dalla Corte d’Appello per negare il beneficio.
I giudici di merito avevano esercitato il loro potere discrezionale basandosi sugli elementi previsti dall’art. 133 del codice penale. In particolare, avevano considerato preponderanti gli elementi negativi, come i precedenti penali, escludendo l’esistenza di aspetti meritevoli di un apprezzamento favorevole. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: per escludere le circostanze attenuanti generiche, è sufficiente che il giudice motivi la sua decisione facendo riferimento a elementi ritenuti ostativi, come, appunto, i precedenti penali.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma due principi chiave. In primo luogo, un ricorso per cassazione deve essere specifico e criticare puntualmente le argomentazioni della sentenza impugnata, non potendosi limitare a una generica doglianza. In secondo luogo, il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche non è un diritto dell’imputato, ma una facoltà discrezionale del giudice, il cui esercizio è legittimo se fondato su una valutazione logica e completa degli elementi positivi e negativi che caratterizzano la condotta e la personalità del reo, come i suoi precedenti penali.

Quando i giudici possono applicare l’aggravante della recidiva?
La recidiva può essere applicata non solo sulla base dell’esistenza di precedenti condanne, ma quando il giudice desume una concreta e accentuata pericolosità sociale dell’imputato da elementi specifici come la gravità della condotta, la personalità del reo, il luogo del reato e altri indizi fattuali.

Perché possono essere negate le circostanze attenuanti generiche?
I giudici possono negare le circostanze attenuanti generiche quando, nell’esercizio del loro potere discrezionale, ritengono che gli elementi negativi (come i numerosi precedenti penali) siano preponderanti e che non sussistano elementi meritevoli di un giudizio favorevole che giustifichi una riduzione della pena.

Cosa rende un ricorso inammissibile secondo questa ordinanza?
Un ricorso è inammissibile quando non si confronta specificamente con l’articolato apparato motivazionale della sentenza impugnata, ma si limita a contestazioni generiche senza attaccare gli argomenti logici e congrui posti a fondamento della decisione del giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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